Enzo Rossi-Roiss

sito ufficiale

A VENEZIA… OVVIAMENTE!

without comments

In Arsenale (foto di Fabrizio Garghetti), Biennale 201


MOI MEME A VENICE… OVVIAMENTE !

Morti a Venezia“: illustri e non illustri che hanno scelto, per caso o per volontà, la città di Venezia come loro ultima dimora terrena, da vivi o, appunto, da morti. Ipse dixit “Il Ridotto”.

Poichè ho scelto Venezia come mia ultima dimora terrena e vi risiedo stabilmente da alcuni anni ben mappato nel sestiere San Marco, non dovessi morirvi, ho già scritto per stabilire che desidero tornarvi ridotto in ceneri ed essere disperso nelle acque lagunari tra le isole Murano e Torcello.
Ricordo di essere arrivato a Venezia per la prima volta, percorrendo il Ponte della Libertà a bordo di una Citroien DS Squalo guidata dal suo proprietario: il pittore Roberto Crippa. E’ accaduto nel giugno 1964, per partecipare al vernissage e alla inaugurazione della 32a Biennale D’Arte che avrebbe premiato la Pop Art (20 giugno – 18 ottobre): Roberto Crippa nel ruolo di pittore protagonista di una esposizione personale allestita in una sala del Padiglione Italia ai Giardini, io nel ruolo di giovane scrittore/giornalista in rapporti amichevoli col Crippa e suo ospite, non soltanto nella Citroien DS Squalo, ma anche nell’Hotel Bonvecchiati. In una camera del quinto piano (la n. 556) dove ho scritto questi versi, durante le ore notturne per propiziarmi il sonno
.

tre orologi segnano la stessa ora
mai
contemporaneamente e ne conto i colpi
tre volte a mezzanotte sveglio in un letto
enorme matrimoniale al quinto piano

mentre fuori piove su 22 cupole e
campanili
visti dalla finestra in un albergo

che non aiuta a riposare chi lo abita
solo con un carico di sentimento

…………………………da smaltire

Scrivo ciò perchè sia ricordato nel giorno della mia ultima navigazione nelle acque della laguna veneziana, o del mio ultimo viaggio portato a Venezia per essere disperso nelle acque lagunari.

LA BIENNALE D’ARTE 2015 n.56
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (120)

Come le Biennali precedenti, una mostra sempre più mostruosa, di edizione in edizione: 98 padiglioni stranieri (48 nel 1997): assenti Costa Rica e Kenya, causa ambiguità curatoriale.
Un evento expositivo sceneggiato e scenografato per campionariare tutte le arti che si confrontano col cosiddetto “stato delle cose” e la realtà che le circonda. “Massaggio al muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva” (Achille Bonito Oliva). Disseminata ai Giardini, nell’Arsenale e qua e là disordinatamente mappata nel labirinto urbano scarsamente abitato da cittadini veneziani residenti.
Con tant’altro eventato al traino in concomitanza, collateralmente e non, insiemizzato per produrre una “squisita cacofonia”: rapresentazione stagionale del disordine e della instabilità di cui è preda il mondo civilizzato. Curatore “magno” Okwui Enwezor.
“L’estetica fracassona da luna park quest’anno non è gradita. Bandite le carnevalate, qui si pensa l’arte, e si crea sul serio” (ha scritto Melania Mazzucco): apprezzando ogni maceria esibita pronta per essere colorata, repertata con l’intenzione di farle assumere artisticità “biennalizzata”. In attesa che al curatore “magno” di turno (di ogni altra Biennale successiva) non resti altro da selezionare per l’esposizione.

A VENEZIA… OVVIAMENTE (119)

A Venezia è morto d’infarto Richard Wagner il 13 febbraio 1883, settantenne. Gabriele D’Annunzio si è auto-leggendarizzato wagnerfan d’antan nel 1900, narrandosi portatore del suo feretro nell’ultimo capitolo del romanzo “Il Fuoco” ambientato a Venezia, che ha per protagonista Stelio Effrena, alter ego dell’autore. La traslazione del cadavere di Richard Wagner morto in una stanza del mezzanino di Cà Vendramin Calergi, divenuto sua residenza veneziana nell’estate 1882, risulta ingannevolmente romanzata perciò.
“La commossa e commovente descrizione del trasporto della salma di Wagner da palazzo Vendramin alla stazione ferroviaria altro non è che semplice trasposizione del reale da parte di un testimone, in quanto Gabriele d’Annunzio, ventenne da un mese (12.3.1863, la sua data di nascita), fu tra i sei portatori a spalla del feretro del grande musicista”. (Sic!
Altrettanto ingannevole in Wikipedia).
Tom Antongini accredita come “accaduto”
- tale trasloco – nella “Vita segreta di Gabriele D’Annunzio” del 1938, scritta nel ruolo di segretario personale del Vate: smentito dai biografi più rigorosi, però, ai quali il D’Annunzio è risultato assente a Venezia in concomitanza con la residenza di Wagner, cominciando a risultarvi presente ventiquattrenne nel 1887, quattro anni dopo la morte del musicista bavarese.
Narrandosi nel ruolo e nei panni del protagonista de “Il Fuoco”,
quindi, Gabriele D’Annunzio ha millantato di essere stato presente là dove fu assente e di avere assistito a ciò che altri assistettero. Millantando di avere portato in spalla con altri cinque, uno giunto appositamente a Venezia da Roma, il feretro di Richard Wagner da Cà Vendramin alla stazione ferroviaria, dove fu collocato nel vagone di un treno che lo condusse in Baviera “… verso la collina bàvara ancora sopita nel gelo”, sua ultima dimora. Poichè ha scritto ciò che gli è stato narrato: romanzando a posteriori trentasettenne nel 1900 ciò che altri ventenni hanno visto o fatto nel 1883. Per autostoricizzarsi portatore in spalla del feretro wagneriano da Cà Vendramin alla stazione ferroviaria in Venezia.


A VENEZIA… OVVIAMENTE (118)

A Venezia non è morto, ma è stato tumulato sull’isola San Michele nel recinto evangelico, il poeta russo Josif Brodskij (Leningrado 24.5.1940 – New York 28.1.1996), esule negli USA dal 1972 e Premio Nobel 1987 per la letteratura. Josif Brodskij, quindi, può essere considerato un morto illustre che ha scelto Venezia come sua ultima dimora, con lapide incastonata sul muro al numero civico di Fondamenta degli Incurabili, che contrassegna un percorso compiuto più volte in solitudine creativa elaborando versi mentalmente.
Dal 1972 al 1989 ogni anno ininterrottamente e puntualmente
vi ha soggiornato durante i mesi dicembre e gennaio, in ferie obbligate dal suo insegnamento universitario negli USA. Narrandosi a posteriori in un libretto memoriale, scritto su invito del Consorzio Venezia Nuova e pubblicato in prima edizione fuori commercio nel 1989 col titolo “Fondamenta degli Incurabili“: ripubblicato, poi, da Adelphi ampliato nel 1991, nel quale risultano scritti i brani che seguono.

ho continuato per 17 anni a ritornare in questa città, o aerni riapparirvi con la frequenza di un brutto sogno (…) a Natale o poco prima mi sono affacciato ogni anno da un treno/aeroplano/vaporetto/pullman e ho trascinato le mie valigie, cariche di libri e macchine per scrivere, fino alla soglia di questo o quell’albergo, di questo o quell’appartamento. (…) A furia di scrutare la faccia di questa città per diciassette inverni dovrei essere capace di di fare un po’ il Poussin in maniera credibile: di dipingere l’immagine di questo posto se non nelle quattro stagioni, almeno in quattro momenti del giorno. E’ questa la mia ambizione. Se finisco fuori strada, è per chè qui succede continuamente con tante strade fatte d’acqua. (…) Venezia è quel tipo di città dove lo straniero e l’indigeno sanno in anticipo di essere in mostra. (…) La bellezza circostante è tale che quesi subito si è presi da una voglia assolutamente incoerente, animalesca, di tenerle testa, di mettersi alla pari. (…) Molto semplicemente, la città dispensa ai bipedi in arrivo la nozione di una superiorità estetica, unas nozione che manca nelle loro tane di origine, nel loro ambiente abituale… questa è la città dell’occhio, le altre facoltà vengono in seconda linea… qui l’occhio nuota davvero: guazza, guizza, oscilla, si tuffa, si arrotola. (…) E’ incredibile che la bellezza sia quotata meno della psicologia, ma fintanto che le cose stanno così riuscirò a permettermi questa città – ci riuscirò, in altre parole, sino alla fine dei miei giorni, e magari anche nell’altra vita.

La sua tomba è distante pochissimi passi dalla tomba di Ezra Pound sull’isola San Michele, molto visitata e omaggiata con piantine in fiore invasate e reperti personali. Mi è accaduto di visitarla in giorni diversi notando di essere stato preceduto nello stesso giorno da chi l’aveva omaggiata con il proprio cappello di paglia durante una giornata estiva, due pagine strappate a un libro di poesie stampate in lingua russa e lette come preghiere, una grande mela verde acquistata strada facendo.

A VENEZIA… OVVIAMENTE (117)

A Venezia è stato calcolato che durante il 2011, anno della Biennale Arti Visive,  vi sono stati 2503 eventi  per un totale di 21.176 giorni di attività, contro i 2340 eventi con 13.769 giorni di attività del 2010. Il maggior numero degli eventi e l’aumento dei giorni di attività sono stati considerati effetto del trascinamento causato dall’evento Biennale Arti Visive.
Chi ha calcolato ciò, però, non ha specificato che numerosi degli eventi conteggiati risultano scaturiti dall’attività imprenditoriale e organizzativa di operatori privati che si attivano per darsi reddito e immagine logotipati dalla parola “Fondazione”, al traino dell’evento Biennale, sia Arti Visive sia Architettura: meritoriamente in alcuni casi, ambiguamente e parassitariamente in altri casi.
Non è stato specificato ciò perché chi ha calcolato il numero degli eventi e il totale dei giorni di attività non ha analizzato il fenomeno ragionando come qui di seguito risulta scritto ad hoc.
La parola “Fondazione” enfatizza e blasona perché si fa supporre portatrice di nobiltà no-profit: perciò è sempre più usata anziché la parola Associazione portatrice di proselitismo pragmatico e opportunismo fiscale.
Sia deambiguata, allora, cum grano salis, tale parola, considerando ambigua:

* ogni Fondazione che non risulti scaturita e controllata dalle Istituzioni Civiche,  destinataria di finanziamenti privati e governativi, come le veneziane La Fenice, Musei Civici, Di Venezia, Querini Stampalia, Bevilacqua La Masa;

* ogni Fondazione scognomata: non intestata come le veneziane Pinault, Cini e Prada;

* ogni Fondazione autoreferenziale generata da artista vivente intestata a se medesimo, sprovvista di organigramma dirigenziale  e amministrativo, che non risulta dotata di reddito autonomo derivante da possedimenti mobili e immobili personali;

* ogni Fondazione che illustra nel suo website tutti i componenti dello staff, ma non indica con nomi e cognomi il suo Presidente e i componenti del Consiglio di Amministrazione;

* ogni Fondazione marchingegnosa e surrogante, strutturata come agenzia di servizio pro reddito domestico di chi la attiva sprovvisto di credibilità professionale supportata da adeguato curriculum e riconosciuta autorevolezza specifica;

* ogni Fondazione che ha tutti i connotati di una Agenzia di Collocamento Opere d’Artisti Contemporanei in Expo Collettive Internazionali insediate a Venezia  e fierizzate in concomitanza con gli eventi de “la Biennale”  logotipate ognuna “Evento Collaterale”: organizzatrice di expo collettive sponsorizzate dal mercato dell’arte o dagli artisti espositori, intitolate in modo che possano essere replicate con la stessa titolazione riproposta come “brand” con opere di artisti di ogni nazionalità, diversamente clientelati particolarmente tra gli estremorientali;

* ogni Fondazione che si accredita no-profit, non considerando “profit” la promozione di tutti i componenti dello staff e il loro compenso mensile, integrato dal rimborso delle spese sostenute per viaggi et altro attinente l’attività personale relativa alla produzione e promozione di ogni evento.

A VENEZIA… OVVIAMENTE (116)

A Venezia ogni location, sia proprietà immobiliare pubblica sia proprietà privata, idonea per l’insediamento di una esposizione d’arte ha un costo di locazione, a prescindere da ciò che porta in dote come plus-valore l’expo al locatore. Perché le proprietà immobiliari veneziane, idonee per l’insediamento di esposizioni d’arte, comprese quelle chiesastiche, sono fonti di reddito come le souites alberghiere pluri-stellate dove è possibile pernottare con possibilità di amplessi condivisi da partenerships al seguito, oppure mercenarie assoldate.
Ciò significa che, a Venezia, è possibile redditarsi ruolandosi organizzatori o direttori di esposizioni d’arte collettive internazionali allestite in palazzi veneziani disabitati ben mappati, appositamente affittati e sub-affittati, soprattutto quelli in attesa d’essere trasformati in alberghi, con l’affaccio sul Canal Grande oppure col portone d’accesso posizionato su uno dei “campi” che si susseguono lungo uno dei percorsi affollati dai turisti in marcia da Piazzale Roma-Ferrovia a San Marco e viceversa.
”Come?”. E’ la domanda madre di ogni altra domanda successiva.
“Progettando e realizzando esposizioni collettive internazionali tematizzate da titolazioni omnisignificanti in lingua inglese per clientelare espositori paganti foresti in gran numero (tanti asiatici!); ibridando e contaminando più linguaggi e matericità; privilegiando la multidisciplinarietà; eventando e globalizzando tali expo con modalità comunicative standard omologate; assicurandosi la partecipazione blasonante (assoldata) di qualche Artista testimonial nel ruolo di guest star destinataria di un Premio alla Carriera, per la cosiddetta “bisogna” d’immagine mondanizzante e comunicazione massmediatica. E’ la risposta, alla quale considero necessario dare seguito sintetizzando qui di seguito tre istruzioni essenziali.

ISTRUZIONE n. 1 – L’organizzatore, sia persona singola o personalità giuridica generata ad hoc (una Fondazione scognomata no-profit fisco-elusiva, oppure una Associazione Culturale no-profit), deve avvalersi dalla collaborazione di uno staff costituito da individualità giovani e di bell’aspetto (d’ambo i sessi): tutte poliglotte e ambiziose, in rapporto dialogico disinvolto e confidenziale con i lemmi “Tipologia” e “Modalità” durante ogni interlocuzione, sia verbale sia mailata, con chi manifesterà interesse a stabilire relazioni con la Organizzazione che le redditerà con rimborsi spese, rispettando il no-profit strumentale che connota e fiscalizza i costi & ricavi indotti.
ISTRUZIONE  n.2 – La tipologia espositiva più redditizia deve essere scelta tra le tipologie più inclusive, perché risulti adeguatamente remunerativa, consentendo l’acquisizione di clienti espositori eterogenei di ogni sesso, tra chi non ha mai esposto in una location veneziana i propri oggetti materiali artisticati, presuntivamente dotati  di pertinenze estetiche.
ISTRUZIONE n 3 – La titolazione deve risultare costituita da tre parole omnicomprensive, plurisignificanti e globalizzanti, scritte in ogni lingua, come “Volumi – Ideazioni – Emozioni” (per es.): tre parole destinate ad assumere le caratteristiche di un “brand”.

Ideazioni – Azioni – Emozioni – Una triade semantica proposta come formula magica (Apriti Sesamo!) per entrare nella grotta che contiene il tesoro delle curatele che costituiscono il Sistema dell’Arte e generano notorietà  con reddito parassitario indotto e collaterale: organizzando esposizioni d’arte, realizzando allestimenti artisticati e mercanteggiando oggetti materiali presuntivamente dotati di artisticità.
Ideazioni – Azioni – Emozioni
- Una triade semantica onnicomprensiva e polisignificante, dotata di carica simbolica assemblata presupponendo la sua deflagrazione in un’area metaforica più ampia possibile, perciò a grappolo e globalizzante, per emblematizzare e giustificare iconicità e aniconicità differentemente concepite e polimateriate.
Ideazioni – Azioni – Emozioni
– Una triade semantica la cui deambiguazione scrittoria può essere approcciata anche attivando giovani d’ambo i sessi di bell’aspetto e portamento, neolaureati/e in filosofia con nozioni relative alla storia dell’arte, in cerca di notorietà e autorevolezza curatoriale portatrice di reddito, idonei per il compimento di esercizi scrittòri esegetici di puro servizio prefazionale, uguali identici a esercizi omologhi già compiuti da chi gode notorietà perché dotato di autorevolezza e reddito curatoriale.
Ideazioni – Azioni – Emozioni
– Una triade semantica intercambiabile con: Liberté-Egalité-Fraternité (la Rivoluzione Francese), Padre-Figliolo-Spirito Santo (la Trinità), Fede-Speranza-Carità (le Virtù Teologali), Inferno-Purgatorio-Paradiso (le Cantiche Dantesche), Aglaia-Eufrosine-Talia (le Grazie), Era–Atena-Afrodite (le Dee), Cloto-Lachesi-Atropo (le Parche), Giove-Tinia-Jahveh (stesso dio diviso in tre), Giove-Giunone- Minerva (La Triade Capitolina).
Sotto a chi tocca! La popolazione stanziale a Venezia diminuisce di anno in anno. Le location disabitate sono numerose e inutilizzate. E’ possibile “usarle” come location espositive collaterali alle Biennali, sia dell’arte sia dell’architettura, (pagando il dovuto…ovviamente!).

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (115)

A Venezia non è possibile insediare una fiera dell’arte, perché l’arte di ogni epoca risulta fierizzata permanentemente in ogni dove e per ogni gusto, profit e no-profit. Ragion per cui non ha attecchito il SIMA (Salone Internazionale dei Mercanti d’Arte) nel Palazzo Grassi, centro culturale durante gli anni 1983-85, nè Veneziarte 1999 in uno dei fabbricati del Bacino di Marittima, e  neanche Cornice (Venice International Art Fair) ubicata al Tronchetto, l’iniziativa intrapresa una-tantum nel 2007 con la direzione artistica di Augustus Rylands rampollo del direttore in carica presso la Guggenheim. Un progetto di fiera nelle camere e negli spazi dell’Hotel Monaco & Gran Canal è stato abortito appena annunciato nel maggio 2008. Causa non ultima la notizia postata l’11 giugno nel mio Diario del sito www.iantichi.org, della quale riproduco soltanto l’incipit: Una Associazione nomata “Fresh” e allocata a Venezia ( cap 30124) in una casella postale (719) San Marco 5554, ha concepito un marchingegno fieristico-espositivo nomato Fresh Venice Contemporary Art Fair ed ha  cominciato ad azionarlo nel mese di maggio 2008 per riempire le camere dell’Hotel Venic Monaco & Grand Canal di opere d’arte con galleristi badanti e mercanteggianti al seguito, durante i giorni 12-13-14-15 marzo 2009: giorni notoriamente di bassa stagione turistica priva di eventi clamorosi, successivi al clamore del Carnevale.
A Venezia è possibile, invece, insediare expo simill-fiere dell’arte, collateralizzandole (pagando i costi dovuti e lucrando i ricavi indotti, ovviamente!) alle expo (arte e architettura) de “la Biennale” astutamente “intitolate” e argomentate: allestite in residenze illustri disabitate ben mappate, proprietà edili di privati o di istituzioni, preferibilmente con l’affaccio sul Canal Grande per l’installazione di banner segnaletici penduli dai balconi.
Docet l’expo “Glasstress” divenuta brand dell’imprenditore vetrario muranese Adriano Berengo, allestita nel Palazzo Cavalli Franchetti nel 2009 e 2011 come evento collaterale a “la Biennale”. Annunciata ri-allestita nella stessa locations anche nel 2013, organizzata e promossa ancora da Adriano Berengo che in tale Palazzo s’insedierebbe stabilmente come patron di esposizioni d’arte (potendo e pagando il dovuto, ovviamente!) http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2751632.htmlhttp://www.rossiroiss.it/blog/?p=503 .
Idem l’expo “Personal Structures” 2011 allestita nel Palazzo Bembo, performance organizzativa compiuta pro immagine sua dall’intraprendente olandese Rene Rietmeyer (artista minimal nato nel 1957, esposto una-tantum dal Berengo in Glasstress 2009) e realizzata dalla Global Art Affaire Foundation (www.globalartaffairs.org) insediata a Leiden (Olanda), che sarà riproposta come evento collaterale a “la Biennale 2013”, ri-allestita (con altre opere di altri artisti, ovviamente più numerosi!) nello stesso Palazzo. Curata e scepsi-zzata da un trio curatoriale molto giovane e femminile  (olandese-cinese: Sara Gold, Karlyn De Yongh, Zhuang Kai), col Rietmeyer nel ruolo di boss artista psicologo pluriaffaccendato, supportato da uno staff di collaboratori giovani.
Idem l’expo “Personal Structures” 2011 allestita nel Palazzo Bembo, performance organizzativa compiuta pro immagine sua dall’intraprendente olandese Rene Rietmeyer (artista minimal nato nel 1957, esposto una-tantum dal Berengo in Glasstress 2009) e realizzata dalla Global Art Affaire Foundation (www.globalartaffairs.org) insediata a Leiden (Olanda), che sarà riproposta come evento collaterale a “la Biennale 2013”, ri-allestita (con altre opere di altri artisti, ovviamente più numerosi!) nello stesso Palazzo. Curata e scepsi-zzata da un trio curatoriale molto giovane e femminile  (olandese-cinese: Sara Gold, Karlyn De Yongh, Zhuang Kai), col Rietmeyer nel ruolo di boss artista psicologo pluriaffaccendato, supportato da uno staff di collaboratori giovani.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (114)
http://www.ilridotto.info/it/content/glass-venice

A Venezia, in concomitanza con una iniziativa etico-propagandistica del Consorzio Promovetro Murano anti vetrosità cinese commercializzata a poco prezzo, e a conclusione (il 25 novembre) della Glasstress 2012 impresa espositiva compiuta dall’imprenditore vetrario muranese Adriano Berengo, è stato concepito e organizzato ad majorem glass gloriam un Premio nomato Glass in Venice, costituito da targhe memoriali. Sarà assegnato annualmente da un Giuria d’intenditori, padrinato dalla Fondazione Musei Civici convezionata con l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti che ospiterà la cerimonia della premiazione nel Palazzo Cavalli Franchetti  di Campo Santo Stefano. Come è accaduto giovedì 22 novembre 2012, protagonisti (nel ruolo di premiati) il maestro vetraio muranese Pino Signoretto virtuoso modellatore di opere vetrose zoomorfe e lo scultore svedese Bertil Vallien creatore di opere vetrose con inclusioni materiche aliene. Il vetro decorativo artisticato “manu propria” a Murano da un maestro vetraio artigiano è stato, così, premiato a pari merito col vetro artistico polimaterico di un creativo, realizzate in Svezia “altera manu” Oreffors Kosta Boda.
La convenzione tra le due Fondazioni prevede la programmazione di un insieme di iniziative che valorizzino il patrimonio dell’arte vetraria a livello internazionale, sviluppando relazioni con tutti i diversi interlocutori operanti nel settore e promuovendo importanti mostre specifiche. Contemporaneamente alla creazione e attivazione di un sito internet aggiornato e interagente, i cui contenuti saranno valutati da un Comitato scientifico composto da Rosa Barovier Mentasti, Sandro Pezzoli, Chiara Squarcina, Lino Tagliapietra, Cristina Tonini e Marco Verità. Lo stesso Comitato valuterà, eventualmente, anche il tasso di artisticità delle opere vetrose che saranno selezionate per le esposizioni insediate nel Palazzo Cavalli Franchetti locato ad hoc (tipo Glasstress), perché non assumano connotati fieristici.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (113)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2755417.html
http://www.rossiroiss.it/blog/?p=562

A Venezia sia dato il nome GLOBAL GLASS STAR al progetto di una esposizione collettiva da organizzare in concomitanza con ogni Biennale Internazionale d’Arte e collaterale alla stessa finanziando (pagando) ogni volta il dovuto. Sapendo che un imprenditore in rapporto disinvolto e spregiudicato con la commercializzazione dei manufatti vetrosi, siano made in Murano come in Altrove, siano manumodellati e soffiati oppure multiplicati con l’ausilio di calchi, sarà disponibile ad assumersi il costo iniziale dell’impresa.
Purchè la curatela della prima GLOBAL GLASS STAR risulti affidata a una personalità glassologa, nota per altre curatele già assunte, dotata di conoscenza specifica relativa all’arte vetraria, interrelazionata nella città lagunare quanto basta per favorire l’insediamento di tale esposizione in una location espositiva prestigiosa, interlocuendo con la nomenklatura politica e culturale al potere. Una personalità glassologa in rapporto ravvicinato e frequente con l’esercizio scrittòrio storico/critico, sperimentata e ben acreditata anche come promoter influente di esposizioni d’arte vetraria con testi personali nei cataloghi che le documentano.
Purchè sia possibile blasonare tale GLOBAL GLASS STAR allestendola in una location dotata di plus-valore mappale con sale e affaccio sul Canal Grande, il cui accesso risulti posizionato lungo uno dei percorsi con segnaletica per la conduzione dei turisti dal Piazzale Roma-Ferrovia a Piazza San Marco e viceversa: una location che possa consentire la sua visitazione mediante il pagamento di un tiket con oggettistica in vendita.
Purchè sia possibile riprogettare ogni GLOBAL GLASS STAR successiva senza l’ausilio curatoriale costoso e condizionante della personalità glassologa. Replicandola nella stessa prestigiosa location e caratterizzandola come expo internazionale similfieristica pluriaccreditata da storici e critici d’arte diversi, domestici o addomesticabili, assoldati di volta in volta per la cosiddetta bisogna promozionale contingente. Al servizio acritico e condiscendente dell’imprenditore affarista/finanziatore refrattario a condividere il potere organizzativo e promozionale con chiunque gli risulti portatore di giudizio competente selettivo e discriminante.
Purchè sia possibile continuare ad allestire ogni GLOBAL GLASS STAR , alla resa dei conti, anche con opere di autori self-promoter o adeguatamente sponsorizzati da addetti ai lavori commerciali, producendo ricavi indotti anticipati e condividendo i costi con eventuali affaristi/finanziatori foresti in sintonia.
Massmediatizzandola come GLOBAL GLASS STAR divenuta expo periodica portatrice di biennalizzazione surrogante collateralizzata, supportata da testi e velinata da comunicati scritti da press-agent aziendali oppure aziendabili: propiziando possibilità di partecipazione mercenaria tramite il pagamento di metri quadri & servizi, come nelle fiere dell’arte. Tanto da essere ambita come brand commerciale da artisti nazionali e internazionali sbiennalizzati, con e senza fissa dimora mercantile, noti e collezionati nel territorio in cui hanno la casa e l’atelier, blasonati e redditati da galleristi imprenditori, oppure da attività didattiche esercitate in istituti scolastici statali variamente graduati.
Pubblicizzata come griffe per prodotti vetrosi portatori (sia consapevoli sia inconsapevoli) di essenza estetica e pertinenze artistiche.
Connotata, così, da una identità d’impresa espositiva inconfondibile nel tempo e nello spazio: intendendo lo spazio di una location lagunare, edificata in un territorio geografico nel quale hanno radici salde e storiche il futuro e il passato dell’arte vetraria, garanzia e plus-valore per il consumatore del manufatto vetroso omologato come oggetto materiale artisticato. Per evitare ai prodotti vetrosi made in Murano, insidiati da prodotti similari made in Altrove, il ciclo di vita rischioso e ridotto dei tanti prodotti destinati al declino dopo la nascita, la crescita e la maturità.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, gestita e giullarata come brand, etichetta, griffe per la fierizzazione a Venezia di manufatti vetrosi artisticati o simil-artistici made in Murano.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, foriera di enfatizzazione dei manufatti realizzati in fornace presente l’artista durante la modellazione del prototipo tramite la mano del maestro vetraio.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, eventata come occasione propizia per il mascheramento dei manufatti modellati in ogni dove oppure d’apres maquettes o bozzetti assente l’artista.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, opportuna per blasonare e omologare manufatti modellati e multiplicati anche versando vetro fuso in appositi calchi.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, a gogò per ogni vanagloriosità logotipata “la Biennale” a Venezia.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, considerata impresa commerciale da compiere col proposito mercantile di monetizzare il plus-valore derivante dalla collateralità biennalizzante.
GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, supportata da un mentore abile e sperimentato addetto ai lavori della promozione e mercificazione di ogni oggetto materiale vetroso enfatizzato come oggetto dotato di pertinenze artistiche, sia insite sia apparenti.
Tesaurizzando l’esperienza imprenditoriale ed espositiva di chi si è già data notorietà e reddito autoruolandosi glassboss tutto fare di una expo glassprefissata …OVVIAMENTE!

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (112)
A Venezia ogni location veneziana, laica o chiesastica, ha un costo di locazione: sia gestita da un agente intermediario oppure dal proprietario locatore.
Le locations ben mappate sulle due rive del Canal Grande, sono le più ambite, particolarmente durante i mesi concomitanti con le Biennali di Arte o Architettura o durante il Carnevale, perché è possibile segnalarle con banner visibili da tutti i naviganti a bordo dei battelli e di ogni altra imbarcazione.
Ogni esposizione comporta costi aggiuntivi per il trasporto acqueo, il facchinaggio, l’allestimento, la guardiania, la comunicazione massmediatica, il vernissage o party et altro.
L’acquisizione della location si concretizza sottoscrivendo un contratto che prevede il pagamento anticipato di una somma concordata e il saldo otto giorni prima del vernissage.
Costi di locazione dimezzati per eventuali expo dal 1° dicembre al 30 aprile: durante i mesi dell’acqua alta.
Sono numerose le locations “sconvenienti” disponibili tramite l’intermediazione di faccendieri, costituite da gallerie d’arte private mal mappate e da spazi sfitti perché inidonei all’uso abitativo oppure all’uso per attività commerciali.
La stampa quotidiana locale rubrica e recensisce le expo allestite in locations museali o nelle sedi di Fondazioni accreditate dalle Istituzioni, eccezionalmente notizia qualcuna delle altre expo pubblicando comunicati stampa bonsai.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (111)
A Venezia sono sempre più numerosi i curatori e le curatrici, con laurea triennale conseguita presso la Università Cà Foscari, privi di notorietà e autorevolezza esegetica, che si attivano come organizzatori di esposizioni ed eventi, ovunque e comunque purchè in loco veneziano, a prescindere dalla sua posizione mappale, consapevoli che sia possibile darsi reddito, proponendo la città lagunare come “logo” più che come “luogo”. Accade ciò perché per darsi ruolo di curatore/trice di mostre collaterali alle Biennali veneziane (sia dell’arte sia dell’architettura) non serve essere portatori/trici di sapere specifico e curatorialità premiante omologata dal Sistema dell’Arte con al seguito la promozione e la monetizzazione delle opere esposte.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (110)
A Venezia la collateralità espositiva prezzolata de “la Biennale” suscita interesse massmediatico giocoforza prezzolato che si concretizza con la pubblicazione, in magazines prezzolati, di testi di servizio divulgativo redatti da chi scrive di tutto un po’, talvolta copiando e incollando brani riassuntori d’autori diversi assemblati approssimativamente, di volta in volta, per la cosiddetta bisogna mercenaria propagandistica.
Poiché la collateralità espositiva prezzolata de “la Biennale” a Venezia non illumina quanto e come una lanterna, ma quanto e come una lucciola… non accredita artisticità sprovvista di credito avallato… non blasona originarietà blasonate… non decora pettorine smedagliate… non costituisce plus-valore monetizzabile interrelazionandosi con gli addetti ai lavori della curatorialità artistica pluristellata e con i collezionisti in rapporto ravvicinato col cosiddetto Sistema dell’Arte.
Poiché la collateralità espositiva prezzolata de “la Biennale” è un marchingegno concepito e manovrato per produrre finanziamenti indotti collaterali al finanziamento pubblico, provenienti dagli addetti ai lavori della promozione artistica mercenaria e del mercanteggiamento di manufatti così artisticati e accreditati…a prescindere.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (109)
A Venezia, in barba alle iniziative occasionali della Promovetro a sostegno dell’unione vetraria consorziata che dovrebbe far la forza di ogni vetrario singolarmente debole, del teconologico Logixsoftware di Massimiliano Schiavon concepito da Attlio Minafra per logare manumodellati vetrosi muranesi, del pretenzioso Leone di Vetro escogitato dalla Confartigianato per premiare la creatività di artigiani della scrittura (Alberto Toso Fei) e della Scuola del Vetro Abate Zanetti in trasferta vacanziera in Val Bormida nel ruolo di partecipante ad Altare Glass Fest: l’Avventura del Vetro prima che si concluda l’anno 2012, risulterà variamente narrata, illustrata, documentata, monetizzata in più location a Venezia accessibili col ticket, come mai negli anni trascorsi, comprensibile e fruibile sia dal colto sia dall’inclita.
Nel Museo del Vetro a Murano il passato museificato e l’archetipico, con opportune expo tematico-didattiche occasionali (anche occasionate da anniversari et altro): docet l’expo “Vetro Murrino – Da Altino a Murano”, inaugurata il 16 giugno, e “La fucina degli Angeli” di Egidio Costantini inaugurata il 6 luglio.
Nelle sale del Palazzo Cavalli Franchetti sessanta creazioni vetrose di Bertil Vallien (nato nel 1938), realizzate presso gli studi svedesi di Kosta Boda, sia quelle d’uso sia quelle artisticate (disponibili anche tramite http://www.ebay.it/sch/i.html?_nkw=bertil+vallien&_sacat=0&_odkw=items&_osacat=0&_trksid=p3286.c0.m270.l1313), protagoniste di una esposizione prodotta e organizzata dal Berengo Studio, collaterale alla 13° Biennale Internazionale dell’ Architettura (28.8 – 25.11.2012).
Nelle Stanze del Vetro (Camere per Glass), sull’isola San Giorgio l’arte vetraria dei secoli XX e XXI: docet l’expo “Carlo Scarpa-Venini” che sarà inaugurata in settembre. Un evento espositivo calendariato con al seguito altri dello stesso livello fino al 2021: insediato in 650 metri quadrati e accreditato da un comitato scientifico composto da Giuseppe Pavanello direttore dell’Istituto della Fondazione Giorgio Cini di Storia dell’Arte, Nico Stringa docente di storia dell’arte contemporanea all’Università Ca ‘Foscari di Venezia, Rosa Barovier Mentasti, Laura de Santillana, Marino Barovier e David Landau. Realizzato in collaborazione con la Fondazione Pentagram Stiftung insediata in Svizzera, il cui scopo statutario è quello di promuovere e sostenere l’arte e la cultura del vetro storici e contemporanei, particolarmente a Venezia.
Sotto le Procuratie Vecchie e Nuove, il portico del Museo Correr, nelle calli e callette limitrofe della cosiddetta Area Marciana, il mercanteggiamento dell’oggettistica vetrosa nei negozietti, compreso un punto vendita mono-prix contiguo al Caffè Lavena, retrostante l’orchestrina (un euro per ogni oggetto singolo), con opere artistiche o artisticizzanti permanentemente esposte e vendute in negozi simil-gallerie d’arte free entrance.

A VENEZIA….OVVIAMENTE! (108)
A Venezia gli artigiani veneziani hanno premiato il 13 luglio 2012, col Leone di Vetro della Confartigianato, Alberto Toso Fei autore di libri scritti artigianalmente per divulgare ulteriormente Venezia e ciò che la aneddotica rinarrata.
The Venice Internazional Foundation, news letter n.26, luglio 2012, ha notiziato (p. 34) l’expo del Museo del Vetro di Murano intitolata “Vetro contemporaneo: il futuro oltre la trasparenza” (7 luglio – 30 settembre) senza scrivere che tale expo è stata realizzata per omaggiare, nell’anno centenario della sua nascita, Egidio Costantini fondatore della Fucina degli Angeli.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (107)
A Venezia, ogni evento locato sull’isola Giudecca è destinato ad avere meno fruitori, perchè penalizzato dal costo di andata-ritorno acquei ACTV a carico di ogni organizzatore o spettatore/visitatore, poichè non è possibile realizzarlo e presenziarlo raggiungendo l’isola a piedi per risparmiare.

AVENEZIA… OVVIAMENTE (106)
A Venezia, l’Avventura del Vetro prima che si concluda l’anno 2012, risulterà variamente narrata, illustrata, documentata e insediata stabilmente in più location, come mai negli anni trascorsi, comprensibile e fruibile sia dal colto sia dall’inclita.
Nel Museo del Vetro a Murano il passato museificato e l’archetipico, con opportune expo tematico-didattiche occasionali (anche occasionate da anniversari et altro): docet l’expo “Vetro Murrino – Da Altino a Murano”, inaugurata il 16 giugno, e “La fucina degli Angeli” di Egidio Costantini che sarà inaugurata il 6 luglio.
Nelle Stanze del Vetro sull’isola San Giorgio l’arte vetraria dei secoli XX e XXI: docet l’expo “Carlo Scarpa-Venini” che sarà inaugurata in settembre, concomitante con la Biennale Architettura 2012.
Sotto le Procuratie Vecchie e Nuove, il portico del Museo Correr, nelle calli e callette limitrofe della cosiddetta Area Marciana, il mercanteggiamento dell’oggettistica vetrosa nei negozietti, compreso un punto vendita mono-prix contiguo al Caffè Lavena, retrostante l’orchestrina (un euro per ogni oggetto singolo), con opere artistiche o artisticizzanti permanentemente esposte e vendute in negozi simil-gallerie d’arte: docet l’expo personale allestita con opere vetrose di James Coignard (1925-2008) in una ex farmacia divenuta Berengo Collection Art Gallery (Calle Larga San Marco, 16 giugno-15 luglio 2012).

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (105)
Per la serie annuale di incontri letterari, volti a omaggiare il poeta veneziano Mario Stefani (1938-2001) e a valorizzare il linguaggio della poesia, la Fondazione Querini Stampalia ha consentito a Sabina Crippa la realizzazione di un progetto intitolato “Poesia. Audacia della ragione”, insediandolo nel suo Auditorium G.Piamonte (ore 17 del 23 maggio 2012). Sono intervenuti con brevi interventi mirati e specialistici: Maurizio Ascari, Giuseppe Capriotti, Emanuele Marcello Ciampini, Pietro Li Causi, Gino Zucchini. Moderatrice Sabina Crippa. Presente Vanna Vinci, fumettiste e illustratrice. Col patrocinio del Dipartimento di Studi Umanistici della Università Cà Foscari, in collaborazione con il Consorzio Venezia Nuova. E’ stato così possibile celebrare la scrittura versificata analizzando e illustrando la dimensione creativa e razionale con approcci disciplinari diversi.
Tra gli aspetti esaminati, analizzando la scrittura poetica come straordinario strumento della ragione, è stato privilegiato quello iconografico costituito dai geroglifici di una cosmogonia egiziana, da immagini della mitologia fondante la grecità antica, la pittura rinascimentale del Botticelli, la riflessione scientifica sul potere terapeutico del componimento poetico, la narrazione della genialità matematica insita nella creazione di ogni grande poeta.
Gli autori dei vari interventi hanno letto e deambiguato (decodificato anche con comparazioni) testi di Omero, Virgilio, Giorgio Caproni, Eugenio Montale, Giacomo Leopardi e J. Donne: tracciando un percorso interdisciplinare, intrapreso con l’intenzione d’interrogare le diverse soluzioni del comporre poesia suggerite dalla ragione, dove di continuo nuove vie s’incrociano, per dividersi e reincrociarsi.
Mario Stefani non è stato citato, però, né è stato letto un suo testo, oppure auspicata la pubblicazione in un canzoniere unico di tutti i suoi versi a futura memoria della donazione della sua biblioteca alla Fondazione Querini Stampalia, con carteggi e collezione di opere d’artisti amici.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (104)
http://www.rossiroiss.it/blog/?p=420
A Venezia, alle ore 20.30 di sabato 19 maggio 2012 il regista Gianni De Luigi (teatrante veneziano dotato di arredo pilifero facciale, figlio di Mario e fratello di Ludovico, entrambi pittori veneziani), autoruolandosi anche fine dicitore similBene di versi danteschi, ha messo in scena sulle tavole di una barcone bialberato modello Trabocolo, nomato Nuovo Trionfo e ormeggiato in Punta della Dogana lato Canal Grande, uno spettacolo parzialmente teatrale, protagonisti quattro attori + quattro acrobati africani del Kenia + più quattro musici (compreso un cantante similDeAndrè). Progettato dall’Istituto della Commedia dell’Arte Internazionale (ICAI) tale spettacolo ha per titolo “Co fa scuro”, destinato a essere replicato lungo la costa dalmata per esemplificare la tradizione teatrale veneta viaggiante.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (103)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2737334.html

A Venezia Emilio Vedova (1919-2006) è stato santuarizzato con la esposizione permanente di molte sue grandi opere nel mega spazio di una Fondazione ben mappata sulla Punta della Dogana, prospiciente la Giudecca, dopo essere stato sepolto sull’isola San Michele prospiciente le tombe di Igor Stravinsky (1882-1971) e Signora, foresto in zona foresta. In Exibart78 on paper (aprile/maggio 2012) è stato notiziato con questo titolo: EMILIO VEDOVA? NON LO VUOLE NESSUNO. Poiché (…): “Il mercato di Vedova è fermo. Fino a cinque anni fa se non avevi un Vedova non eri nessuno:  una piccola opera di 50×70 cm degli anni 60 valeva 70-80mila euro. Ora si può tentare di venderla in Veneto: il suo è diventato un mercato regionale”.
DOMANDE DI UN COLLEZIONISTA:
A) – In che categoria milita e gareggia il mercato degli altri artisti collezionati e mercanteggiati come“firme feticce” venete, elencati sommariamente in ordine alfabetico qui di seguito:  Edmondo Bacci, Mario De luigi, Bruno De Toffoli, Ennio Finzi, Virgilio Guidi, Riccardo Licata, Gino Morandis, Bruno Saetti, Giuseppe Santomaso,Tancredi?
B) – In che categoria sono destinati a militare e gareggiare Maria Baldan, Vittorio Basaglia, Franco Batacchi, Giorgio Celiberti, Eulisse, Luciano Gaspari, Bruna Gasparini, Minassian, Armando Pizzicato, Gianmaria Potenza, Vinicio Vianello, Carmelo Zotti?
C) -  E’ proprio vero che “…per molti autori dell’Informale italiano la scena internazionale non si è mai aperta”, Vedova et similia compresi, come sostiene l’art advisor Giampaolo Olivieri intervistato da ArtEconomy?

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (102)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2733260.html

A Venezia è dotato di plus valore qualunque insediamento commerciale mirato a soddisfare i cosidetta “desiderata“ di una utenza selezionata, a prescindere dai metriquadri pavimentali che lo costituiscono, purchè risulti mappato in una calle molto transitata, perchè iperbottegata per commerci varii, sul percorso che conduce a una location museale meta sia del turismo massificato “guidato“ sia del turismo elitario selettivo e autosufficientemente motivato.
Esemplare in Calle de la Cortesia e de la Mandola l’allocazione di una mini libreria per bibliofili, in un contenitore la cui pianta delinea un triangolo rettangolare con iper vetrina sulla facciata “ipotenusa“ lunga 6 metri, e le pareti interne totalmente scaffalate e colme di libri ordinatamente visibili sui due lati “cateti“ di metri 2 e metri 5, propaggine “retail“ della libreria antiquaria Linea D’Acqua fondata nel 2002 da Luca Zentilini.
Altrettanto esemplare in Calle delle Botteghe la micro galleria (4 metriquadri) Giorgio Mastinu Fine Art, generata nel 2008 da un mancato architetto veneziano d’adozione di origine sarda, divenuto mercante di opere grafiche, disegni e pubblicazioni d’artista o artistiche d’annata realizzate in pochi esemplari.
Maxi business in mini location a Venezia, quindi. Purchè non siano mini location espositive come le tante mini gallerie allocate strada facendo in direzione del Palazzo Grassi, presunto portatore di attenzioni e visitatori fertili che transitano soltanto, invece, intrigati da altre attività esibite in altre location: docet la Primo Piano Venice Gallery slocata in Salizada San Samuele da gran tempo, dopo la gestione russo-italiana del duo Ioulia Doudina & Elisabetta Cudicio.

A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (101)

Serena Nono nata nel 1964, pittrice in carriera dal 1991, dopo il diploma “accademico” (scultura) conseguito a Venezia nel 1987, esposta più volte dalla Galleria Il Traghetto a Venezia e a Roma, ex del filosofo Massimo Cacciari sindaco di Venezia e figlia di Luigi Nono (1924-1990), sorella di Silvia Nono ex del regista Nanni Moretti, durante la prima settimana di marzo 2012 ha dato inizio alle riprese per la realizzazione di un fim intitolato ”Venezia salva”. Trattasi di un film destinato ad avere spettatori stranieri in sale e salette per cinefili, particolarmente oltre i confini italiani, intrigati dalla presenza del nome Venezia nel titolo: come è già accaduto a Carlo Mazzacurati per il docu-film intitolato ”Sei Venezia”. Altro film, proiettato a Venezia nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema 2009, la stessa regista lo ha realizzato a Venezia col titolo “Via della croce” interpretato da homeless (senza fissa dimora) della Casa dell’Ospitalità Sant’Alvise, successivo ad altro docu-film intitolato “Ospiti” realizzato nel 2007. Con tanta Venezia e veneziani doc …ovviamente!

A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (100)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2731127.html

A  Venezia, l’editore libraio Giovanni Pelizzato (Libreria Toletta) ha concepito un premio letterario intitolato “Veneziani e Venezia”, al quale è consentito a chiunque di partecipare, previo esborso di un contributo di 15 euro, con un testo che non superi le 10 mila battute, da inviare entro il 31 agosto a veneziani@libreriatoletta.it (sapendo che questo post conteggia 2 mila battute). Una giuria selezionerà tre racconti che saranno pubblicati nella collana “I Tolettini”, tutti gli altri saranno postati on line. Già editore di numerosi libri che si accreditano con la parola Venezia nel titolo, il Pelizzato ha scelto di attivarsi per incrementare il numero dei lettori che acquistano libri che illustrano o raccontano i veneziani e la venezianità di ogni tempo, compreso l’attuale: risultino essi novità editoriali originali, oppure pubblicazioni divulgative del già noto. Docenti alcuni titoli già utilizzati, come questi: Vita veneziana – Viva Venice – Venezia enigmatica – Nero veneziano – Sakespeare a Venezia – Leggende veneziane – Venezia in maschera – Sognare Venezia – La mia Venezia – I misteri di Venezia – Veneziani (quasi) famosi –Venezia immaginifica – Venezia paradiso ritrovato – Venezia mia – Venezia sensation – VeneziaAltrove. Ai più speranzosi di essere pubblicati nella collana “I Tolettini”, per prefigurarsi il destino dei loro eventuali “librini”, suggerisco di cercare nel maremagnum cartaceo della Libreria “Acqua Alta” (in Calle Longa S.M.Formosa) tre libri scarsamente venduti e invendibili, malgrado la loro titolazione vennezianophila: “Venezia Zero” di Antonio Ruscello (Ed. Della Galleria 1985), “Veneto segreto” di Gian Antonio Cibotto (Ed. Del Gazzettino, Venezia 1987) e “Venezia XXI” di Renato Brunetta (Edizioni Free, Roma 2004). Per quanto riguarda i titoli delle nuove narrazioni di veneziani e foresti venezianologi, escluso “Emozioni veneziane” di Anna Castelli, già edito e in promozione, suggerisco: Impressioni veneziane – Delusioni veneziane – Disavventure veneziane – Ribalderie veneziane – Turlupinature venezianeVenezia al taglio – Venezia spritz – Venezia smarrita – Venezia degradata – Venezia tricolore- Vanaglorie veneziane – Illusioni veneziane – Vanità veneziane – Finzioni veneziane – Millanterie veneziane – Venezia Veneland – Venezia innevata – Venezia di notte – Venezia for ever – Venezia sexi. Disapprovando Erezioni veneziane giudicato “becero“ persino da lettori deboli. Per eventuali libri fotografici suggerisco questi titoli: Venezia disabitata – Cinesi made in Venice – Venezia vetrosa – Venezia invernale - Le residenze di musicisti a Venezia – Scenografie veneziane- Venezia insolita.

A VENEZIA…OVVIAMENTE! (99)

A Venezia è stato chiesto a Carlo Mazzacurati, in più occasioni e da interlocutori diversi, di spiegare il successo avuto all’estero più che in Italia del suo film documentario intitolato “Sei Venezia”. Presentando la proiezione di tale film documentario in Campo San Polo durante una giornata della Mostra del Cinema 2011 (29 agosto) ha detto:”Mi sono convinto che il successo di questo film sia stato determinato dalla presenza della parola VENEZIA nel titolo”. Significando che Venezia è un “brand” portatore di “fruitori“ ed estimatori (cinespettatori, visitatori, notiziatori) a prescindere: docet chi scrive libri che sono poi editati con titoli che contengono la parola Venezia (Alberto Toso Fei, per es.) e chi si attiva generando imprese commerciali varie logotipate Venice. Proprio perché Venezia, al di là del suo territorio comunale e regionale, oltre i confini nazionali soprattutto, clientelizza consumatori, produce profitto economico, riscuote attenzioni e riceve riconoscimenti… a prescindere. Docet l’oggettistica vetrosa made in Cina monetizzata come  oggettistica vetrosa muranese. Idem per l’oggettistica carnevalesca e per le esposizioni d’arte allestite in ogni porzione di edificio disabitato purchè veneziano, a prescindere dalla sua posizione mappale e dalla sua destinazione d’uso divenuta ex oppure momentaneamente inattuabile. Perchè Venezia non è un “luogo“ ma un “logo“, come ho già scritto e riscriverò…quasi certamente. Perchè Venezia “blasona“ più e come nessun altro luogo ciò che vi accade e chi vi opera insediato stabilmente o convenientemente relazionato. http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2730141.html

A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (98)

A Venezia è possibile darsi reddito e notorietà scrittòria come autori di libri venezianophili per turisti lettori deboli massificati, redatti zibaldoneggiando approssimativamente il già noto variamente editato da Franco Filippi, il Centro Internazionale della Grafica et similia, stampatori di libri per lettori forti bibliophili selezionati. Docet Alberto Toso Fei, veneziano di Murano quasi cinquantenne,  autore del libro intitolato “I misteri di Venezia“, editato da Studio LT2: un libro redatto eseguendo esercizi di scrittura riassuntiva, nel quale risulta frullato il già scritto, presupponendolo antologia di canovacci per la recita guittesca di guide turistiche foreste (tante, anche, abusive) approssimativamente informate e sbrigativamente didascaliche. Tale libro contiene una introdu-presenta-prefa-zione di servizio (27 righe autoreferenziali) scritta da Carlo Lucarelli in dimestichezza con misteri diversi da quelli veneziani libroessenzializzati dal Toso Fei: logotipato veneziano di Murano, come tanta oggettistica vetrosa made in Cina muranesizzata da chi la monetizza a Venezia.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (97)

A Venezia, alle ore 17.30 di martedì 31 gennaio 2012, nella più grande delle Sale Apollinee del Teatro la Fenice (150 posti a sedere, tutti occupati) è stato eventato un libro intitolato “Storie di cinema a Venezia“, scritto da Irene Bignardi critico cinematografico de “la Repubblica“ col domicilio a Venezia, (nata a Mantova nel 1943, madre dal 1984) presentato da Paolo Mauri de “la Repubblica“, spalleggiato da Paolo Mereghetti e Roberto Ellero della Casa del Cinema di Venezia. L’ha notiziato Laura Lilli nel paginone de “la Repubblica“, il giorno dopo, 1 febbraio 2012, collazionando alcuni interrogativi, compreso questo con un seguito conclusivo: Fate parte, insomma, di quel pubblico cinefilo un po’ maniacale, che sa già tutto del cinema ma è sempre affamato di altro “dentro“ e altro “dietro“? Se si eccovi un libro da divorare (…) Un libro inteligente e spumeggiante, zeppo di notizie (…) Pubblicato dal Consorzio Venezia Nuova. Laura Lilli, come tant’altri colleghi notiziatori della Bignardi, compresi quelli de La Nuova (di Venezi-Mestre), non ha trascritto “Il presente volume non è in commercio“ stampato sul retro del frontespizio interno, perchè finito di stampare nel novembre 2011 per essere omaggiato in occasione del Natale 2011 da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio che l’ha editato. Un libro della categoria “fuori catalogo“ irreperibile nelle (anche tramite) librerie:quindi.

—————————————
Postato anche in: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2722483.html

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (96)

A Venezia si vocifera che nel 2012, anno centenario della nascita di Egidio Costantini, storico artefice della benemerita Fucina degli Angeli, le sculture vetrose realizzate d’aprés bozzetti d’artisti, potrebbero accasarsi stabilmente nelle sale del primo piano di Palazzo Cavalli Franchetti, sponsorizzate e commercializzate dall’imprenditore vetrario Adriano Berengo, il patron tuttofare di Glasstress, che tutto ha anche preso da Glasstress: tiket d’ingresso compreso. A condizione che chi di dovere dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti giudichi opportuno e conveniente monetizzare l’uso del primo piano di Palazzo Cavalli Franchetti affittandolo al Berengo come location per l’esposizione permanente di ciò che l’imprenditore muranese espone abitualmente in più location possibili, oppure opportune, fiere d’arte comprese, sia in Italia sia in luoghi esteri, come nelle sue location aziendali muranesi e veneziane. Si vocifera anche che sarebbe doverosa una mostra omaggio della Fucina degli Angeli, prodotta e accreditata dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici, con l’intenzione di dare a Egidio Costantini ciò che gli spetta di diritto, nell’anno centenario della sua nascita, storicizzandolo a futura memoria come pioniere della scultura vetrosa muranese d’aprés creazioni d’artisti, vetrinizzata stabilmente a Venezia dalla Fondazione Guggenheim con alcuni pregevoli d’aprés Picasso.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (95)

A Venezia ci si abbiglia accessoriati là dove fino al 2010 e durante alcuni mesi del 2011 sono state allestite mostre d’arte contemporanea, le ex gallerie d’arte Proietti, Tornabuoni e Lucchetta, (tra Campo Sant’Angelo e Campo Santa Maria del Giglio, sul percorso che conduce in Piazza San Marco),  oppure ci si nutre in una delle Gallerie Contini divenuta ex per l’insediamento di una pasticceria in Calle del Spezier. Ci si abbiglia anche nella ex libreria Tarantola del Campo San Luca, dove ha chiuso i battenti anche un’altra libreria non ancora affittata a chi si dà reddito commerciando abbigliamento oppure gelati e pasticcini.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (94)

A Venezia gli impreditori vetrai muranesi continuano a indicare come vetrerie artistiche le costruzioni edili provviste di fornace nei cui spazi si modellano oggetti plastici vetrosi che di artistico hanno poco, comparato al tanto che hanno di artigianale. Siano tali oggetti vetrosi iconici o aniconici, zoomorfi o antropomorfi,  soltanto d’uso decorativo in ogni caso: vasellame e lampadari di ogni dimensione, clownerie policrome e simil-sculture eseguite d’aprés formalismi altrui, oppure nello stile di oggettistica eterogenea vendibile più frequentemente.

VENEZIA… OVVIAMENTE! (93)
http://www.facebook.com/note.php?saved&&note_id=10150419058818473
http://www.iantichi.org/content/venezia-ovviamente-93

A Venezia è stata rinvenuta nella zona delle Fondamenta Nuove un cartella idrorepellente contenente fotocopiate alcune pagine con annotazioni autografe di un noto imprenditore vetrario muranese. Trascrivo qui di seguito ciò che vi si legge, considerandolo promemoria istruttivo consigliabile come lettura didattica a chiunque voglia darsi reddito promuovendo e commercializzando oggetti vetrosi muranesi e non. - Leggere libri che abbiano per argomento il marketing sul valore del personal brand. - Conoscere le tecniche del brand management e la cultura del marketing. - Privilegiare ed eventare iniziative simboliche, discriminando quelle sperimentali. - Familiarizzare col rebranding o Xe Services. - Branding ed esternalizzazione, sia la parola d’ordine per aumentare il fatturato. - Sfornare marchi (brand) e non prodotti. - Stabilire alleanze strategiche con altri marchi (brand). - Affidare la produzione ad appaltatori e subappaltatori. - Produrre soltanto ciò che è già stato venduto e che si venderà immediatamente o più facilmente. - Ampliare al massimo il bacino di utenza (ascolto e consumo). - Costruirsi un’immagine vincente internazionale allestendo esposizioni in ogni fiera settoriale accessibile e in ogni location museale acquisibile. - Scrivere un messaggio ed esprimersi fintamente intervistato, divulgando gli stessi testi tradotti in più lingue facendo interagire per la loro diffusione mezzi di comunicazione diversi, sia web sia cartacei. - Enfatizzare ogni performance, sia produttiva sia organizzativa. - Dissimulare con artifici la collateralità delle partecipazioni cenerentole a eventi espositivi principeschi. - Suscitare autarchicamente eco massmediatica di servizio redazionale. - Autarchia progettuale, autogestione promozionale, autocomunicazione massmediatica, autoesegesi newsletterizzata.


A VENEZIA… OVVIAMENTE! (92)

A Venezia alle ore 17,30 dell’11-11-11, nella Sala Sant’Apollonia, è stato presentato da Massimo Bran un libro intitolato “Les vénitiens vous invitent“ di Christine Nilsson (fotografa e scrittrice), edito in Francia dalle Edition Harfang (pp.240, illustrato, euro 29). Un prodotto editoriale di servizio padrinato dal magazine Venews, veicolo cartaceo pubblicitario con a bordo 50 passeggeri veneziani doc e non, tutti insediati in laguna impegnati a darsi reddito svolgendo attività che consentono di ben guadagnare rapportandosi variamente ai turisti danarosi in transito, più che ai residenti stanziali. Ignorando Iosif Brodshij e ciò che risulta scritto nel suo “Fondamenta degli Incurabili“ (Adelphi Edizioni). L’autrice lo ha realizzato dopo aver fotografato e clientelato, per la cosiddetta ”bisogna”, ognuno dei 50 veneziani nel proprio habitat lavorativo, scrivendo per ognuno un breve testo che enfatizza riassunto ciò che le è stato detto durante l’incontro, divulgando gesta apprese e producendo biografismo agiografico, con linguaggio imbonitorio acritico e rispettoso delle opinioni espresse. Tale libro ha le caratteristiche editoriali di una guida per la conoscenza e il consumo di prodotti e produttori, tipica di ogni contenitore cartaceo fieristico (o fierizzante) con spazi riservati diversamente dimensionati “autoreferenziali“: una pagina, due pagine, tre pagine, sei pagine (da pag.10 a pag.141). Consentendo, così, ogni supposizione relativa al fatturato editoriale e all’auto-promo-sponsorizzazione vanitosa dei veneziani clientelati: col prodotto in evidenza e il venditore iconizzato. I 50 veneziani “propagandati” dalla Nilsson sarà facile raddoppiarli clientelando altrettanti omologhi per una eventuale seconda edizione: con gli indirizzi (anche e-mail) personali e i numeri telefonici delle utenze fisse e mobili alla fine di ogni scheda personalizzata. Siano annotati a futura memoria i veneziani già clientelati dalla francese veneziafan, disordinatamente elencati qui di seguito, così come risultano disordinatamente avvicendati nel libro: Adriano Berengo, Antonio Paruzzolo, Antonia Sautter, Claudia Canestrelli, Carlo Capovilla, Corrado Fasolato, Caterina Tognon, Dominique Brunet, Dominique Pinchi, David Dalla Venezia, Emanuele Garosci, Enrica Rocca, Ettore Vio, Flavio Franceschet, Fabio Gastaldi, Francesca Da Mosto, Fabrizio Plessi, Graziano Arici, Guido Barbini, Gianni Basso, Gloria Beggiato, Gigi Bon, Giorgio Cichellero Fracca, Geoffrey Humphries, Giuliana Longo, Giorgio Mastinu, Gilberto Penso, Giovanni Rubin de Cervin, Gabriella Gamberini Zimmerman, Jacopo Scarpa, Lele, Leo De Carlo, Luigi Frizzo, Ludovico De Luigi, Liviana Sponti, Maurizio, Muriel Balensi, Massimo Contiero, Mauro Lorenzon, Mara Martin, Don Natalino Bonazza, Paolo Lamon, Paolo Lorenzoni, Paolo Lucchetta, Raffaele Alajmo, Rosella Mamoli Zorzi, Sylvano Arnoldo &  Massimiliano Battois, Stefano Nicolao, Thomas Jonglez, Toni Dalla Venezia, Valter Ballarin.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (91)
http://www.facebook.com/profile.php?id=1539771986&sk=notes

A Venezia è possibile risiedere stabilmente per sperimentarla come isola reclusoria, considerandola luogo suggestivo terminale per rendez-vous prescelti e privilegiati con chi porta sanamente eccellenze simbiotiche condivisibili, refrattarie alla mediocrizia di chi compie azioni disdicevoli pusillanimi e divulga opinioni ignobili diffamatorie.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (90)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2687451.html
http://www.facebook.com/notes/enzo-rossi-r%C3%B2iss/a-venezia-ovviamente-90/10150347984583473

A Venezia chiunque risulti proprietario di unità immobiliari degradate inibite all’uso abitativo dall’ufficio comunale apposito, mappate nel Sestiere Castello e contigue all’Arsenale divenuto  multispace per allestimenti espositivi et altro similare biennallizzabile, può redditarsi insediando in esse “Fondazioni“ ruolate affittuarie di tali unità immobiliari per uso espositivo temporaneo concomitante con la Biennale. Come risulta esemplificato dalla Fondazione Gervasuti mappata in Fondamenta S.Anna – Castello 993/A-995 (Via Garibaldi) proprietaria e affittuaria delle unità immobiliari degradate sedi dei Padiglioni nazionali di Iraq e Bangadlesh allestiti per la 54.Biennale d’Arte. Clientelando gli espositori, eventualmente, anche tramite associazioni culturali come la Nuova Icona, oppure agenzie di servizio come Arte Communications e PaiviProArte.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (89)
http://www.facebook.com/note.php?saved&&note_id=10150321869473473

http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2679890.html

A Venezia…: “L’uso di Venezia fatto oggi dai suoi residenti è spesso improprio, quando non è incivile. L’impoverimento di Venezia non è tanto di quantità, ma di qualità dei suoi abitanti stanziali. Solo quelli che arrivano dalla terraferma manifestano un amore intelligente verso Venezia città d’acqua: hanno maggiori conoscenze e un rapporto più fattivo che non si ferma alle dichiarazioni d’intenti, ma passa ai fatti. Il veneziano medio, anzi quello pseudo-veneziano, sfrutta la città e basta, non se la merita”. Parole dette ai giornalisti da un sindaco di Venezia, il Prof. Massimo Cacciari (filosofo docente e scrivente), in più occasioni, divulgate dai media e disapprovate dai destinatari: da chi usa Venezia sfruttando ciò che può e come può, ponendosi al traino d’iniziative varie, oppure a rimorchio di ciò che a Venezia accade di volta in volta. Massimo Cacciari ha detto ciò indignato con chi si rapporta a Venezia soltanto per l’utile economico che è possibile ricavare da chi a Venezia si reca per le emozioni che essa suscita e per lo stupore estetico che in essa si può cogliere. Perché ripropongo in lettura le parole dette da Cacciari? Perché condivido la sua indignazione, ovviamente. Perché disapprovo chi “sfrutta” Venezia anche nel (cosìddetto) campo dell’arte sfacciatamente: millantando ruoli, aderenze, appoggi, patrocinii e quant’altro può blasonare e accreditare un’esposizione di pittura o scultura nel territorio lagunare (o lagunato!?).

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (88)

A Venezia la eco massmediatica suscitata in lingua italiana da numerossime esposizioni d’arte allestite autonomamente da artisti e curatori gregari e poco noti (sia italiani che stranieri) è irrilevante….Perché? – Perché tali esposizioni risultano, quasi tutte, allestite in luoghi impropri e surroganti, mal mappati per intercettare visitatori in transito o per essere agevolmente raggiunti da visitatori poco pratici del labirinto urbano veneziano. – Perché tali esposizioni sono penalizzate dalla scarsa notorietà o dall’inesperienza dei curatori e degli espositori che sono costretti a stabilire  rapporti di organizzazione, promozione e comunicazione con  agenzie mercenarie di servizio che intrattengono rapporti parassitari con l’arte e l’artisticità soltanto per l’utile più immediato che possono trarne… a prescindere. – Perché le pubbliche relazioni per la promozione di tali esposizioni risultano, alla resa dei conti, espletate approssimativamente e burocraticamente, condizionate dalle risorse finanziarie disponibili. – Perché in molti casi gli artisti esposti sono artisti velleitari, autori di opere eterogenee , cittadini di un mondo artistico marginale o velleitario, in molti casi “terzo”. – Perché  tali esposizioni possono produrre soltanto eco massmediatica amicale, artificiosa e indotta. Malgrado ciò, però, le esposizioni d’arte a Venezia, allestite in luoghi marginali e surroganti continuano a essere numerose, perché producono immagine e plusvalore mercantile: suprattutto a beneficio di artisti noti e collezionati nel loco natio (se italiani attivi in soggiorno creativo obbligato) o nel territorio nazionale nel quale hanno la casa e l’atelier (se stranieri). Poiché a Venezia conviene esporre (costi quel che costi, comunque e ovunque), così come conviene celebrare una messa a Parigi. Perchè Venezia non è un luogo, ma un “logo“ portatore di plus-valore mercantile…comunque.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (87)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2678740.html

A Venezia l’Oratorio San Filippo Neri (settecentesco), mappato poco distante  dal Ponte di Rialto, con calletta  per raggiungerlo accessibile da Campo San Bartolomeo o da Campo San Lio, è stato nomato Palagraziussi e come tale massmediatizzato durante gli anni in cui l’ha avuto in uso Giuliano Graziussi, dopo la gestione della piccola Galleria Graziussi in San Marco 1998, di fronte al Teatro la Fenice. Il progetto di monetizzarlo come location per l’allestimento di esposizioni d’arte, oppure l’insediamento di eventi culturali o mondani, si è rivelato megalomane e velleitario, poichè non si passa davanti al suo ingresso neanche sbagliando percorso, connotato da minus valore mappale e perchè posizionato com’è in fondo a una strettissima calle morta, lateralmente alla Chiesa di S.Maria alla Fava: una calle stretta che il sole illumina soltanto e brevemente nel momento in cui i suoi raggi vi s’introducono perpendicolarmente. Avrebbe avuto successo, altrimenti, la programmazione nei suoi spazi di manifestazioni varie remunerative: calendariate una di seguito all’altra durante ogni stagione, come in tanti altri Oratori veneziani. In una guida, tale Oratorio è indicato come costruzione edificata in un “…nodo di calli poco familiari persino ai veneziani che conduce al suo incontro per percorsi stretti e tortuosi, sbarrati alla fine da cancelli!“ (sic! scritto da Ettore Merkel). Continua a risultare nomato Palagraziussi  nell’indirizzo mail: palagraziussi@tin.it

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (86)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150306339798473

A Venezia, nelle vetrine dell’Hotel Excelsior fanno bella mostra di sè creazioni vetrose logotipate Nuova Bisanzio, Ferro& Lazzarini, Pino Signoretto, Mazzega e Murano Gallery, con la manifesta intenzione di campionariare una eccellenza creativa e imprenditoriale ad excludendum. L’arte vetraria muranese si blasona, così vetrinizzata all’interno di un grande albergo “aurato“, dove soggiornano star d’ambo i sessi e di ogni età ed etnia, durante i giorni della Mostra d’Arte Cinematografica, con personalità varie indotte e benestanti, clientelabili dai cosiddetti “intromettitori“ che si danno reddito conducendole o persuadendole a far spesa a Murano nelle show room attigue alle fornaci.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (85)
http://www.facebook.com/notes/enzo-rossi-r%C3%B2iss/a-venezia-ovviamente-85/10150305260063473

A Venezia, dopo il tramonto e sul cosiddetto “far della sera“, di stagione in stagione, sono sempre meno le finestre illuminate degli edifici con affacci sui canali.  Oramai, la città affollata dai turisti, è un insieme immobiliare disabitato o in disuso, escludendo alberghi, negozi e musei. A Venezia i nativi condividono il convincimento che la loro città diventi di giorno in giorno, sempre più, soltanto l’equivalente di un parco urbano diurno nel quale gruppi di “foresti“, al seguito di capicolonna conoscitori del percorso, praticano rallentato un singolare futing turistico che ostacola (disturba) e rallenta la deambulazione dei residenti. Chi la abita stabilmente per sfida e per amore malsopporta, perciò, la monocultura di chi si dà reddito favorendo l’invasività e i consumi del turismo di massa organizzato dai tour-operator: tutto ciò che rende sempre più prospero il commercio di souvenirs vetrosi e carnascialeschi, esercitato con sempre maggiore impegno e investimento economico da cinesi gestori di negozi mappati in gran numero sui percorsi che conducono in Piazza San Marco e viceversa, accessibili fino a tarda ora.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (84)
http://www.facebook.com/notes/enzo-rossi-r%C3%B2iss/a-venezia-ovviamente-84/10150301188458473

A Venezia durante i giorni vernissage della Biennale d’Arte 2011, un creativo buontempone ha cancellato una a del titolo ILLUMInazioni segnalandosi all’attenzione di Alberto Arbasino che ha subito annotato nel suo taccuino il nuovo titolo ILLUMInzioni che avrebbe (ha) poi divulgato scrivendo un testo per “la Repubblica”. A VENEZIA… OVVIAMENTE! (83) http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2674262.html http://www.iantichi.org/content/venezia-ovviamente-83 A Venezia “…destandosi un mattino da sogni inquieti“, dopo aver letto prima di adadormentarsi un racconto di Kafka, può accadere a chi ha scelto di abitare la città lagunare stabilmente come ultima residenza personale in vita, di pensare d’essere diventato inconsapevolmente abitante di un LOGO più che di un LUOGO. Un LOGO che contrassegna maxi ogni altro LUOGO veneziano altrimenti mini. Un LOGO ingannevole, quindi, portatore di plus-valore a ciò che diversamente logotipato risulterebbe portatore di minus-valore soltanto. Un LOGO usato e abusato, perciò, da chi si organizza per darsi reddito attivandosi in LUOGHI veneziani come venditore del made in Altrove contrassegnato made in loco veneziano (oggettistica vetrosa e accessori carnevaleschi ad libitum, per es.), oppure come intermediatore per la fornitura di servizi terziari (expo, meeting, matrimoni, promotion, etc.) Un LOGO che favorisce la fruizione e monetizzazione di servizi costosi, perchè costituisce un sistema di segni che significano originalità aziendale già storicizzata e meritevole di essere sperimentata e capitalizzata anche (soprattutto!) da chi a Venezia soggiorna una-tantum (in gran numero brevemente) proveniente da un LUOGO nel quale abita dalla nascita e obbligatoriamente deve ritornare per continuare ad abitarlo predestinato a morirvi anche. Un grande LOGO collettivo e plurisignificante per un grande LUOGO pubblico, sempre più parodiato da altri LOGHI indotti e monosignificanti, concepiti (escogitati) per incrementare il reddito turistico di altri LUOGHI soggettivi e privati.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (82)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150291708353473

A Venezia una penna e un taccuino a portata di mano si rivelano preziosi e indispensabili a chiunque sia sempre pronto ad eseguire esercizi scrittòri per tradurre in parole pensieri generati dalla cosiddeta meccanica associazionistica, azionata dalla casualità imprevista e improvvisa di un incontro con persona sconosciuta, dalla osservazione di un oggetto, dall’ascolto di una frase colta al volo detta da un passante, da un sms, da un accadimento qualsiasi. A Venezia l’annuncio facebookpostato di un evento artistico minore, concomitante con evento maggiore e  insediato in location mappata in zona marginale rispetto a Piazza San Marco, suscita interessi e desta attenzioni intellettuali o massmediatiche marginali e marginalizzanti. La concomitanza di eventi minus con eventi plus,  a Venezia non somma interesse amatoriale perché lo sottrae. La comparazione di ogni plus a ogni minus, a Venezia non porta plus al comparato che risulta connotato inequivocabilmente minus. Ho scritto ciò immediatamente dopo aver letto questo annuncio: MEAT/ING FROM PALERMO TO VENICE 2011 a former butcher shop becomes art gallery – Vernissage 9 September 2011 ore 19.00 Venezia, via Garibaldi 1769, a cura di ATELIER NOSTRA SIGNORA, in una ex macelleria con il contributo di CLAC centro laboratorio arti contemporanee & Cyberzone periodico visionario. Presentazione di Anita Tania Giuga Indirizzando questo messaggio alla esegeta presentatrice: Sarò presente se mi annuncerai che sarai presente, a prescindere dal Festival cinematografico concomitante. E’ anche possibile incontrarci prima o dopo.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (81)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2673002.html
http://www.iantichi.org/content/venezia-ovviamente-81

A Venezia la parola Palazzo è una parola brand: tanto che si indica con tale parola ogni porzione di edificio abitativo locato come sede di esposizione d’arte in concomitanza con gli eventi griffati “la Biennale“. Sia costituita tale porzione dal magazzino (fondaco) al piano terra con l’accesso sul retro in una calle morta, dal solo androne d’ingresso con affaccio su un canale e porta d’acqua,  oppure dagli ex alloggi per la servitù e per gli usi di cucina o lavanderia. Anche la parola Venezia è una parola  brand: tanto che dota di plus valore tutto ciò che griffa insediato in qualsiasi zona ovunque risulti mappato… anche nelle isole più piccole disurbanizzate e nelle zone poco abitate disertate dal turismo di massa. La capitalizzazione di tali brand, perciò, ha generato una categoria di faccendieri lagunari (anche lagu…nati)  impegnati full-time in attività terziarie d’intermediazione per la fornitura di servizi “veneziani“ di locazione, organizzazione, esposizione e assistenze varie: generando la monetizzazione anche dell’immonetizzabile, particolarmente nei casi in cui la clientela risulta neofita e disinformata di nazionalità asiatica.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (80)
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2671985.html
, http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150285701508473

A Venezia è facile ottenere dalle Istituzioni (comune, provincia e regione) il Patrocinio gratuito per ogni evento proposto e illustrato su carta intestata ad hoc per la cosiddetta bisogna contingente: anche per ogni evento inequivocabilmente parodico e velleitario organizzato da faccendieri pro domo propria. Meno facile fotografarsi, a futura memoria e documentazione dell’accadimento eventato, aggruppati a Personalità di rango elevato,  rappresentanti di tali Istituzioni durante il cerimoniale del vernissage. A Venezia, eventare in collettiva più expo d’arte fierizzate nella stessa location (Palazzo storico) consente di affollare il vernissage disertato dai residenti (sia amatori dell’arte, sia addetti ai lavori artistici), insiemizzando presenze foreste costituite dagli artisti autori delle opere esposte, con parenti e conoscenti al seguito in soggiorno turistico occasionale: consentendo anche la notiziazione nelle pagine di cronaca locale per lettori locali, pubblicate dai media editi in ogni loco provinciale di provenienza dei protagonismi narcisi mostrati.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (79)

A Venezia il Palazzo Zenobio eretto alla fine del XVII secolo (1690?), esempio arhitettonico esemplare e imponente del tardo barocco lagunare, proprietà armena dal 1850 (perciò sede del Collegio Armeno Moorat-Raphael), risulta penalizzato dalla sua posizione mappale, per quanto riguarda il suo utilizzo come locations blasonata per l’insediamento di eventi artistici e culturali. Si affaccia sulle Fondamenta del Soccorso contigue alla Chiesa del Carmine, anzichè sul Canal Grande. La Stazione Marittima e il Canale della Giudecca gli sono più vicine che Piazza San Marco e i  Giardini della Biennale. Durante i giorni dell’acqua alta (sempre più frequenti e numerosi) il suo portone d’accesso è raggiungibile in barca, oppure a piedi calzando stivali di gomma. La fermata ACTV Ca’ Rezzonico sul Canal Grande, è la più consigliabile a chi sceglie di raggiungerlo a piedi, attraverso Campo S.Margherita, proveniente dalla Ferrovia o dal Lido a bordo del battello n.1. La fermata ACTV San Basilio sul canale della Giudecca è alternativa da non scegliere. E possibile, quindi, sperimentarlo come multi-space espositivo, con l’intenzione di promuoverlo tanto da farlo divenire “brand“, ed essere massmediatizzato come altri Palazzi veneziani portatori di plus-valore alle opere esposte, soltanto allestendo nei suoi spazi interni ed esterni esposizioni già provviste di plus-valore nella considerazione dei più accreditati addetti ai lavori della promozione artistica. Altrimenti è possibile utilizzarlo per la fornitura retribuita, occasionale e stagionale, di ospitalità espositiva con servizi indotti a chi lo considera “brand“ remunerativo acquisito per il proprio curriculum.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (78)

http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150282059248473 http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2671463.html

A Venezia gli operatori culturali residenti stanziali in calli e campielli, considerano irrilevanti gli eventi artistici insediati in luoghi (montani, marini, lacuali) diversamente blasonati e blasonanti. Particolarmente gli eventi effimeri estivi, insediati in luoghi abitati occasionalmente anche da vacanzieri stagionali per pochi giorni in agosto, accreditati da curatori dilettanti. Manlevati da istituzioni locali in spazi espositivi surroganti e marginalizzanti, pro (o da) artisti velleitari noti a se stessi, ai parenti e ai conoscenti compaesani. E’ destinato ad essere giudicato inutile e inopportuno, perciò, ogni invito inviato agli indirizzi veneziani di tali operatori culturali con l’intenzione d’interessarli a visitare in luoghi “vacanzieri“ esposizioni d’arte narcise concepite per la fruizione di una micro utenza locale, mini eventi  vanagloriosi e pretenziosi sprovvisti di plus-valore promozionale.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (77)

A Venezia è difficile non essere turisti preda dell’inganno organizzato e vetrinizzato su percorsi pedonali iperemporizzati che canalizzano i consumi enogastronomici e quelli voluttuari pro souvenirs a futura memoria propria e altrui del soggiorno lagunato. A Venezia, intenzionati a passare oltre le realtà lagunari apparenti, non è facile scovare da soli ciò che non risulta segnalato, perchè nascosto (sconto). A Venezia, ogni spazio urbano affollato da turisti aggruppati è soltanto teatro provvisto di quinte meravigliose. A Venezia, non esistono i veneziani che sono esistiti in passato. Ora è tutto rappresentato ad hoc: quotidiana messa in scena in un emporio commerciale coriandolato su percorsi preordinati per visitatori provvisori (molti    gli occasionali) eteroguidati e addomesticati.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (76)

A Venezia è possibile bighellonare nel suo doppio labirinto di terra e d’acqua, tra calli, callette, campi, campielli, fondamenta e corti, collegate da ponti di ogni dimensione, percorrendo gli itinerari della guida di Corto Maltese scritta da Lele Vianello e illustrata con disegni di Hugo Pratt e Guido Fuga, riedita nel 2011 da Rizzoli–Lizard. A una condizione, però, che si bighelloni per scoprire la Venezia nascosta, non segnalata dalle guide fornite dai tour operator ai turisti massificati che costituiscono il flusso pecoreccio considerato fastidioso dai lagunari residenti. Intenzionati a recarsi nella Corte dal Pozzo d’Oro e poi in quella degli Orfei,  a percorrere il Rio Terà dei Pensieri e poi quello degli Assassini, a percorrere la Calle Larga dei Proverbi e poi la Calle del Amor degli Amici, ad  attraversare il Sottoportego dei Cuori d’Oro e a salire sul Ponte degli Squartati (per es.). Evidenziando con un lapis ogni segnalazione relativa ad accadimenti stravaganti, ogni indicazione relativa a luoghi abitati da personaggi illustri o sedi di attività estinte di pubblico servizio eno-gastronomico e merceologico, oppure destinate all’estinzione perchè divenute obsolete, nei casi in cui risultano sopravvissute diversamente nomate e gestite. L’affabulazione scritta e disegnata per tale guida PrattCortoMaltesefan è schematica, la sua redazione risulta vintage: tanto che non la danneggerebbe una revisione. Bighellonando itinerati come nel capitolo Porta dell’Oro (pp.122-123, per es.) sarà inevitabile notare (e annotare) che: risulta assente il grande oleandro radicato in una vera da pozzo; la libreria d’arte Electa si è autosoppressa nel luglio 2011; nella Chiesa San Luca indicata come luogo di sepoltura dello scrittore Pietro Aretino, non vi è traccia di alcun sepolcro con tale nome e cognome, nè lo ricorda chi in tale chiesa celebra i riti sacri; il gestore della enoteca Al Volto non possiede collezionati più di mille vini diversi come lo storico gestore Car-bon. Itinerati come nel capitolo Porta dell’Amore, non leggiamo che Palazzo Zenobio (p.157) è monetizzato come multi space espositivo e  guardiamo da lontano il vecchio Molino Stucky (p.161) ignorando che è stato ristrutturato con destinazione d’uso alberghiero. Nel capitolo Porta del Colore (p.166)  non ci risulta reinsediata altrove l’Accademia di Belle Arti. Ai lettori di libri scritti da autori divulgatori della microstoria cittadina, qualche accadimento risulta sceneggiato in location diversa, narrato approssimativamente col linguaggio bacaresco di chi racconta gustando cicchetti e bevendo prosecco, per divulgare ciò che ha sentito dire da altri consumatori di cicchetti bevitori di prosecco. Esemplare la narrazione dell’elefanticidio del 1819 (pp.66-67), sceneggiato (idem illustrato) in Campo della Bragora, eseguito “…dalla Regia Marina con tanto di bombarda e schieramento militare“, anzichè eseguito da un artificiere austriaco nella Chiesa di Sant’Antonin, come nelle illustrazioni coeve e nella narrazione docummentata e blogwebizzata in: http://www.rossiroiss.it/blog/?p=279. Altri accadimenti risultano ignorati, come il culto con pomposi festeggiamenti annuali della Beata Contissa Tagliapietra (1288-1308), le cui spoglie scheletriche sono conservate nascoste nella chiesa San Maurizio, dove risulta insediato il Museo della Musica, dopo essere state venerate dai veneziani durante cinque secoli fino al 1830, altarizzate in una chiesa demolita in Campo San Vio. Come si può apprendere leggendo la bibliografia webizzata come qui di – seguito.
http://www.iantichi.org/node/419 / http://www.iantichi.org/node/422www.iantichi.org/dati/…/pdf/200907_IlRidottoDeIAntichi_luglio_2009.pdfwww.iantichi.org/dati/…/200909_IlRidottoDeIAntichi_settembre_2009.pdf

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (75)
http://www.facebook.com/notes/enzo-rossi-r%C3%B2iss/a-venezia-ovviamente-75/10150269917628473
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2669070.html

A Venezia…  AAA AFFITTASI OVUNQUE E DI TUTTO SPREGIUDICATAMENTE E CINICAMENTE PRO EXPO CONCOMITANTI CON LA  BIENNALE (SIA ARTE SIA ARCHITETTURA) LOCATIONS ETEROGENEE * PORZIONI DI PROPRIETA’ IMMOBILIARI INTERDETTE ALL’USO SIA ABITATIVO SIA COMMERCIALE E SPAZI ESPOSITIVI MERCENARI DISCRIMINATI DAI CRITICI D’ARTE MILITAR-MILITANTI * CANONI MODICI PER LE LOCATIONS PEGGIO MAPPATE E LE PIU’ DISASTRATE E SCOMPHORTATE SPROVVISTE DI SERVIZI IGIENICI ADEGUATI  E PORTE MUNITE DI SERRATURE IDONEE PER L’OPPOSIZIONE A EVENTUALI TENTATIVI DI EFFRAZIONE O SFONDAMENTO OPERATI  DA MALINTENZIONATI PREGIUDIZIALMENTE OSTILI AGLI AFFITTUARI E AI LORO INTERMEDIARI DI PROFESSIONE  FACCENDIERI ALTRIMENTI SFACCENDATI * ESEMPLARE LA LOCATION (SPIAZZI – CASTELLO 3865) NELLA QUALE E’ STATO INSEDIATO L’EVENTO COLLATERALE “DAYS OF YI “ DEL MUSEUM OF CONTEMPORARY ART  DI SHANGHAI, PROTAGONISTA YI ZHOU. IDEM PER QUANTO RIGUARDA L’INSEDIAMENTO IN CAMPO DELLA TANA DEL MACAO MUSEUM OF ART E DEL HONG KONG ARTS DEVELOPMENT COUNCIL IN FACCENDE CON ARTE COMMUNICATIONS.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (74)

A Venezia sono numerose le donne in età antaizzata da troppi lustri, ficofore vintage sempre meno succose e fumatrici con labbra fellatiose rimpolpate chirurgicamente, separate con alimenti o accoppiate con emolumenti, comunque e quantunque portatrici civettuole di singletudine irreversibile, maitresses di negozi e boutiques per la vendita di oggettistica e abbigliamento di stagione a turisti in transito.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (73)

A Venezia è difficile attivarsi come promotori e organizzatori di eventi artistico-culturali, referenziati da una domiciliazione lavorativa e fiscale allocata altrove. Sia di esempio la PaiviProArte domiciliata in luogo montanaro da Paivi Tirkkonen smogliata De Grandis, divenuta ex socia litigiosa di Arte Communications. Per la Biennale d’Arte 2011 è riuscita a “eventare“ soltanto le partecipazioni nazionali di due mini-repubbliche: Giorgia e Lettonia. Fallendo la organizzazione generale annunciata per Libano e  Bielorussia: idem la collaborazione con Artisti Italiani e Bellati Editore. Non risulta pubblicata alcuna news relativa alla “Mostra Internazionale di Pittura e Scultura all’aperto S. Vito di Cadore Luglio-Agosto, 2011” (annunciata).
ECONEWS WEB – http://ricerca.virgilio.it/ricerca?qs=PAIVI+TIRKKONEN&filter=0&site=lampisterie.ilcannocchiale.it&lr= http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2666258.html

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (72)

A Venezia chi abita al Lido è nomato lidense da chi non lo schernisce nomandolo “lidiota“, cittadino residente nell’unica isola automobilizzata della laguna: un’isola lunga 13 km e larga 850 metri, dove si usa l’auto per recarsi dal tabaccaio e all’unico supermercato mappato in posizione equidistante dai copolinea Actv, ostacolando e investendo (talvolta) chi si veicola in bicicletta.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (71)

A Venezia tre gallerie d’arte d’annata hanno sgombrato ognuna i propri spazi vetrinizzati sul percorso per turisti massificati tra Campo Sant’Angelo e Campo Santa Maria del Giglio. Tutte sul percorso che conduce in Piazza San Marco, così di seguito: Luigi Proietti (Calle della Mandola) AFFITTASI, Contini (Calle del Spezier) si è dimezzato per essere rimpiazzato da una pasticceria , Daniele Lucchetta, ex Traghetto Due gestione Di Marco (Campiello de la Feltrina) AFFITTASI.  Tornabuoni li ha preceduti, sgombrando la sua galleria in Campo San Maurizio pochi mesi prima, per essere rimpiazzato da un venditore di scarpe, abbigliamento e bigiotteria vetrosa. Hanno sgombrato spazi espositivi divenuti simil-stand fieristici per l’esposizione di opere d’autori diversamente noti e mercanteggiati in collettiva permanente: con Fabrizio Plessi vetrinizzato da Contini e Proietti in concomitanza col Carnevale et altri Eventi veneziani.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (70)

A Venezia chi vi risiede stabilmente dopo le ore 20 di ogni giorno può deambulare sui percorsi con segnaletica e negozi per turisti senza essere ostacolato da pedoni intruppati che procedono lentamente guardando le merci esposte nelle vetrine.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (69)

A Venezia la vecchiaia femminile benestante si autorappresenta campionariata da civetterie beneaccessoriate deambulanti, la vecchiaia malredditata d’ambo i sessi si autorappresenta dissimulando agilità motoria disagiata e redditività minidimensionata.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (68)
http://www.facebook.com/notes/enzo-rossi-r%C3%B2iss/a-venezia-ovviamente-68/10150259981418473

A Venezia è stata scritta da un veneziano d’annata, in un commento a un mio post webizzato, la parola “sveneziati“. Considerando privativa la esse che prefissa “veneziati“, è facile supporre che tale parola sia stata scritta per significare & qualificare persone prive di conoscenti & conoscenze di riferimento in Venezia per la fruizione di consulenze & servizi adeguati a soddisfare bisogni & necessità personali contingenti. Sveneziati dal verbo sveneziare, conseguentemente, coniugabile anche scrivendo di chi è stato privato di ogni referente & referenza in Venezia: ripristinato sconosciuto & ignoto in Venezia… come nel giorno dell’esordio tra chi deambula con sicurezza e lavora con profitto in una città costituita da un dedalo di calli, campi e campielli tramati da canali acquei.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (67)

A Venezia l’oggettistica vetrosa a buon prezzo similmuranese made in Cina è commercializzata stabilmente (e sfacciatamente)  in negozi e negozietti sempre più numerosi acquistata dai turisti giornalieri esponenti del popolo bue. Occasionalmente e astutamente, in concomitanza con la Biennale d’Arte, a Venezia si espongono in locations mercenarie, per accreditare (ed eventualmente proporre in vendita) allo stesso popolo bue, opere d’aprés Dalì (in alcune sale del Museo Diocesano) e opere cartacee firmate F. Bacon misconosciute dai baconologi d’antan (in una residenza privata mappata San Marco 1957/A).

A VENEZIA… OVVIAMENTE (66)

A Venezia con sgarbo e senza sgarbi tant’altra 54.Biennale Internazionale d’Arte, con tant’altri paraPadiglioni Italia maxi & mini qua e là nel labirinto cittadino e nelle isole in laguna, autofinanziati, autoallestiti, autocurati, autopromossi, autovisitati, autoammirati, autoenfatizzati, automassmediatizzati, perchè buon pro “facciano“ nel curriculum di chi li ha concepiti e realizzati pro-domo esegetica & artistica propria: griffati collaterali & concomitanti parassiti, velleitari insignificanti & parodici inopportuni, clawneries & simulacri, decorativismi a gogò & simil’altro spudorato.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (65)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150205394883473

A Venezia, all’operatore/impresario culturale straniero può accadere di essere accompagnato da persona ovviamente intermediaria nell’ufficio personale di un poliglotta organizzatore/imprenditore di eventi veneziani, interessato ad acquisire nuove conoscenze utili per propiziarsi il compimento di nuove intraprese portatrici di profitto personale. Può accadere, perciò, a tale operatore/impresario straniero di essere accolto calorosamente come portatore di business facile e lucroso, meritevole di attenzioni cicisbee e comportamenti cortigiani, lusingato e assecondato con opinioni compiacenti omologhe alle sue  opinioni, siano salottiere oppure socio-politico-culturali. Sappia tale operatore/impresario culturale straniero che a Venezia sono in tanti a darsi reddito parassitario (o terziario) ruolandosi intermediatori per la produzione e fruizione di servizi indotti da attività culturali. E che i più attrezzati (anche infrastrutturati e motonauticati ) per apparire organizzati e interelazionati, si teatralizzano nella propria location come persone in rapporto ravvicinato e confidenziale con “personaggi“ noti: documentandosi fotografati in compagnia prestigiosa con un’accozzaglia di foto patchworkate su superfici parietali e riprodotte in pubblicazioni patinate, inequivocabilmente insieme iconografico blasonante & agiografante. L’operatore/impresario culturale straniero esamini attentamente il sistema di segni costituito dall’eloquio e dalla gestualità del suo interlocutore veneziano, decodifichi l’apparato iconografico e l’arredo della location teatro nel quale risulta messa in scena l’accoglienza durante l’incontro. Non si lasci ingannare dagli apparati, dagli orpelli, dagli artifici, dagli accessori. Le foto che risultano esibite millantano rapporti ravvicinati e confidenziali con personaggi/star incontrati in molti casi opportunisticamente e una-tantum, che l’organizzatore/imprenditore di eventi veneziani ha riverito nel ruolo ilare e  servizievole di fan cicisbeo, oppure paraninfo, oppure cortigiano, oppure arlecchinesco. Più foto in compagnia dello stesso personaggio diversamente abbigliato e in più location con contrassegni stagionali differenti, significano più incontri e delineano un arco temporale macro. Poche foto in compagnia dello stesso personaggio similmente abbigliato in ognuna (singola in qualche caso),  tutte scenografate dalla medesima location, significano incontri una-tantum e delineano un arco temporale micro. Le strutture e le infrastrutture siano considerate necessariamente funzionali e finalizzate.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (64)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150199964043473

A Venezia gli artisti foresti in trasferta per visite nei padiglioni della Biennale, provenienti da territori regionali (sia italiani sia stranieri)  dove vivono stabilmente in soggiorno creativo obbligato, noti a se stessi e ai conoscenti (compaesani – concittadini – comprovinciali), si riconoscono perchè risultano abbigliati da abiti di scena articizzanti acquistati per l’occasione e accessoriati, per la cosiddetta bisogna pratica e narcisa ad hoc, da copricapi giovanilisti, borse casual a tracolla, calzature sportive, occhiali con lenti progressive autoscuranti, oggettistica rammemorante brevi soggiorni turistici esotici. Gli ammogliati si accompagnano a coetanee (o quasi) simil-badanti premurose. I singles (anche i separati o divorziati) in età avanzata, titolari di cariche scolastiche con assistenti o direzioni artistiche di locations espositive pubbliche, si  accompagnano a creative ambiziose più giovani (anche servizievoli) in carriera. L’artisticità risulta segnalata in alcuni da arredo pilifero facciale, particolarmente curato (anche ostentato) da chi lo porta assente oppure scarso sul capo.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (63)

A Venezia gli eventi e le condizioni climatiche determinano il commercio della mercanzia che reddita i venditori ambulanti, i gestori di bancarelle mobili e i proprietari di chioschi stabili. Stivali di gomma di ogni foggia e prezzo durante i giorni dell’acqua alta. Ombrellini usa e getta con mantelline di plastica trasparente durante ogni giornata piovosa. Mascherine cortigianezzanti e copricapi jokeranti in gran quantità nei giorni del Carnevale.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (62)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150196750283473

A Venezia la Biennale dell’Arte dovrebbe essere colta comunque da ogni creativo ambizioso e intraprendente come occasione per concedersi l’opportunità di una esposizione personale concomitante, eventualmente anche collateralizzata, foriera di visibilità internazionale qualificante e comunicazione massmediatica mirata, oltre che di incontri fertili con studiosi e amatori.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (61)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150195763648473

A Venezia, per capitalizzare maggior profitti diminuendo le spese, in alcune aziende vetrarie muranesi si pratica con ogni astuzia o espediente la  riduzione dei tempi di esecuzione per ridurre al minimo i costi di produzione , non disdegnando la “multiplicazione“ di prototipi monocromatici, diversamente dimensionati, mediante il versamento di massa  vetrosa fusa in appositi calchi e la esecuzione di più “souites“ degli stessi diversamente colorati. Siano distinte e diversamente considerate, perciò, le sculture vetrose “multiplicate“, dalle sculture vetrose manu-modellate e soffiate da maestri vetrai, come durante le dimostrazioni per i turisti indirizzati alle fornaci dagli “intromettitori“ al momento dell’arrivo di ogni battello a Murano.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (60)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150192775563473

A Venezia la collateralità espositiva Biennalizzata & Biennalizzante è costituita da un logo venduto a caro prezzo come marchio di qualità da LaBiennale (euro 20.000 + IVA nel 2011), agli organizzatori e promotori di esposizioni personali e collettive realizzate e inaugurate in concomitanza con la Mostra Internazionale dell’Arte, con licenza di riprodurlo su ogni stampato e annuncio pubblicitario. E’, quindi, un business e nient’altro che un business, gestito da un’agenzia fiduciaria che per La Biennale 2011 ha realizzato l’incasso totale di euro 740.000, pagato dagli organizzatori di 37 expo collaterali. Unico costo a carico dell’agenzia l’acquisto preventivo di una quantità di copie del catalogo a prezzo scontatissimo per gli omaggi dovuti ai massmedia e agli accreditati illustri. *** Di molta collateralità espositiva mercenaria concomitante a Venezia con la Biennale d’Arte Internazionale, è possibile scrivere che è costituita da un insieme eterogeneo d’iniziative intraprese per dare visibilità consolatoria e comunicare l’esistenza di creativi in molti casi autoreferenziali e selfpromoter senza fissa dimora mercantile. Una minifiera di artisticità narcisistica, promossa autarchicamente e insediata sparsamente in locations, talvolta sprovviste di pertinenze estetiche, inadeguate a far assumere artisticità ad oggetti materiali che soltanto nelle intenzioni dei loro produttori risultano artistici. E’ possibile scrivere ciò perchè tale collateralità risulta  vacua, alla resa dei cosiddetti conti, comunque marginalizzante, penalizzata dalla scarsa audience massmediatica che suscita e dalla pochezza dei visitatori che registra il suo insieme. Soprattutto la collateralità vetrinizzata sulle isole, in strette calli di collegamento sprovviste di negozi per la bisogna dei turisti, in campielli introvabili nel labirinto dalla mappa cittadina, in residenze privata disabitate perchè ubicate in zone disagiate dalla collocazione mappale o dall’acqua alta durante i mesi da ottobre ad aprile, in chiese sottratte alla celebrazione di messe et similia, lontana dai percorsi privilegiati dal flusso turistico, nelle zone periferiche di ogni sestiere, prive di attrazioni artistiche monumentali nelle più immediate vicinanze, là dove abitano le classi sociali meno abbienti, ed è necessario recarsi appositamente “colà“, perchè non ci si passa (come suol dirsi!). *** Altro è possibile scrivere, scegliendo per argomento la collateralità padrinata da critici illustri discriminati dalla organizzazione delle expo nei Giardini e all’Arsenale promotrici di artisticità ufficiale in atto o in fieri. A cominciare dalle expo accreditata da Achille Bonito Oliva (Oksana Mas), Germano Celant (Anselm Kiefer), Giacinto Dipietrantoni (Jean Fabre), Demetrio Paparoni (Glasstress) et omologhi/analoghi.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (59)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150191376743473

A Venezia, unica città italiana totalmente pedonalizzata, il “mano nella mano“ si addice a chi vi soggiorna deambulando accoppiato ante, in e post rapporti matrimoniali, comunque risulti etnizzato e anagrafato. Indica appartenenza sentimentale reciproca, desiderio sessuale corrisposto e soddisfatto, lacciolo fisico che lega affettuosità in atto, segnale distintivo di una unità emozionale  taoista (1+1=1) alle eventuali attenzioni dei tanti che nella città lagunare soggiornano deambulando slegati e solitari, oppure incolonnati al seguito di chi li guida su percorsi prestabiliti.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (58)

A Venezia, ai nativi faccendieri che vi risiedono stabilmente, intrallazzando con residenti occasionali stranieri disinformati, per intrometterli in rapporti d’affari prospettando lucrosità a gogò, è consentito (più che in altre città) millantare ruoli professionali, possedimenti e imprese economiche di ogni natura e categoria: a chi è cognomato come uno dei numerosi Dogi è consentito addirittura autoattribuirsi parentele aristocratiche d’antan.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (57)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150189503698473

A Venezia, creativi d’ambo i sessi, di ogni età e nazionalità, con casa e atelier nel luogo natio, suscitatori di eco massmediatica conterranea, considerando dotata di plus-valore ogni mostra d’arte allestita nella città lagunare, spendono grandi cifre per esporre le loro opere in mini gallerie dotate di minus valore mappale, portatrici di minus curricula, gestite da mini promotori/trici, B&B per esposizioni ignorate dai massmedia veneziani, sprovviste di amatori/visitatori abituali.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (56)
http://www.facebook.com/note.php?saved&&note_id=10150188594818473

A Venezia ogni esercizio commercialle (negozio) ha per clienti spendaccioni i turisti occasionali in transito e i passanti stranieri residenti negli alberghi che parlano lingue diverse dalla lingua italiana. Perciò il reclutamento dei dipendenti d’ambo i sessi si manifesta e concretizza affiggendo sui vetri delle vetrine annunci come questi esemplificati qui di seguito: CERCASI VENDITRICI MATURE, CONOSCENZA INGLESE FRANCESE – CERCASI SEGRETARIA ESPERTA PC E VENDITA MAIL- CERCASI COMMESSA CON ESPERIENZA IN NEGOZIO SIMILE – CERCASI COMMESSA SETTORE OTTIMA CONOSCENZA LINGUE.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (55)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150187596788473

A Venezia non è possibile visitare tutti i luoghi museali delle Istituzioni pubbliche e private durante le ore di apertura di una sola giornata, poiché costituiscono un insieme di locations, variamente insediate e gestite, sia nei sestieri cittadini sia sulle isole maggiori, che è destinato a diventare più numeroso per l’uso non alberghiero cui saranno destinate proprietà immobiliari, sia pubbliche sia private, terminati i lavori di restauro in corso d’opera.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (54)
http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150186648678473

A Venezia è possibile godere cattiva reputazione (come suol dirsi!) presso i massmedia cartacei locali e i concittadini che li leggono attentamente ogni giorno, senza essere per ciò danneggiati granchè economicamente, se ci si reddita affaccendati in affari con controparti straniere, residenti in territori stranieri, occasionalmente in soggiorno provvisorio veneziano, sia turistico sia culturale, all’oscuro dei fatti che hanno originato cattiva reputazione.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (53)

A Venezia non è possibile dare passaggi a bordo di auto o moto veicoli andando a una festa, oppure ritornando da una festa: è possibile soltanto accompagnare qualcuno/a ovunque a piedi. A meno che non si possieda un natante motorizzato personale, provvisto delle indispensabili autorizzazioni a navigare in ogni canale giorno e notte.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (52)

A Venezia il mercante d’arte imprenditore/investitore gestisce la propria galleria/negozio pubblicizzando ed esponendo stabilmente opere degli stessi artisti, poiché non è visitata ogni giorno dagli stessi amatori: Contini e Ravagnan insegnano. Il mercante d’arte locatore/courtier/intromettitore, invece, gestisce la propria galleria come un albergo/pensione:  diversamente costosa per quanto riguarda la posizione mappale,  la stagione (con o senza acqua alta), la concomitanza con i grandi eventi (Biennale, Mostra del Cinema, Carnevale… per es.), la curatela critica, la durata calendariale, il trasporto delle opere, i servizi di comunicazione massmediatica e promozione pubblicitaria. Ogni altro mercante d’arte similCortina o similRavagnan, insediato a Venezia, per darsi reddito e benessere deve attivarsi in fiere e mercati, sia in Italia sia all’estero, dove si accredita e propaganda lagunargriffato: nel ruolo faccendierato di chi si millanta portatore di prestigio con redditi indotti,  sapendosi affarista approssimativamente acculturato, emulo (in sedicesimo) di Marco Polo nel meravigliare narrando le proprie gesta commerciali meravigliandosi.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (51)

A Venezia tutto è chiesa oppure museo, luogo collettivo (santuario) per la celebrazione di riti e il culto (alimentazione) di miti. Esponendo temporaneamente, oppure stabilmente, oggetti materiali dotati di pertinenze estetiche – dipinti, sculture, installazioni – visibili o visionabili pagando ticket variamente costosi: sinergicamente e reciprocamente al traino. Come Punta della Dogana, Fondazione Vedova e Fondazione Guggenheim, tra la Chiesa della Salute e le Gallerie dell’Accademia, per esempio. Con bar, book shop e mercatino remunerativo di oggettistica varia.

A VENEZIA…OVVIAMENTE! (50)

A Venezia la Biennale d’Arte  può essere colta come occasione per eventarsi in concomitanza come artista, come operatore culturale, oppure come mercante d’arte imprenditore. Per fare ciò, con maggior profitto, è necessario provvedersi di una location espositiva dotata di plus-valore mappale perché posizionata in una calle molto transitata, in un campo crocevia di più percorsi, su una delle due rive del Canal Grande tra la Ferrovia e la Punta della Dogana. Privilegiando, ovviamente, le locations insediate nel sestiere San Marco (in primis) e nei sestieri San Polo e Dorsoduro (in secundis): poiché le locations insediate negli altri sestieri (Santa Croce, Cannaregio e Castello) risultano dotate di minus-valore mappale. L’utilizzo di ogni altra locations comporta rischi che consiglio di valutare preventivamente escogitando come contenerli o neutralizzarli: soprattutto i rischi di esposizioni insediate in calli sprovviste di attività commerciali transitate soltanto da veneziani residenti e da turisti albergati nelle vicinanze.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (49)

A Venezia la Biennale insediata nelle locations chiesastiche è la Biennale di alcune partecipazioni nazionali prive di padiglione nei Giardini e di alcune expo collaterali al servizio del cosiddetto Sistema dell’Arte che le sponsorizza pro-businnes-proprio. E’ una Biennale che non condivide lo stesso numero di visitatori con la Biennale dei Giardini e dell’Arsenale, pur condividendo il Catalogo, perchè risulta disordinatamente insediata sulla mappa urbana e faticosamente raggiungibile. Ha il vantaggio, però, d’interagire fertilmente con le opere d’arte antiche che dotano e connotano le locations chiesastiche, e con le architetture interne ed esterne che la scenografano, allestita rispettando regole prestabilite dalla Sovrintendenza alle Belle Arti e da un ufficio apposito del Patriarcato.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (48)

A Venezia, è stato blasonato ed enfatizzato ingannevolmente dal Paolo De Grandis –Open – Arte Communications, come “palazzina a un solo piano” (piano terra), un magazzino medievale per l’accatastamento di merci, spazioso 360 mq (sala di ingresso 80 mq, sala espositiva 280 mq, servizi igienici), nomato Fondaco Marcello, di proprietà Maria Teresa Alverà,  sprovvisto di spazi esterni ma con affaccio sul Canal Grande, raggiungibile a piedi percorrendo una calle deserta, lunga 140 passi e stretta 140 cm. E’ accaduto ciò nel momento in cui tale Fondaco è stato utilizzato come padiglione per la Biennale Arte 2009 e la Biennale Architettura 2010 del Portogallo, illustrato come location spaziosa quasi 400 mq, destinata ad essere  convenientemente restaurata e infrastrutturata, futuro centro culturale permanente dotato di sala da tè: “… un angolo d’Oriente nel cuore di Venezia”, “… spazio per esposizioni, privilegiando in particolare i giovani artisti… mantenendo però dei costi ragionevoli». Fino al giorno in cui alcuni accadimenti disdicevoli hanno riprogrammato la sua gestione, determinando l’accantonamento di ogni progetto del De Grandis Arte Communications relativo alla sua gestione, successivo all’annuncio del riutilizzo come padiglione per la Biennale Arte 2011 del Portogallo, referente la  Direcção-Geral das Artes / Ministério da Cultura portoghese (geral@dgartes.pt – tel. +351 21 1507010).

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (47)

A Venezia sono attivi full-time persone faccendiere e associazioni precarie che si danno reddito rapportandosi parassitariamente all’arte e all’artisticità soltanto per l’utile più immediato e pro-domo-propria che possono realizzare procacciando locations espositive et altro mercenario alle rappresentanze nazionali prive di sedi nei Giardini. Rappresentanze nazionali prive anche di rapporti col sistema dell’arte costituito da portatori di conoscenza specifica e locations espositive dotate di pertinenze estetiche e promozionali comprovate. Poichè tali persone e associazioni procacciano locations marginalizzanti malcollocate o defilate nella mappa urbana e poco considerate dagli addetti ai lavori della promozione artistica, le segnalo e commento campionariandone acune qui di seguito. Altre le segnalerò e commenterò postando altri testi successivamente. Oratorio di San Ludovico Location angusta e degradata, insediata nella Calle dei Vecchi 2552: una calle morta larga un metro e lunga 56 passi, collocata in una zona estremamente periferica o marginale, poco abitata e conseguentemente poco transitata del Sestiere Dorsoduro, quasi sul Canale della Giudecca, lontanissima da Piazza San Marco, nei pressi della stazione marittima che non risulta segnalata sulla mappa cittadina come attrazione turtistica, poichè non è costituita da un complesso architettonico artistico e secolare. (Gestione e locazione: Associazione Nuova Icona, Giudecca Calle del’Olio 454) Spazio Espositivo Riva San Biagio -  Micro monovano ex negozio di cianfrusaglie vetrose kitsch per turisti massificati. Non è collocato su una fondamenta con affaccio sul Canal Grande (come descritto ingannevolmente nel web), ma sulla Riva San Biagio 2145 del Sestiere Castello, prospiciente la laguna poco distante dai Giardini (fermata Actv Arsenale4), al di là della Punta della Dogana. (Gestione e locazione: Arte Communications del sodalizio De Grandis-Tirkkonen in liquidazione con lite giudiziaria). Spazio Espositivo Ferrari – Ex ufficio professionale, location con accesso disagiato nella Calle Castelli 6095 Cannaregio, bretella di collegamento tra un mini Campo dei Miracoli e una corta fondamenta mozza – Van Axel de le Erbe -    transitati prevalentemente da chi vi risiede. Palazzo Malipiero – Location minore e porzione edile succedanea di un Palazzo nobile residenza De Michelis, costituita da ambienti di servizio plebeo con l’accesso in Ramo Malipiero- San Marco 3078-3079 : una calle morta retrostante claustrofobica, lunga 23 metri e larga un metro, reperibile con difficoltà sulla mappa da chi non sa deambulare a Venezia al di fuori dei percorsi turistici contrassegnati da segnaletica ad hoc.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (46)

A Venezia, Arte Communications si è annunciata come organizzatrice di Open 2011, expo collettiva di sculture en-plein-aire, concomitante con la Mostra del  Cinema al Lido di Venezia. IL Paolo De Grandis, che di Arte Communications è con-titolare, consocio in lite giudiziaria con la controparte associata, la organizzerà irreversibilmente smogliato dalla finlandese Paivi Tirkkonen, procedendo in compagnia di una curatrice nomata Carlotta Scarpa, su un percorso che ha il tracciato di una scala in discesa. Open 2011 sarà ri-proposta, come ogni anno dal 1998, a individui creativi, senza fissa dimora espositiva diversa dal proprio atelier, bisognosi di  visibilità e rapporti ravvicinati e remunerativi col cosiddetto Sistema Internazionale dell’Arte. Col proposito di clientelare partecipazioni self-sponsorizzate nei bacini di produzione e utenza artistica di Mondi Artistici Terzi, Quarti, Quinti et seguenti: malcelata come evento espositivo effimero e notiziata da una irrilevante comunicazione masmediatica, sia web sia cartacea. Col De Grandis imprenditore “… al fine di documentare e valorizzare l’arte moderna e contemporanea, nonché di promuoverne lo studio e la conoscenza” (così self-webizzato!): organizzatore veneziano Lido-insediato  al servizio mercenario pro-domo-propria di Individui Creativi con case e ateliers in luoghi marginali e marginalizzanti, cittadini in gran numero di mini complessi urbani, edificati in diversi territori nazionali, amministrati da governanti democratici e non. http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2626100.html

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (45)

A Venezia, nel momento in cui si deambula smarriti nel suo labirinto di calli e campi, consiglio di chiedere indicazioni sul percorso da intraprendere per raggiungere la propria meta al più veloce dei viandanti, scegliendolo tra chi procede a passi spediti superando chi lo precede affiancato anzichè incolonnato, costituendo staccionata anzichè fila indiana. Tale viandante sicuramente sa dove andare muovendo meno passi possibili, perchè conosce la topografia di Venezia, città nella quale risiede o vi abita periodicamente da gran tempo.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (44)

A Venezia può accaderci di visitare la Chiesa di San Giovanni Battista in Campo della Bragora, nella quale fu battezzato Antonio Vivaldi detto “Il Prete Rosso“ (nato il 4 marzo 1678), e di leggere su un foglietto di carta,  scritto col pennarello e puntinato sul confessionale : Un altro amico della musica, Wolfang Mozart ha alloggiato nella casa di fronte. Nella stessa casa di fronte in cui abitiamo da alcuni giorni. Perchè a Venezia, può accadere come in poche altre città italiane di soggiornare abitando là dove hanno abitato personaggi illustri, oppure in edifici contigui alle loro abitazioni: in gran numero i poeti, i musicisti, gli scrittori, i pittori.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (43)

A Venezia l’inizio della stagione primaverile ha dato inizio anche ai lavori per la preparazione (risanamento e deumidificazione) delle locations sedi dei padiglioni espositivi nazionali della Biennale 2011 dislocati lontano dai Giardini. Locations maltratte dal non uso durante l’autunno-inverno e dall’acqua alta, in gran numero. Residenze private non abilitate per la domiciliazione famigliare permanente. Unità immobiliari condominiate in Palazzi malmappati con affacci su calli transitate soltanto da chi vi abita stabilmente. Contenitori eterogenei edificati nella periferia di ogni sestiere, abilitati all’uso espositivo provvisorio soltanto per consentire la biennalizzazione di partecipazioni nazionali prive di padiglioni nei Giardini. Scrivo ciò conoscendo molte locations intermediate da chi a Venezia si è dato e continua a darsi reddito attivandosi come intromettitore di esposizioni d’arte ovunque possibile in proprietà immobiliari lagunari disabitate… comprese alcune disabitabili.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (42)

A Venezia è stato concepito un Sigillo informatico per certificare, con apposita etichetta, la qualità e la tracciabilità del vetro made in Murano: con l’intenzione di smascherare la commercializzazione del vetro made in Altrove (Cina compresa). Prodotto dalla Logix dell’aministratore delegato Attilio Minafra, tale Sigillo, il cui contenuto informatico è scaricabile con un clic da ogni smartphone personale, è stato illustrato alla stampa durante una presentazione nella fornace dei cugini Schiavon (Massimiliano e Annarita) il 24 marzo 2011, con l’auspicio che sia preso in considerazione dalla Promovetro che gestisce il marchio del vetro muranese, e adottato anche dai titolari delle fornaci lagunari storiche. Sic! il giorno dopo nei testi dei cronisti locali che non hanno scritto del diffuso disinteresse per l’iniziativa tra gli imprenditori vetrai e i commercianti di manufatti vetrosi, con aziende e negozi a Murano e Venezia che monetizzano la muranesità quotidianamente a gogò e a prescindere.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (41)

A Venezia chiunque può costituire un gruppo carnevalesco e ruolarlo idoneo a rappresentare il Carnevale  veneziano, masmediatizzandolo delegazionato in luogo foresto dal e col patrocinio oneroso di una Istituzione autorevole regionale. Ho pensato ciò leggendo ne “Il Gazzettino” del 18 marzo 2011 che uno sparuto gruppo in abiti cinquecenteschi ha rappresentato in Turchia la tradizione del Carnevale di Venezia, sfilando come Serenissimo Tribunale de l’Inquisithion, con tanto di gonfalone marciano, per le vie del quartiere di Beyoglu fino a Piazza Galata a Istambul. Delegazionato a spettacolarizzare en-plein-air la presentazione “governativa” di un libro intitolato “Percorsi veneziani nel Mediterraneo” (pp.330, ill.280, euro 49) di Diego Santaliana (testi) e M.Fatih de Mirhan (foto), Terra Ferma Ed., per l’organizzazione del Teatro Casa d’Italia di Istambul, promoter la Marco Polo System G.e.i.e. Sotto a chi tocca, quindi, ovviamente in maschera e ben relazionato con qualche Istituzione autorevole veneta, tra chi si considera delegazionabile in luoghi foresti come “rappresentante” della tradizione veneziana export-abile: poiché il copyright della tradizionalità carnascialesca veneziana è patrimonio collettivo, gli abiti è possibile noleggiarli un tanto al giorno, la gestualità e la postura “cinquecentesche” è possibile proporle anche surrogate. Propagandando un libro nel quale il Carnevale risulta eluso (ignorato), strada facendo, persino come festa popolare tra i sistemi di difesa e gli insediamenti contrassegni delle rotte commerciali.

A VENEZIA… OVVIAMENTE! (40)
A Venezia il 17 marzo 2011 le bandiere tricolori esposte da cittadini residenti stanziali non sono risultate numerose. Quelle esposte da chi occupa residenze pubbliche sono risultate doverose o consuete, quelle esposte dagli albergatori sono risultate opportune o convenienti: particolarmente quelle balconizzate sulle due rive del Canal Grande per essere fotografate dai turisti in transito a bordo dei battelli Actv. Il tricolore è risultato parsimoniosamente esposto a Venezia persino lungo le calli abitate dai meno abbienti che asciugano il bucato steso su fili tesi tra la propria finestra e la finestra dirimpettaia, come nei vicoli napoletani. Poichè tutto ciò è segno che dice che… e dice a…, il tricolore parsimoniosamente esposto in una città che è capoluogo di una Regione governata dalla Lega, cosa ha detto del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia a futura memoria d’intercocutori posteri?
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (39)
A Venezia… “Apunto. Sto carneval obligatorio l’à za rot i coioni“: ha scritto in Facebook, alle ore 13.57 del 5 marzo 2011, Paolo Fiorindo, per manifestare la propria insofferenza, nel ruolo di individuo creativo veneto d’hoc e veneziano quando bisogna pro-domo-propria, interlocutore carnascialesco del giovanissimo poeta facebookamiciziato Alessandro Burbank. Lo stesso Paolo Fiorindo scrittore che si dà visibilità e clienti anche come performer teatrante in tournée permanente nel territorio di residenza, occasionalmente in rapporto ravvicinato con la Compagnia De Calza “I Antichi“ che dal 1981 si obbliga il Carnevale obbligandolo ai suoi accoliti ed estimatori.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (38)
A Venezia sono numerose le tombe ridotte in macerie nel recinto evangelico (XV) del cimitero San Michele in Isola, dove risultano interrati i poeti Ezra Pound (1885-1972) e Josif Brodskij (1940-1996), con Ashley Clarke ambasciatore britannico in Italia dal 1953 al 1962. Tutte pretenziose e monumentalizzanti ultime dimore di persone straniere venezianofan d’ambo i sessi, note e meno note, certamente benestanti e ben’inumate dopo essere state beneaccasate in altri tempi.Tutte evidentemente rottamate nel cosiddetto frattempo, da movimenti sismici annosi e dall’incuria concausa di parentele e posterità disinteressate, oppure estinte. Alcune di queste tombe, tra le più abbandonate e disastrate, le segnalo qui di seguito, scrivendo i nomi delle identità chi vi risultano sepolte per notificarle a Google e dar loro, così,  presenza nel web. Jean Schlumberger (1907-1987) – Eugene Schuyler (1840-1890)- George Eliot (1885-1891) – Walter Pfeiffer (1898-1944) – Carl Bernhard Aubin (1806-1887) – Joseph Spagnol (1882-!924) – Emmi Ameln Mowinckel (1880-1908) – Sarah McLean Drake e Janet Drake morte il 10 marzo 1014 – Amalia Balmas nata Micoi (1869-1912) – Stefan Von Timanyi (1845-1887) – Alessandro Blumenthal (1822-1888) – Leonardo Fohb (1805-1890) – G. H. Bloot (1807- 1891) – Elisabeth Catharina Stoltz Bloot (1831- 1903) – Albert Max  (1856-1882) – Guglielminae Forbes Browin (1820-1909) – Anna De Stcherbuninn nata Stieglitz, morta il 30 ottobre 1842 ventiquatrenne – Henrietta Dayton Ogden (1846- 1903) – Theresa Kastener (1820-1895) – Albert Druce, morto il 20 ottobre 1908 settantaquattrenne. Sic transit gloria mundi… in sepolcri trascurati e svisitati.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (37)
A Venezia il vetro d’artista che consente il maggior profitto (lucro) è il cosiddetto “sommerso“, perchè è possibile modellarlo (produrlo) in tempi brevi riducendo i costi al minimo. Il “sommerso“ più lucroso è costituito da un monoblocco con inglobata (come nell’ambra) una presenza iconica monocroma unica, poichè consente di monetizzare un maggior guadagno rapportato a un minor tempo di esecuzione. Pochi elementi segnici, simil-geroglifici oppure tratti somatici simil-arcaici graffiti approssimativamente con un punteruolo su foglie d’oro sandwhichate tra due masse vetrose monobloccate (saldate) roventi (per es.) e il gioco risulta “fatto“ (e vinto).
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (36)
A Venezia Emilio Vedova (1919-2006) risulta poveramente interrato e segnalato nel recinto greco (XIV) del cimitero San Michele in Isola, in posizione prospiciente le tombe del duo Stravisky – Igor (1882-1971) e Vera (1888-1982) – che lo blasonano non lontano dalla tomba monumentale di Sergej Diaghilev (1872-1929) e con all’estremo limite la tomba parietale e anartistica dell’allenatore Helenio Herrera (1916-1997). Le tombe del pittore veneziano e del trainer sudamicano non risultano contrassegnate da reperti oggettuali o floreali testimonianze di visitazioni parentelali periodiche o di turisti estimatori. Le tombe dei due Stravisky, invece, risultano contrassegnate in ogni stagione da reperti floreali recenti e rinsecchiti. Così come la tomba di Diaghilev risulta contrassegnata da reperti floreali e  oggettuali: con incluse scarpette di étoiles (sia in buono stato, sia rottamate dalla esposizione alle intemperie), che si fanno supporre donate dopo essere state calzate per ballare simulando un cigno et altro simbolizzante rapporti professionali e sentimentali col bello classico danzante.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (35)
A Venezia l’inverno è più invernale per chi vi soggiorna in appartamenti scomphortati, tanto da qualificarlo “infernale“ con gironi che si susseguono uno più freddo dell’altro fino all’ultimo freddissimo al di là di ogni supposto limite estremo antartico. Poichè i muri di ogni abitazione veneziana scomphortata – peggio ancora se disabitata – immagazinano ed emanano freddo, che le finestre lasciano infiltrare per sovrapiù, durante la stagione invernale.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (34)
A Venezia i 60.000 (circa) residenti nelle sue 18 isole, la cui superficie urbanizzata totalizza una dozzina di kilometri perimetrali, si attivano per lucrare tutto il lucrabile possibile, animati “…non già dalla grandezza di qualche visione particolare, bensì dai loro  interessi immediati e spesso miopi“: parole di un poeta russo che ha soggiornato nella città lagunare preferibilmente durante i mesi dicembre e gennaio di 17 inverni, considerandola una città Penelope “… che tesse le sue trame di giorno e le disfa di notte, senza che ci sia un Ulisse all’orizzonte“. Parole di Josif Brodskij (1940-1996), Premio Nobel 1987 sepolto a Venezia distante dieci passi dalla ultima dimora del duo Ezra Pound (1885-1972) – Olga Rudge (1895-1996), nel recinto evangelico del cimitero San Michele in Isola.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (33)
A Venezia si è pesci, tutti pesci: sia in transito giornaliero, sia in soggiorno turistico o professionale. “Pesci presi nella rete o guizzanti in libertà, ma sempre pesci“: Sic! nel “Fondamenta degli Incurabili“ (cap.32) del Premio Nobel Josif Brodskij (1940-1996). Considerando pescatori tutti i residenti, veneziani e non, provvisti di ogni attrezzatura per pescarci profittevolmente anche nei giorni dell’acqua alta concomitanti con i giorni della bassa stagione turistica.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (32)
A Venezia sono sempre più numerosi i gestori di negozi/gallerie che si danno incassi di somme multizerate vendendo composizioni totemiche decorative,  costituite da elementi plastici vetrosi (in alcuni casi multiplicati), spiedinati (oppure incollati) in verticale (poi) per totalizzare ricavi più consistenti, a prescindere da ogni parvenza artistica ortodossa artatamente simulata. Chi si è sperimentato come intromettitore (cosiddetto e regolamentato in laguna!), prima d’intraprendere l’attività dell’imprenditore vetrario, si attiva per distinguersi anche come promoter ed eccellere nel commercio di tali totem, disdegnando la vendita di manufatti vetrosi poco costosi, effettuata da chi asseconda la disponibilità finanziaria di ogni cliente e approva ogni preferenza, per incassare ogni possibile euro, prima che lo incassi il titolare del negozio contiguo o dirimpettaio.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (31)
A Venezia, città nella quale “nessuno è mai vecchio“ (sic! scritto da Hemingway), all’over 70, diversamente anziano di bell’aspetto e inequivocabilmente in buona salute, è consentito allungarsi la vita di almeno 10 anni, imponendosi una velocità di movimento pari a 0,92 metri/secondo, deambulando quotidianamente per calli e campielli collegati da ponti con su e giù obbligatori. Per saperne di più consultare Stefania Badinelli dell’unità geriatriaca dell’università di Firenze, in rapporto con Stephanie Studenski della università di Pittsburgh.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (30)
A Venezia il pasto a buon mercato, alternativo alla pizza margherita spadellata e tagliata  in quarti costosi 2,50 ognuno, è una necessità primaria per ogni turista della categoria itinerante mordi-e-fuggi. La lettura delle offerte vetrinizzate dai ristoratori, perciò, diventa un obbligo per scegliere tra le più convenienti. Il menu turistico costoso tra i 10 e i 15 euro (bevande escluse col servizio compreso) è il più proposto. Il menu veneziano è una trappola intrigante. Il pasto dell’operaio, costituito da pasta al sugo, polpette in purea di patate e acqua del sindaco (rubinetto) in caraffa, il meno ingannevole.  Il piatto della casa il più rischioso: particolarmente se ha per sottotitolo “di tutto un po”, che lascia intendere “… degli avanzi del giorno prima” riciclati previa ricottura o riscaldamento in forno a micro onde. Sperimentare ciò nel ruolo di clienti dell’Enoteca Boldrin S.Cancian, locata nella Salizada San Canzian: la bretella viaria che accorcia la distanza del  percorso Ponte di Rialto – Fondamenta Nuove, oppure Ponte di Rialto – Ospedale e viceversa.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (29)
A Venezia è un obbligo per chiunque d’ambo i sessi e in ogni stagione fotografarsi banalmente in Piazza San Marco. Particolarmente nel giorno concomitante con un evento biografante. Tra e con i piccioni, instivalato/a nell’acqua alta, single oppure accoppiato/a, cenacolizzato/a al centro del proprio gruppo per ruolarsi leader con seguaci: a futura memoria di un soggiorno storicizzabile la cui narrazione sia possibile, poi, farcirla con irrealtà e fantasmagorie, per blasonare realtà altrimenti turisticizzata ad usum mordi-e-fuggi. Esemplare la foto d’antan inedita che illustra questo testo (riproduzione riservata) nella quale risulta documentato lo stravagante Petrolini (1884-1936), autore e attore comico in dimestichezza con l’assurdo e l’insenzato, piccioni sulle mani in Piazza San Marco, la basilica sullo sfondo, in posizione centrale tra attori e attrici della sua compagnia teatrale: tre alla sua destra, tre alla sua sinistra e un  nugolo di piccioni tra i piedi. Durante un giorno dei primi anni 30, alla fine della stagione autunnale, oppure nel principio della stagione invernale… poichè il gruppo fotografato risulta incappottato.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (28)
A Venezia il poeta Mario Stefani (nato  nel 1938) si è suicidato nella sua città natale il 4 marzo 2001, giorno undecimo dalla fine del Carnevale o della Quaresima, ponendo fine a una esistenza “…ricca di inviti, riconoscimenti, successi, ma povera di affetti, di quelli veri e solidi“ (Roberto Bianchin). Ultimo incontro con i Compagni De Calza I Antichi in Campo San Maurizio mercoledì 21 febbraio, giorno ultimo del Carnevale e del Festival della Poesia Erotica.  Il 4 marzo 2001 un poeta veneziano si è ucciso per non continuare a caminare fra la gente / il volto ilare / e la morte nel cuore. Come in tanti dei suoi omologhi. Con tutte le voglie di quand’era ragazzo innamorato di ragazzi, ma il corpo stanco e tanti ricordi di innamoramenti omofili che gli pesavano come pietre: parole sue poetate meritevoli di essere altrimenti e con altra mente riscritte. Rammemorando questi pochi versi editi post mortem: prenderò il treno e me ne andrò sarò solo come sempre qualche sorriso discreto un cenno di saluto non mi aspetterà nessuno all’arrivo tranne che l’abbraccio della morte Durante i giorni del Carnevale, in ogni assembramento mascherato o ballo in maschera, a Venezia come in ogni altro luogo, è presente dissimulato uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse: quello che impugna la falce, impegnato a scegliere chi falciare principiando la Quaresima. Concluso il Carnevale, il poeta veneziano Mario Stefani decise di prendere un treno per recarsi là dove nessuno lo avrebbe atteso all’arrivo, poichè ad attenderlo ci sarebbe stata soltanto la morte per l’abbraccio conclusivo. Per non continuare a dissimulare i disagi della propria condizione di portatore conclamato di singletudine alienante, disapprovando l’ilarità amicale incontinente dopata da liquidi alcolici ingurgidati ad libitum fino all’esaurimento della fornitura predisposta. Per non continuare a includersi tra chi gli si accompagnava occasionalmente elargendogli sorrisi convenzionali. Per non condividere altre opinioni prive di sapienzialità, espresse durante conversari superficiali. Per interrompere definitivamente ogni ulteriore manifestazione di affettuosità pensando ad altri e ad altro, millantando disponibilità di tempo e ascolto.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (27)
A Venezia non possono dormire sotto i ponti i senzacasa perchè sono anche senzabarca. A Venezia nel giorno di Natale, durante il quale risultano chiusi i negozi commerciali, oltre a numerosi bar e ristoranti, ogni esercizio commerciale o di servizio della comunità straniera (particolarmente quella cinese) rispetta gli orari di apertura e chiusura… anche durante le ore dall’acqua alta.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (26)
A Venezia l’Hotel Danieli, location cinematografica del film “The Turist“, ha balconi che si affacciano sul Canal Grande con alla destra il Ponte di Rialto poco distante e il mercato della frutta reggiungibile fuggendo sui tetti, anzichè con l’ingreso sulla riva e gli affacci prospicienti l’Isola di San Giorgio. Il gran ballo con Angelina Joli e Johnny Depp, tra decori similaristocratici d’epoca e arredi posticci, è stato ambientato nella Scuola della Misericordia, defilata nel Sestiere Cannareggio e in ristrutturazione  per essere usata come padiglione per conventions e allestimento di esposizioni d’arte e  fieristiche, dopo essere stata usata come palestra similpalasport. L’aprodo per i taxi acquatici, sia in partenza sia in arrivo, all’aeroporto risulta paradossalmente a ridosso di una pista con aeromobile in partenza o arrivato da poco. Dall’interno di ogni ambiente filmato gli attori protagonisti del film guardano esterni veneziani visibili da chi abita altri interni, diversamente mappati nella città lagunare. Ogni  percorso a piedi, oppure a bordo d’imbarcazioni, sia tra le calli sia nei canali,  è costituito dal montaggio di frammenti di percorsi filmati in calli e canali di Sestieri diversi. Soltanto le immagini totali riprese dall’alto riproducono immagini tali e quali alle immagini visibili da chiunque sorvoli Venezia a bordo di un elicottero. Il tutto con gondola provvista di gondoliere e turisti in transito sullo sfondo di primi piani ammiccanti per suscitare il desiderio di un soggiorno “turistico“ e avventuroso con lieto fine a Venezia… durante la proiezione.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (25)
A Venezia non suscita interesse ciò che accade a Mestre. Chi abita stabilmente a Venezia, oppure vi  soggiorna periodicamente, non si reca a Mestre per andare a teatro, al cinema o là dove si presenta un libro o s’inaugura una esposizione d’arte. Perchè è considerata dopolavoristica l’attività culturale mestrina, intrapresa e svolta da volonterosi amatori presupponendo utenti altri amatori che abitano e lavorano in loco e nel circondario: separati dalla monumentale e  aristocratica città lagunare, accasati e famigliati sulla terra ferma collegata alla città anfibia dal Ponte della Libertà inaugurato da Mussolini nel 1933. Perchè Mestre dispone di una utenza culturale residenziale in soggiorno creativo obbligato, incomparabile alla utenza turistica e cosmopolita veneziana in soggiorno ludico o mirato. Perchè ciò che accade a Mestre è minimizzato con notizie scritte dai redattori della cronaca provinciale. Perchè ciò che accade a Venezia è puntualmente maximizzato (spesso… anche a prescindere!) con reportages pubblicati da massmedia diffusi su tutto il territorio nazionale, suscitatori di eco internazionale.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (24)
A Venezia Toni Toniato si appresta a compiere gli 80 anni. Si è ammogliato sposando la figlia del pittore Virgilio Guidi destinandosi al ruolo di guidologo per eccellenza acquisita sul campo domestico. Ha diretto l’Accademia di Belle Arti insediata alla fine del ponte di legno sul Canal Grande. Ha presieduto la Fondazione Bevilacqua La Masa. E’ stato critico d’arte militante e ambito come presentatore di esposizioni e autore di libri d’arte. Continua ad abitare nella calle che collega Campo San Maurizio al Canal Grande, cliente del giornalaio che ha l’edicola in Campo Santo Stefano. Incontrando persone che gli sono note, ma che non saluta nei giorni in cui non le riconosce. Sempre meno impegnato (ingaggiato) come  esegeta dell’arte contemporanea, sempre meno influente come mentore (promotore) di artisti in carriera, similmente a tanti altri suoi colleghi coetanei in pensione residenti in altre città, sprovvisti d’incarichi istituzionali e poteri curatoriali: divenuti inequivocabilmente Ex.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (23)
A Venezia Rosa Barovier Mentasti si è data notorietà e attività scrittòria redditata come storica e critica dell’arte vetraria  muranese dalle origini ai nostri giorni, propiziandosi curatele espositive nel territorio regionale e collaborazioni pubblicistiche, fino alla Glasstress 2009 evento collaterale della 53 Biennale Internazionale d’Arte, sponsorizzata e mondanizzata dalla Berengo Collection. E’ stata discriminata, però, come referente curatoriale e membro del comitato scientifico dagli organizzatori dell’esposizione intitolata “L’avventura del vetro“ (dal Rinascimento al Novecento tra Venezia e mondi lontani): “… con il contributo elegante dei designer all’insegna del rigore informale e l’esplosione di creatività della Fucina degli Angeli di Egidio Costantini“ (sic! ne Il Gazzettino). L’esposizione è stata allestita nelle sale del Museo Correr (11 dicembre 2010 – 25 aprile 2011), la curatela risulta assunta da  Aldo Bova e Chiara Squarcina (anche organizzatrice). L’Editor del catalogo (Skira, con testi di  30 Autori Vari) ha pubblicato un “ringraziamento particolare“ alla Barovier Mentasti, inserendola nell’elenco  degli “schedatori“ (R.B.M.) e bibliografando soltanto otto dei suoi numerosi testi editi.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (22)
A Venezia, chi si reca a visitare la Collezione Peggy Guggenheim e poi la Collezione Pinault in Punta della Dogana, dopo essersi incamminato sul ponte dell’Accademia, percorre calli e campielli in successione fino alla Chiesa della Salute, (300 metri o poco più), dove risultano insediate numerose gallerie e simil-gallerie d’arte (40 circa):  tante quante non risultano così numerose in tutta la città di Riga, la Parigi del Baltico capitale della Lettonia. Un concentrato di mini location espositive mercenarie e negozi per la commercializzazione della oggettistica vetrosa muranese e simil-muranese sfacciatamente kitch. Quasi indistinguibili le gallerie d’arte come la Venice Project, con esposizioni periodiche mirate a intercettare l’interesse del collezionismo internazionale informato ed elitario, più che dell’amatorialità massificata. Destinate a chiudere, oppure adeguarsi all’andazzo commerciale consolidato, dopo essersi sperimentate comunque inadeguate a superare ogni esame comparativo, visitate prima o dopo la Guggenheim e Punta della Dogana: come è accaduto alla Daniele Lucchetta e alla Berengo Collection (per es.), che si sono sperimentate succursalizzate negativamente ai numeri civici 869 e 879D per  un breve periodo in Calle Nuova S. Agnese. La contiguità con sedi museali blasonate a Venezia connota accessoria e gregaria ogni altra sede espositiva… ridimensionandola.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (21)
A Venezia, in concomitanza con ogni Biennale d’Arte,  chi gode fama di “criticstar“, ex oppure aspirante Direttore dell’evento espositivo internazionale, ha  l’obbligo di darsi visibilità curatoriale  e comunicazione massmediatica, come  manlevadore protagonista di almeno un evento espositivo collaterale, sponsorizzato da una Fondazione e insediato negli spazi di una Istituzione Museale persuasa a far ciò da padrinaggi sponsorizzatori influenti. In concomitanza con la Biennale d’Arte 2011 (54esima) perciò: Achille Bonito Oliva si autocelebrerà curando una esposione della sua Transavanguardia negli spazi di Ca’ Pesaro; Germano Celant si darà vissibilità negli spazi della Fondazione Vedova come curatore di una expo di Anselm Kiefer e come consulente scientifico della Fondazione Prada insediata stabilmente in Ca’ Corner della Regina; Vittorio Sgarbi esonderà dagli spazi museali civici, alvei istituzionali  di sua spettanza come Sovrintendente, pluririnsediando il Padiglione Italia in ogni spazio possibile, dentro e fuori i Giardini nella città lagunare e in  ogni altro Altrove nazionale possibile. Emulati e scimmiottati dai similBOA, similCelant et similSgarbi, curatori parodici e presentatori di esposizioni velleitarie e subalterne, notissimi soprattutto a se stessi e interelazionati nel territorio natio.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (19)
A Venezia la Compagnia De Calza “I Antichi“ continua a organizzare il Festival della Poesia Erotica in Campo San Maurizio dal 1992 nel giorno ultimo di ogni Carnevale: nello stesso campo su cui si affaccia l’edificio che fu dimora settecentesca libertina di Giorgio Baffo (1694-1768) che della poesia erotica è considerato un Maestro insuperabile, sia dal volgo sia dall’inclita. L’edizione 2011 avrà in concorso soltanto testi scritti e detti da donne, perchè risulterà datato 8 marzo, giorno della Festa della Donna. La partecipazione è consentita a chiunque, di ogni età ed etnia, in ogni lingua, anche con più testi. (info@iantichi.org.)
A VENEZIA… OVVIAMENTE !(18)
A Venezia è attiva dal 1984 Arte Communications, agenzia di servizio redditata dalla locazione (anche sub-locazione e una-tantum) di contenitori urbani eterogenei adattabili per l’allestimento di esposizioni temporanee in contemporanea con l’evento Biennale (sia dell’arte, sia dell’architettura). Si propaganda scrivendo in un annuncio pubblicitario, pubblicato recentemente da un magazine lagunare, che ha già procurato spazi all’aperto e superfici parietali al chiuso alle opere di 792 artisti per l’allestimento di 148 esposizioni. Senza precisare, però, il numero dei “clienti“ che hanno bissato l’esperienza, soddisfatti dal rapporto consumato“: il che significa che tale agenzia ha intrattenuto rapporti mercenari unici in gran numero. Particolarmente come organizzatrice di Open, rassegna annuale di sculture en-plein-aire, insediata come arredo urbano effimero (stagionale) al Lido di Venezia nei giorni della Mostra del Cinema, puntualmente webizzata anche come nel link campionariato qui di seguito:  www.lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2035007.html
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (17)
A Venezia il degrado immobiliare, sia quello centrale sia quello periferico, non è indicato ai turisti da alcuna segnaletica, nè è  illustrato da alcun depliant. Ragion per cui risulta ignorato, non visitato e non fotografato – conseguentemente – dalla moltitudine indifferenziata che vi soggiorna  frettolosamente e brevemente, in molti casi “da mane a sera“. A Venezia niente è sotterraneo, oppure seminterrato. L’intera città è priva di sottosuolo infrastrutturato per essere variamente usato. Gli edifici sono sprovvisti di cantine. I pozzi hanno profondità minime come in nessun altro luogo. Ragion per cui le storiche prigioni di stato dei Dogi, nomate Piombi e dismesse nel 1797, dalle quali riuscì a evadere Giacomo Casanova, furono allocate all’ultimo piano (sottotetto) di un edificio continguo al Palazzo Ducale.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (16)
A Venezia è accaduto incredibilmente durante le prime ore serali di un giorno (16 marzo) del Carnevale nel 1819.  Un elefante indiano, alto 7 piedi e mezzo, pesante 2.200 kg (4.622 libre grosse veneziane), sfuggito ai custodi di un insieme di casotti insediati sulla Riva degli Schiavoni nel sestiere Castello, dopo aver ucciso il suo giovane domatore e deambulato per calli e campielli, a cominciare dalla Calle del Dose che conduce nel  Campo Bandiera e Moro o della Bragora, entrò nella Chiesa Sant’Antonin, dopo aver sfondato il portone rinculando, dove fu cannoneggiato e abbattuto dalla polizia austriaca, con le zampe sprofondate in alcune tombe,  vanamento colpito anche da proiettili sparati con fucili modello colibrì. Il suo scheletro è conservato nel Museo di Zoologia della Università di Padova.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (15)
A Venezia non conviene far pubblicità a merci, eventi e persone, affiggendo manifesti cartacei sulle superfici murali demaniali selezionate per la bisogna dall’Autorità Municipale. Perchè in gran numero o quantità tali manifesti sono destinati ad essere affissi su superfici murali mappate in calli degradate poco transitate con muri sbrecciati e in campi con fontanelle disattivate, precariamente abitate da nativi non abbienti. Dove le scritte VENDESI e AFFITTASI risultano ben evidenziate in vetrine vuote e su porte chiuse o sprangate, con tutt’intorno finestre che hanno le componenti ferrose arruginite: tra accessi e affacci di proprietà immobiliari disastrate sia per l’uso abitativo sia per l’uso commerciale. Particolarmente là dove l’acqua alta allaga il piano terra con maggior frequenza. Stante il divieto di affissione su tutto ciò che risulta spazio riservato alle affissioni privilegiate o tutelato dalla Sovrintendenza alle Belle Arti.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (14)
A Venezia in Campo San Maurizio è contrassegnato dal numero civico 2760 (già 2258) il portone d’ingresso di un palazzo sulla cui facciata risulta incastonata dal 1987 una lapide “amicale” sulla quale è possibile leggere: Qui visse Giorgio Baffo(1694 -1768) Poeta dell’amore che ha cantato con la massima libertà e con grandiosità di linguaggio. Giorgio Baffo fu giudice veneziano libertino destinato a godere notorietà letteraria postuma come “Poeta della mona” per merito di Guillaume Apollinaire. La sua casa fu frequentata anche da Giacomo Casanova (1725-1798) collezionista di “mone” di ogni età e condizione sociale, e… abitata da Alessandro Manzoni negli anni 1803-1804 (altra lapide) , che con la “mona” ebbe rapporti maritali generando una prole numerosa. DOMANDA: Chi abita attualmente in tale palazzo divenuto proprietà del Patriarcato? RISPOSTA: Centro di Studi Teologici “Germano Pattaro” con biblioteca – Azione Cattolica -  Società Iniziative Benefiche – Conferenza San Vincenzo. ALTRA DOMANDA: C’ha azzeccato anche in questo caso  la cosiddetta “legge del contrappasso”?
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (13)
A Venezia è accaduto tempo fa che la fotografa inglese Louise Sumner sia entrata nella sala espositiva del Palazzo Priuli Bon in Campo San Stae per visitare una esposizione personale della pittrice lettone Ilze Jaunberga e che abbia deciso di tornare nella stessa sala il giorno dopo, attrezzata per realizzare un servizio fotografico in compagnia di una sua modella. E’ accaduto ciò perché le opere della pittrice lettone, nelle quali risultano contestualizzate bambole anodine che visitano le location iconizzate, hanno intrigato la fotografa inglese tanto da stimolarla a interagire per fotografarle comparando la loro irrealtà dipinta alla realtà in carne e ossa di una sua modella. Info: www.louisesumnerphotography.co.ukhttp://louisesumnerphotography.wordpress.com/2008/12http://louisesumnerphotography.wordpress.com/2009/01/
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (12)
A Venezia chi eventa arte e cultura in sedi diverse da quelle istituzionali, sia pubbliche sia private, oppure non interrelazionato con qualcuno insediato in loco che si reddita attivandosi come promotore dell’arte e della cultura, ha poche possibilità di suscitare interesse nelle redazioni dei tre massmedia cartacei quotidiani (Il Gazzettino – La Nuova – Corriere della Sera) con pagine di cronaca dotate di agenda o taccuino per gli eventi cittadini. Pagine nelle quali devono essere notiziati prioritariamente (anche obbligatoriamente!) gli eventi griffati Biennale, Museo Correr, Palazzo Grassi, Punta della Dogana, Guggenheim, Palazzo Fortuny, Cà Pesaro, Fondazione Giorgio Cini, Fondazione Prada, Querini Stampalia, Bevilacqua La Masa et similia blasonata… etcetera, etcetera. Taccuinando i più autorevolmente raccomandati degli eventi minori. Segnalando, selezionate nell’Agenda, iniziative di operatori clientelati commissionari d’inserzioni pubblicitarie. Recensendo con testi ordinati a cronisti d’arte precari , spazio permettendo e brevemente, accadimenti insediati in circoli, associazioni e location private minori o secondari. A Venezia sono in lista d’attesa per una mostra antologica celebrativa numerosi pittori e scultori veneti curriculati da partecipazioni a mostre collettive della Bevilacqua La Masa, a cominciare dalla prima in gioventù, con periodiche mostre personali dove è stato possibile allestirle nel territorio regionale a condizioni favorevoli, manlevate da promoter gregari  e recensite da critici/cronisti d’arte amicali della categoria Enzo Di Martino, Ennio Puchard, Lidia Panzeri et omologhi, gregariati nel frattempo dall’anagrafe e dall’ininfluenza personale nella scelta di chi o cosa recensire.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (11)
A Venezia il souvenir vetroso, presuntivamente modellato (prodotto) a Murano, risulta massivamente commercializzato. Altrettanto massivamente risultano venduti, ai turisti melomani occasionali in soggiorno ludico-sentimentale, i concerti live di musica settecentesca in scole, scolette, chiese e sale eterogenee, con esecutori in costume o in abbigliamento uniforme, per redditare musicisti mestieranti della categoria dei “capaci”, saltuariamente scritturati per concerti in teatri e sale apposite. Costo medio del biglietto d’ingresso: da 25 a 50 euro. Le location più vendute, anche da figuranti settecenteschi stradaioli, sono nomate: Scuola Grande San Teodoro, Scuola Grande dei Carmini, Scuola Grande San Giovanni Evangelista, Chiesa Santa Maria Formosa, Chiesa di San Giacometto, Chiesa San Vidal, Ateneo di San Basso, Cappella Ducale, Palazzo Brusani, Palazzo Barbarigo Minotto. A Venezia saranno numerosi i turisti in Piazza San Marco anche fra tant’anni, allorché l’acqua alta la allagherà permanentemente, per fotografarsi ingambalati o con gli arti inferiori impermeabilizzati precariamente da sacchetti di plastica gambiformi del tipo usa-e-getta, con terminali sandalati inclusi, costosi 10 euro appaiati. A Venezia sono nomati e patentati “intromettitori” tutti coloro (120) che procurano visitatori e clienti alle vetrerie di Murano: imbarcandoli in appositi battelli a Venezia, oppure indirizzandoli appena sbarcati dai battelli della ACTV a Murano: in concorso con i portieri simil-intromettitori degli alberghi pluristellati.
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (10)
A Venezia ci si reca per raggiungere Piazza San Marco, fotografarsi con la Basilica sullo sfondo, con qualche piccione tra i piedi o sulla mano, e diramarsi tutt’intorno nelle calli dello shopping…poi. Ai turisti croceristi sono concesse tre ore per raggiungerla in battello dalla Stazione Marittima, sostarvi quanto basta e tornare sulla nave. I turisti fai-da-te la raggiungono a piedi intruppandosi disciplinatamente lungo i percorsi contrassegnati dalla segnaletica Rialto-San Marco e l’abbandonano guidati dalla segnaletica Ferrovia-Piazzale Roma. In Piazza San Marco è possibile fotografare le coppie d’innamorati di ogni età che la raggiungono per il bacio di fine anno il 31 dicembre, e quelle che in ogni altro giorno l’attraversano in lungo e in largo mano nella mano, sostando di tanto in tanto per scambiarsi coccole e abbracci. Particolarmente durante i mesi autunnali nei giorni sempre più numerosi e frequenti dell’acqua alta. Moltissimi si recano a Venezia per fografare le facciate dei palazzi che si susseguono sulle due rive del Canal Grande percorrendolo a bordo di un battello o di un taxi acquatico collettivo: al di qua e al di là del Ponte di Rialto. Una minoranza si reca per trascorrere una giornata girovagando sull’isola Giudecca, oppure per esplorare le zone residenziali marginali ed emarginate di ogni sestiere, in gran parte disabitate e con tanti edifici fatiscenti. Murano, Burano, Torcello sono le isole privilegiate dagli organizzatori di visite frettolose guidate. Ogni altra isola è meta privilegiata da visitatori elitari.
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (9)
A Venezia la Giudecca è un’isola sul territorio della quale risultano insediati una Casa Reclusione Donne con la sua popolazione incarcerata e la Residenza Zitelle con i suoi anziani indigenti e indecenti comphortati. Nel Casa/Carcere trascorrono gli anni della loro pena donne (120) che torneranno a vivere in libertà,  invecchiate, rapportandosi variamente a conoscenti e parenti. Nella Residenza Zitelle trascorrono la loro esistenza residuale (terminale) persone malamente invecchiate dagli anni e dai malanni: persone divenute povere anche di parenti e conoscenti, non redditate abbastanza per abitare sulla stessa isola nella Residenza S. Eufemia e S. Biagio (un condominio costituito da 165 unità  immobiliari variamente spaziose – da 30 a 200 metriquadri – con adeguato servizio di portierato e giardino in comune). A Venezia non è stata notiziata la morte della pittrice Manina Tischler (nata a Vienna nel 1918), ex moglie dello scrittore francese Alain Jouffroy, che ha abitato dal 1954 in Calle del Spezier, San Marco 4509A, prima di traslocarsi nella Residenza S. Eufemia e S. Biagio sull’isola Giudecca in un bilocale di 30 metriquadri che avrebbe poi abbandonato per  essere  ospitata in un letto della Residenza Santi Giovanni e Paolo, dalla quale è stata trasferita definitivamente in un letto del Centro Servizi Residenza Zitelle sull’isola Giudecca dove ha concluso, ultranovantenne, la sua esistenza il 14 gennaio 2010, ignorata dai critici d’arte in attività e dai cronisti che avrebbero potuto titolare il loro “pezzo”: Da Hollywood alla Residenza Zitelle della Giudecca. Per sapere di più cliccare: http://www.facebook.com/photo.php?pid=1068461&o=all&op=1&view=all&subj=114284538596702&id=1539771986#!/group.php?gid=114284538596702
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (8)
A Venezia e Murano si commercializza in grande quantità e ovunque oggettistica vetrosa policroma, sia artistica sia artigianale, anche dozzinale made in Altrove. L’oggettistica iconica, sfacciatamente decorativa, simula fattezze zoomorfe o pupazzetteggianti, d’aprés bozzetti d’autori scultori o pittori notoriamente illustri o noti al proprio entourage. L’oggettistica aniconica, inequivocabilmente d’uso, simula formalismi d’aprés oggettistica d’autori maestri designer o d’autori replicanti… maestri vetrai pedissequi e non. L’aniconicità è meno privilegiata perché meno “vendibile” della iconicità. La iconicità popolaresca è privilegiata dagli imprenditori vetrai che la producono a Murano in gran quantità e diversamente dimensionata (gli amanti abbracciati in piedi sono l’esempio più eloquente!). Le clawneries vetrose, perciò, si affollano presepiate nelle vetrine dei negozi veneziani come statuaria artistica, malgrado le loro evidenti (inequivocabili) peculiarità proprie della artigianalità più stereotipa.
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (7)
A Venezia Paivi Tirkkonen finlandese di Varkaus, insediata a Cibiana di Cadore ai piedi del Rite, dopo un insediamento in laguna, si è sconiugata da Open Paolo De Grandis ufficializzandosi come organizzatrice autonoma di eventi espositivi griffati Paivi ProArte.Com (paiviproarte@ymail.com), concomitanti con la Biennale Architettura 2010: docet l’expo collettiva “Il vuoto le forme” in Calle della Tana (Bienentreu – Gallo – Giordano – Leoni – Marioni – Pinto – Raccagni – Taddei), contiguo ad altro evento griffato Arte Communication. Considerandola curriculata per operare bene  singolarmente, come promoter alternativo a Arte Communication, e senza scorrettezze, non le accada di organizzare  eventi una tantum in location divenute, poi, indisponibili come Palazzo Bollani e Palazzo delle Prigioni, alcune chiese (San Giovanni Novo, San Lio, Scoletta San Giovanni Battista), un mini-negozio sfitto in Riva de Biasio, abitazioni disabitate con l’accesso in calli morte larghe un metro come il Ramo Malipiero, proprietà immobiliari malmappate non abilitate ad essere usate per l’insediamento di attività commerciali o per essere abitate stabilmente da residenti (come lo Spazio Ferrari in Calle Castelli). Info in Facebook.
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (6)
A Venezia in Campo San Bartolomeo nella vetrina della Farmacia Morelli, prospiciente la Salizada che conduce al Ponte Rialto, è stato installato un contatore che censisce numerata la popolazione totale dei cittadini residenti nella data odierna di chi guarda: (59.653 oggi, per es.). Annoverata tra le città più popolose del mondo nel 1500, a Venezia sono stati censiti 140.000 abitanti nel 1750, aumentati fino a 174.000 nel 1951. Il contatore della Farmacia Morelli ne ha conteggiati 60.704 il giorno della sua installazione, conteggiandone sempre meno successivamente. A Venezia gli eredi di Egidio Costantini (Brindisi 1912-Venezia 2007)) si sono attivati perché sia progettato come rivitalizzare la Fucina degli Angeli (Castello 4463- tel.041.5287555) santuario privato della scultura in vetro d’artisti illustri. Un santuario concepito e realizzato a cominciare dal 1950, divenuto punto di riferimento per chiunque successivamente ha modellato sculture vetrose iconiche pupazzetteggianti, oppure sculture vetrose aniconiche estetizzanti simulacri di formalismi codificati: anche astutamente spiedinate in modo che, proposte verticalizzate su basi apposite, potessero simulare composizioni totemiche e giustificare un più oneroso prezzo di vendita. Una proposta di gestione pubblica è stata redatta e inoltrata dagli eredi Costantini ad alcune Istituzioni, perché tale “Fucina” sia considerata location museale meritevole di essere segnalata in depliant per turisti e pubblicazioni d’arte per amatori e studiosi. Attualmente è possibile visitarla previo appuntamento concordato. (http://www.fucinadegliangeli.com/biografia.html)
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (5)
A Venezia il pedone veneziano si distingue tra gli altri perché cammina più speditamente di chi lo precede, sorpassando a destra e a sinistra, senza prestare attenzioni alle attività commerciali insediate ai due lati del percorso e dissimulando insofferenza, poiché sa dove andare percorrendo meno metri possibili. A Venezia la Biennale Internazionale dell’Arte 2011 avrà un Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi che lo ha annunciato “esteso”, perché plurinsediato con le opere di 150 artisti invitati (compresi Mantegna e Tiziano): in 6.000 metri quadri alle Corderie veneziane, in 27 città di regioni diverse dalla regione veneta e in 89 Istituti di  Cultura italiani sparsi (alcuni anche dispersi) all’estero che biennalizzeranno “maitres” politicamente clientelati ( raccomandati) ad hoc. L’occasione è ghiotta per gli artisti che operano e si danno visibilità espositiva e mediatica in soggiorno creativo obbligato nel territorio natio: possono biennalizzare “sgarbatamente” il curriculum personale attivandosi per essere invitati ad esporre nel Padiglione Italia insediato in una città della loro regione. A Venezia durante i mesi dell’acqua alta e della affluenza turistica bassa è  possibile allestire esposizioni d’arte a costi contenuti in location ben mappate e con buona reputazione, per sollecitare attenzioni critiche e curriculare eco massmediatica web e cartacea pro bibliografia personale.
A VENEZIA…OVVIAMENTE ! (4)
A Venezia e nel territorio regionale circostante sono conservate nelle case private degli eredi le opere invendute o non collezionate da altri (sculture, pitture, altro) di artisti veneti defunti e non più esposti e mercanteggiati: dopo l’esordio giovanile in Bevilaqua La Masa, con ritorni espositivi periodici nella stessa location, la partecipazione a qualche Rassegna cittadina blasonata, le esposizioni personali allestite qua e là occasionalmente in location raggiunte percorrendo vie amicali e le attenzioni critiche encomiastiche di esegeti  prof. docenti in loco o pubblicisti collaboratori dei massmedia locali, divenuti ininfluenti appena pensionati o defunti. A Venezia sono destinate ad essere conservate e non più esposte dagli eredi le opere (sculture, dipinti, altro) degli artisti veneti contemporanei la cui notorietà risulterà propagandata e supportata durante la loro esistenza dalla autopromozione di esposizioni autoaccreditate e dalla pubblicazione di libri e cataloghi monografici autosponsorizzati: con nessuna performance espositiva di rilievo internazionale, con nessuna vendita all’asta nel curriculum, con nessuno mercante d’arte interessato all’acquisizione delle opere vendute riproposte in vendita, con nessun boss della management mercantile impegnato a sostenere l’artisticità delle loro opere. A Venezia come altrove in ogni dove… ovviamente!
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (3)
A Venezia è d’obbligo pagare un tiket per visitare una delle 56 chiese cittadine provviste di opere d’arte d’Autori noti. Le 17 dell’Associazione per le Chiese del Patriarcato denominata Chorus (www.chorusvenezia.org) è possibile visitarle-  considerandole “Il più Grande Museo di Venezia” – pagando 3 euro un biglietto d’ingresso, oppure 10 euro un tiket unico  valido un anno. La visita gratuita è consentita ai veneziani residenti, ai bambini fino a 11 anni, a religiosi e religiose, guide turistiche, giornalisti, studiosi autorizzati. Riduzioni per family, school e studenti. Non è possibile visitarle durante le funzioni religiose. Ingresso libero nella chiesa di San Francesco della Vigna e nei chiostri del Convento dei Frati Minori. A Venezia, città nota per la sua Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica,  è attiva soltanto una bi-sala cinematografica denominata Giorgione nel Sestiere Cannaregio, con tre proiezioni giornaliere mai affollate tanto da occupare il totale dei posti a sedere (213 + 74): giovedì chiuse. Per i cinefili è stata attivata recentemente una Casa del Cinema che programma irregolarmente proiezioni pomeridiane di film ogni giorno diversi, ma non tutti i giorni. In futuro sarà agibile una bi-sala Rossini.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (2)
A Venezia non è possibile insediare una fiera dell’arte, perché l’arte di ogni epoca risulta fierizzata permanentemente in ogni dove e per ogni gusto. Ragion per cui non ha attecchito il SIMA (Salone Internazionale dei Mercanti d’Arte) nel Palazzo Grassi, centro culturale durante gli anni 1983-85, nè Veneziarte 1999 in uno dei fabbricati del Bacino di Marittima, e  neanche Cornice (Venice International Art Fair) ubicata al Tronchetto, l’iniziativa intrapresa una-tantum nel 2007 con la direzione artistica di Augustus Rylands rampollo del direttore in carica presso la Guggenheim. Un progetto di fiera nelle camere e negli spazi dell’Hotel Monaco & Gran Canal è stato abortito appena annunciato nel maggio 2008. Causa non ultima la notizia postata l’11 giugno nel mio Diario del sito www.iantichi.org, della quale riproduco soltanto l’incipit : Una Associazione nomata “Fresh” e allocata a Venezia ( cap 30124) in una casella postale (719) San Marco 5554, ha concepito un marchingegno fieristico-espositivo nomato Fresh Venice Contemporary Art Fair ed ha  cominciato ad azionarlo nel mese di maggio 2008 per riempire le camere dell’Hotel Venic Monaco & Grand Canal di opere d’arte con galleristi badanti e mercanteggianti al seguito, durante i giorni 12-13-14-15 marzo 2009: giorni notoriamente di bassa stagione turistica priva di eventi clamorosi, successivi al clamore del Carnevale. A Venezia è possibile pasteggiare bevendo gratis l’acqua del sindaco che scaturisce dalle fontanelle pubbliche, come dai rubinetti privati, raccomandata da Cacciari. Nell’Osteria del Nono Risorto (Santa Croce 2338) la forniscono imbottigliata, qualcun altro la serve in brocca, ristoratori in gran numero la negano perché sprovvisti di brocche e perché devono far pagare 3 euro bottiglie di acque minerali che pagano 30/40 centesimi alle cassiere dei supermercati. A Venezia, causa squilibri tra costi e ricavi, è stata annunciata urbi et orbi la chiusura della Tornabuoni Arte in Campo San Maurizio 2663: prospiciente la mini galleria chiusa da Caterina Tognon, allorchè ha deciso di equilibrare costi e ricavi  continuando l’attività galleristica concentrata in un appartamento continguo (Calle del Dose da Ponte 2746). A Venezia, in concomitanza con ogni grande evento, Fabrizio Plessi si vetrinizza in più gallerie d’arte (da Contini in primis!) per dare ulteriore visibilità e mercato ai suoi video diversamente incastonati a manufatti appositamente progettati. Corre voce in laguna che si sia attivato anche per ottenere il permesso di esibire i suoi videi acquatici ciondolanti da collari indossati dai Cavalli di San Marco.
A VENEZIA… OVVIAMENTE ! (1)
A Venezia non può accaderci di essere travolti da autoveicoli attraversando la strada. A Venezia può accaderci, invece, di sbandare sul limitare di uno delle sue fondamenta e cadere nell’acqua di uno dei suoi canali. A Venezia il silenzio notturno è totale e totalizzante. A Venezia ogni principio di giornata lavorativa ha per colonna sonora i rumori degli addetti alla raccolta della spazzatura e alla fornitura di merci e alimenti ai negozianti, intervallati dai rumori dei condomini in uscita per recarsi là dove si redditano…lavorando. A Venezia ogni handicap risulta più ostacolato che altrove, relegato in un micro universo assistenziale concentrazionario incomparabile a ogni altro micro universo similare diversamente locato. A Venezia non è possibile esercitare la professione della prostituzione stradale. A Venezia non c’è la mafia perchè ci sono i veneziani.
A VENEZIA… OVVIAMENTE! (0)
A Venezia ci sono location espositive dotate di plus-valore e location espositive prive di plus-valore. Ciò significa che il plus-valore si acquisisce esponendo le proprie opere là dove esiste e si deve portare o creare esponendole là dove non esiste. A Venezia, per esempio, si acquisisce valore esponendo anche in un negozio momentaneamente sfitto, oppure in una cosiddetta “calle morta” priva d’insediamenti commerciali, percorsa soltanto da chi vi abita, perchè ogni location a Venezia è dotata di plus-valore nella considerazione di chiunque in tutto il mondo civilizzato e nell’immaginario collettivo internazionale: tanto che aggiunge valore a ogni persona che la visita e poi la racconta (illustra) a parenti e conoscenti, come alle opere di ogni artista che si curricula protagonista di una esposizione veneziana. Particolarmente le esposizioni concomitanti con i grandi eventi: Biennale (sia dell’arte, sia dell’architettura), Carnevale e Mostra del Cinema. In ogni altro Altrove urbano, i cui accadimenti fanno notizia prevalentemente nelle redazioni delle cronache locali, il plus-valore da aggiungere a ogni iniziativa espositiva lo si deve portare o creare, anche insediandola nel più secolare edificio cittadino o nel museum loci , disponendo ogni altro Altrove soltanto di un minus-valore municipale, capitalizzabile soltanto tra gli abitanti del micro universo urbano che lo delimita, costituito da un micro bacino di utenza artistica e culturale. A Venezia, perciò, ogni location espositiva ha un costo che riguarda la locazione ed altri costi che riguardano il trasporto delle opere, l’allestimento, la guardiania, la comunicazione, la curatela. Sia essa location chiesastica o museale, sia essa location privata (galleria d’arte, residenza disabitata). Ognuna equivalente a una location alberghiera diversamente stellata con costi diversi per la volumetria, per la posizione nella mappa cittadina e per la notorietà presso i cosiddetti addeti-ai-lavori della promozione artistica e i massmedia. Poichè a Venezia tutto e tutti sono disponibili e… costosi: poiché tutto e tutti portano diversamente plus-valore fertile di ulteriore plus-valore indotto che curricula positività e internazionalità.

Della Contissa Tagliapietra vergine medioevale veneziana
Beata miracolosa abusiva in Campo San Vio

Scrivo ciò che scrivo per rievocare e ricordare la Beata Contissa Tagliapietra non più venerata e festeggiata a Venezia, la cui miracolosità è stata invocata durante 500 anni (1300-1800) dalle mamme che hanno posto i loro “infanti“ a sedere sulla sua bara (prima cassa di legno, poi urna di marmo), esposta sopra l’Altare dei Calcineri (e di S.Antonio Abate) nell‘antica Chiesa di S.Vio demolita nel 1808. Compiendo una ritualità propiziatoria foriera di salvezza (sopravvivenza) in ogni caso di caduta nell’acqua: “…coll’opinione certa che in caso di naufragio sarebbero rimasti galleggianti sopra l’acqua, tanto tempo quanto li avevano mantenuti seduti sopra la cassa o sopra l’altare“.

Supponendo che tra questi “infanti“ possano essere annoverati anche tre veneziani illustri per aver compiuto prodigi scrittòri: Ferrante Pallavicino, scrittore seicentesco morto arso vivo ad Avignone all’età di 29 anni, per avere scritto e pubblicato un libro intitolato“La retorica delle puttane“, alludendo a poteri chiesastici esercitati puttanescamente; Giorgio Baffo poeta erotico settecentesco, morto inedito over 70 dopo aver versificato la mona a futura memoria delle sue imprese copulatorie; Giacomo Casanova scrittore e avventuriero libero-libertario-libertino, archetipo inimitabile da ogni amatore collezionista d’innamoramenti utili e futili finalizzati.
La Beata Contissa Tagliapietra, nacque borghese e benestante da Nicolò ed Elena nel 1288 a Venezia nell’attuale Campo San Vio, dove morì il 1° novembre 1308 (quattro anni dopo la nascita del poeta Francesco Petrarca): in una casa che fu demolita nel 1310, come altre costruzioni con l’affaccio di là dal canale sullo stesso campo, tra la chiesa e il Canal Grande, per ampliare il Campo e agevolare l’approdo del Bucintoro e del corteo dogale.

Non risulta nata da un Conte poichè la sua famiglia originaria (di
Rovigno/Rovigo) non risulta tra le famiglie patriziate nel 1310 per essersi distinte nella Guerra con Genova 1294-1298, risultando patriziata tra le famiglie (Casade Novissime) cooptate nel 1381 per l’accesso al Maggior Consiglio, essendosi distinte nella Guerra di Chioggia. Contissa è, perciò, il suo nome di battesimo.
Ha goduto a lungo notorietà e crediti miracolistici, meritandosi l’intestazione di vie come Beata Contessa Tagliapietra, perché quasi immediatamente dopo la sua morte ebbe inizio “…l’uso di porre i bambini a sedere sul suo corpo conservato nella Chiesa di S.Vio, perchè in caso di naufragio potessero galleggiare sull’acque“: come lei stessa aveva galleggiato sull’acqua del Canal Grande (automiracolandosi) per traghettarsi su un panno di lino navigante (leggendarizzato come “tappeto navigante”) dalla riva di Campo San Vio alla riva opposta, per raggiungere nella Chiesa di S. Maurizio un Direttore Spirituale col quale colloquiare disapprovata e osteggiata dai suoi genitori che avevano proibito alle barche posteggiate sulla riva di traghettarla.

Il suo corpo mummificato, con abbigliamento e accessori settecenteschi, risulta conservato in una bara vetrinizzata di cm.132, collocata in un vano la cui base di appoggio misura cm.140. Si può supporre, quindi, che abbia avuto in vita una bassa statura. E’ visibile, a richiesta, “loculato” nel vano sottostante il piccolo altare della Sacrestia nella Chiesa San Maurizio ricostruita e consacrata nel 1829 in Campo San Maurizio, convenientemente occultato agli occhi dei visitatori. Dopo essere stato esposto poco distante dalla Chiesa della Salute, nella Chiesa di San Vio (luogo di sepoltura anche del corpo della pittrice Rosalba Carriera), fino al 1808 , anno in cui tale chiesa è stata chiusa prima di essere demolita nel 1813.

La Tagliapietra, però, non fu mai beatificata dall’Autorità Ecclesiale Vaticana, malgrado la sua miracolosità. Anche perchè il suo culto fu vanamente proibito nel 1581, poichè fu considerato “superstizioso“ da alcuni Visitatori Apostolici, memori delle norme riformatrici del Concilio di Trento (1545-1563) e allarmati dalla diffusione del protestantesimo generato da Martin Lutero (1483-1546) con l’affissione delle sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg il 31 ottobre 1517. Fu beatificata soltanto dalla opinione popolare condivisa per convenienza (congruità) dall’Autorità Ecclesiale Veneziana.

Una formale richiesta di beatificazione inoltrata dall’Autorità
Patriarcale veneziana al Pontefice Clemente XIII nel 1765 fu ignorata. Fino al momento in cui il Cardinale Jacopo Monico, Patriarca veneziano dal 1827 al 1851, al termine di una sua Santa Visita, non decretò la sospensione del culto popolare, promuovendo un approfondito chiarimento della questione riguardante la sua personalità.
Una personalità con proprietà taumaturgiche riferite soltanto oralmente ”…per fama antica e costante e insistita tradizione…mai interrotta“, e ”…per averle sentite da tutti li vecchi della Parrocchia“, e ”…per aver trovato certi tratti di queste verità in carte vecchie“ che non erano sopravvissute ai roghi disinfestanti durante ogni peste: col di più distrutto probabilmente dall’incendio delle scritture della Chiesa di S. Maurizio residenza del Direttore Spirituale della Tagliapietra, il venerabile Antonio Del Corpo, citato da Leonardo Carrara in una memoria registrata nel 1632.

Una personalità descritta sommariamente e leggendarizzata, quindi, di secolo in secolo da persone invecchiate, portavoci acritiche di antenati ancora più vecchi a cominciare dal 1300, anno medioevale durante il quale furono utilizzate (strumentalizzate) reliquie generate e accreditate a gogò per ogni uso chiesastico, compresa la Sacra Sindone: viventi Dante Aligheri (1265-1321) già autore di molti libri, impegnato a scrivere dal 1300 la Divina Commedia (nel supposto tempo “mezzo del cammin” di sua vita), e Francesco Petrarca (1304-1374) impegnato a scrivere i testi per il suo “Canzoniere“.

Il più antico e unico documento tipografico consultabile è un opuscolo stampato nel 1765, illustrato con la riproduzione calcografica di un dipinto agiografico: quasi certamente un dipinto appartenuto ai Fratelli Lucchini, “…di mano antica e bene espresso, fatto al terminare del 1400, venendo il 1500“, come si legge in un expertise dei pittori Giuseppe Angeli e Tomaso Bernardi, sottoscritto il 10 settembre 1764.

Il testo che segue si legge sul frontespizio: Alla Santità del Nostro Signore CLEMENTE XIII Memoriale di Monsig. Patriarca di Venezia e Vescovi Suffraganei per la conferma ed augmento del culto della Beata Contissa detta volgarmente Contessa Tagliapietra vergine nobile veneta in Venezia MDCCLV. La raffigura anche un dipinto (cm.104×77) espertizzato il 19 aprile 1765 dallo stesso pittore Bernardi come “…opera di mano dell‘Aliense fatto dell’anno 1600“, collocato dal 1620 con altri 27 (stesse dimensioni) raffiguranti altri Santi e Beati veneziani, nella Cappella della Natività di Gerusalemme della Chiesa dei R.R.Padri Cistercensi della Madonna dell’Orto (sestiere Cannaregio).

Written by rossiroiss

novembre 2nd, 2011 at 9:11 pm