Enzo Rossi-Roiss

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LA FUCINA DEGLI ANGELI

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LA FUCINA DEGLI ANGELI
In QUESTARTE, agosto/settembre 1980, Pescara

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E’ possibile ciò all’unica condizione che si abbia nel programma una visita alla “Fucina degli Angeli” (così battezzata da Jean Cocteau nel 1968) nel sestiere Castello,  vicino al campo San Filippo e Giacomo, in calle Corona n. 4463, nella zona a sinistra della facciata di San Marco: in definitiva là dove la segnaletica comincia a indicarla agli interessati.
In tempi di “manualità” riscoperta e conclamata (talvolta anche acclamata a sproposito!), la “Fucina degli Angeli” merita una visita perché nelle sue sale di esposizione l’attività (creazione) artistica (è stato scritto):… riacquista una segreta dignità che la salva dal cinismo, da brutalità e meschinità, dall’agitato spirito poco colto che va in cerca solo del sensazionale  e del successo facile poco faticato o faticoso.
Un’opera non gliela si può commissionare al Costantini. Non è possibile recarsi a trovarlo con uno o più bozzetti per sculture, mostrarglieli e dirgli: “Mi realizzi queste sculture in vetro, tot alte e con i seguenti colori”. Non è possibile ciò perchè Egidio Costantini è un creatore, più che un esecutore. E per creare ha bisogno ogni volta di unirsi con un amplesso totale ed esclusivo all’artista autore del bozzetto o del progetto o semplicemente dell’idea. Un amplesso che può avere inizio casualmente o premeditatamente, durante un colloquio o un incontro, per proseguire in ogni caso durante altri colloqui o altri incontri ripetuti negli spazi della “Fucina” o alle prese con gli arredi, gli strumenti e gli uomini della “fornace”.
La vocazione artistica si è manifestata tardivamente in Costantini, alla fine dell’età lavorativa trascorsa negli uffici di una banca, ma quando si è manifestata è esplosa come in cratere di un vulcano rimasto fino a quel momento mimetizzato apparentemente inattivo.

Ha affascinato artisti notissimi come Ricasso e Braque, molti giovani si sono lasciati sedurre dalla materia più fragile, mai adottata prima per plasmare sculture, e la popolazione di nuove forme plastiche in vetro si è moltiplicata a vista  d’occhio (come suol dirsi!),  cominciando a trasmigrare in gallerie d’arte private e musei pubblici, per farsi ammirare e testimoniare che l’artigianato vetrario può essere riscattato dalla sua routine, all’unica condizione che gli artisti concepiscano opere d’arte plastica da realizzare con gli stessi strumenti artigianali, negli stessi luoghi e con la stessa materia.
Non mi risulta siano stati compiuti fino ad oggi atti vandalici ai danni di opere della “Fucina degli Angeli”: che siano stati vanificati (scoraggiati) dalla loro fragilità?
Alcune definizioni  della “Fucina” è possibile antologizzarle tali e quali sono state scritte dai loro autori.
“… forma come un isola nell’isola… e l’arte del vetro che si oppone alla routine del vetro… è l’arte come invenzione che lotta contro l’arte come bottega (nel senso rinascimentale) in lite eterna con l’arte come profitto turistico” – ALBERTO CAVALLARI
“… ha osato rompere secoli di tradizione e di routine, facendo appello a pittori e scultori dell’era moderna” – ANDRE’ VERDET
“… ha visto nel vetro veneziano la forza di raccogliere la luce e di far vibrare il colore” – VIORICA RAILEANU
“… gli artisti si rivolgono alla Fucina per trasformare in creature solide anche i sogni impossibili” -  MAURIZIO FAGIOLO
“… quasi vent’anni ci sono voluti a Egidio Costantini per dominare il fuoco e fare del vetro di Murano scultura” – MIRCEA DEAC
“… le bizzarre forme del moderno sono state fissate nell’eterea, trasparente materia del vetro dalla Fucina degli Angeli che, inoltre, potenziato il loro contenuto poetico” – WALTER AMMON
“… la traduzione mirabile in splendente e delicatissima materia della maquette e del disegno forniti dall’artista” – MARZIANO BERNARDI.
Per ogni altra definizione si può ricorrere alla retorica. (copyright Enzo Rossi-Ròiss)

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E’ ammirevole il fatto che gli artisti facciano un nuovo patto con il diavolo e che siano orgogliosi di servire gli angeli ad ogni costo, in un momento in cui la decadenza trascina nell’abisso un’aristocrazia di artigiani che ha accettato di piegarsi alla volgarizzazione. La “Fucina degli Angeli” è lo stile attraverso il quale Murano può liberarsi dal “labirinto infernale” e aprirsi nuove strade. Egidio Costantini pensa con il cuore, fa rivivere le audaci e fragili trasparenze di Venezia.

MAX ERNST

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1964 Biennale d’Arte Internazionale a Venezia, Enzo Rossi-Ròiss con Lucio Fontana nella sala di Alik Cavaliere.
Pubblicata nel catalogo della Expo “Venezia 1948-1986 La Scena dell’Arte”, curata da Luca Massimo Barbero, Peggy Guggenheim Colletion (5 febbraio.21 maggio 2006), allestita con fotografie delll’Archivio Arte Fondazione Modena.

DI UN “CONCETTO SPAZIALE” CONCEPITO DA LUCIO FONTANA

PER LA “FUCINA DEGLI ANGELI” DI EGIDIO COSTANTINI

I responsabili dell’Archivio Fontana hanno dovuto prendere atto della documentazione prodotta da me per la identificazione e storicizzazione definitiva di un “Concetto spaziale” di Lucio Fontana, tra i più originali e irriproducibili dai falsari, opera concepita dall’illustre artista per la Fucina degli Angeli” nel 1964, da me collezionata fino al momento in cui non l’ha acquisita la Galleria Niccoli di Parma.
Questo “Concetto spaziale” risulta costituito (materializzato) da bolle vetrose su un plateau legnoso (truciolato) e dorato le cui misure sono: cm. 152 l’altezza, cm.41,51 la larghezza, cm.2,5 lo spessore. Le bolle vetrose sono tutte dello stesso colore (rosso carminio o cocciniglia), tranne la seconda dall’alto con due fori che è color verde bottiglia: tutte diversamente modellate, a prescindere dalla circonferenza di ognuna.
La documentazione contiene una lettera autografa a me indirizzata da Egidio Costantini, che ho pubblicato nel “Nucleo Arte” n.4/5 del luglio 1981 e che ripropongo in lettura qui di seguito.

Caro Ròiss, in riferimento alla sua richiesta le allego la fotografia dell’opera. Su questa fotografia ho apposto la mia firma quale garanzia di autentificazione dell’originalità e delle caratteristiche dell’opera. Lei desidera inoltre conoscere qualche dettaglio sulla nascita di questa opera. Ebbene l’accontento di buon grado, anche perché ricordare ciò significa per me rammentare momenti magici vissuti assieme al compianto Maestro Lucio Fontana.Alla fine del 1964 ebbi l’invito, dal gallerista professore Renato Cardazzo, di tenere una mostra di sculture in vetro nella galleria “Il Naviglio 2” in Milano. Per l’occasione il Cardazzo mi palesò il suo pressante desiderio che io realizzassi e presentassi a questa mostra alcune opere in vetro di Lucio Fontana. Pertanto mi recai e mi incontrai con lui. Il Maestro si dimostrò in un primo momento incerto, data la ristrettezza del tempo a disposizione, ma questa incertezza scomparì subito comprendendo il mio entusiasmo, quell’entusiasmo e passione per il vetro con i quali ottenni nel passato le adesioni al mio movimento artistico dei più noti artisti contemporanei. Lucio Fontana fu conquistato dal mio amore per il vetro e dalla mia sete di rinnovamento dell’arte vetraria. Così scegliemmo assieme alcuni disegni di sue opere da realizzare. Dopo una decina di giorni, sempre a Milano, io tornai con sfere, sferette e dischi di varie colorazioni da lui indicate o progettate e nello scantinato del suo studio in Corso Manforte 23, il Maestro, assieme  a me, compose diverse opere su pannelli da lui preparati.Si è trattato di un lavoro meraviglioso a fianco del Maestro entusiasta.Così la sera del 19 dicembre 1964, nella Galleria “Il Naviglio 2”, accanto alle opere di molti famosi artisti, furono esposte diverse opere di Lucio Fontana – Egidio Costantini, tra  le quali quella di cui lei è attualmente proprietario.Quella di Lucio Fontana è stata una presenza di prestigio che diede maggiore importanza alla mia mostra che rimase aperta con successo fino al 7 gennaio 1965. Le opere di Lucio Fontana – Egidio Costantini riscossero una critica favorevolissima e furono ammirate da migliaia di persone.
Con i più cordiali saluti.

Questa lettera fu scritta e mi fu inviata dal Costantini (con licenza di pubblicazione)  per contrastare e vanificare alcune perplessità manifestate dall’Archivio Fontana relative alla autenticità dell’opera e alla orginarietà fontaniana, soddisfacendo una mia legittima necessità comunicatagli con una lettera personale dalla quale stralcio il brano che segue.

Mi scriva…una memoria, anche breve, oppure un ricordo o un aneddoto che fissi una volta per tutte la genesi e la realizzazione di tale opera, gradirei riceverla firmata “Egidio Costantini”: più completa mi risulterà tale “memoria” se conterrà una dichiarazione o certificazione relativa alla sua originalità e unicità (per me scontata), anche in rapporto ad altre opere di Lucio Fontana realizzzate dalla “Fucina”.


COSTANTINI INTERVISTATO

in “Arteletta” n.5/2000 a Bologna
(in concomitanza con l’esposizione della “Fucina” a Tolmezzo/Udine (10 dicembre 1999 – 27 marzo 2000)

R-R: Conosce il vetro d’artista che si produce in gran quantità attualmente?
E C: Non lo conosco.

R-R: Avrà letto delle esposizioni di vetri d’artista, allestite in fiere dell’arte e luoghi espositivi eterogenei veneziani e non?
E C: Ho letto qualche notizia, ma non mi hanno interessato, nè m’interessano.

R-R: Qualcuno die cataloghi pubblicati per illustrare e propagandare tali mostre, lo ha visto?
E C: Qualcosa ho visto, ma non m’interessa parlarne.

R-R: Parliamo, allora, della “eredità Costantini“ reclamata, esibita, vantata, millantata, etc…
E C: Mi hanno attribuito oltre 3.000 figli. I giornali hanno scritto che ho insegnato a percorrere la strada del vetro d’artista a oltre 3.000 artisti. Ma questi artisti, in grande maggioranza, del vetro non hanno capito niente. Non si può prendere un disegno e tradurlo in vetro al millimetro. Quando l’opera è finita diventa una porcheria assoluta. L’artista deve stimolare il maestro vetraio a interpretare il disegno e realizzarlo in vetro: ma con tutt’altro sistema. Diverso da quello sbrigativo e superficiale che adottano in maggioranza. Il maestro vetraio deve essere disciplinato, attento alle indicazioni dell’artista, i due cervelli devono accoppiarsi e deve venire fuori un vetro che abbia significato e valenze artistiche. Io ho sempre fatto questo. Sono stato presente in fornace accanto al maestro  dire vetraio durante la lavorazione. Non si può prendere un disegno d’artista e dire “Oh che bello! Vado a Murano, prendo un maestro vetraio e gli dico di farmelo in vetro“. Il maestro vetraio dice: “Io sono il maestro, io sono il Dio del vetro, so come fare“. E incomincia a lavorare. Se lo si lascia fare senza disciplinarlo, l’opera che alla fine viene fuori dal suo lavoro non ha anima, non ha niente di significativo. Tante volte ho aspettato anche anni, prima di realizzare un vetro. Ho aspettato fino a che non mi sono sentito in sintonia con lo spirito o la spiritualità dell’artista autore del disegno.

R-R: La presenza dell’artista in fornace, accanto al maestro vetraio, è necessaria, oppure opportuna?
E C: Non è necessaria sempre. Può anche rovinare tutto, insieme al maestro vetraio. Perchè vogliono strafare entrambi. Ignorando che per fare un vetro artistico, il criterio di esecuzione deve necessariamente essere diverso dal criterio di fabbricazione di un bicchiere o di un vaso del 600 e del 700. Il ragionamento da fare, lavorando, è diverso.

R-R: Murano può ancora essere considerato un luogo privilegiato per la modellazione di vetri d’artista?
E C: Non ne sono tanto sicuro. All’estero, alcune industrie del vetro hanno cominciato a fare delle cose che hanno veramente sostanza artistica. In questa attività, sono stato un pioniere e posso dire che la “Fucina degli Angeli“ ha realizzato a Murano alcuni vetri che sono die miracoli. Non sono stato ricevuto o aiutato dalle grandi imprese vetrarie, sono andato nelle fornaci di chi ha avuto fiducia in me e dovrei essere grato a Murano e ai suoi vetrai, comunque. Perchè mi hanno accolto con simpatia e mi hanno insegnato ciò che non sapevo del vetro, perchè mi hanno visto impegnato a tracciare una strada buona per la modernizzazione dell’arte vetraria.

R-R: Ha mai operato manualmente in fornace?
E C: Non ho mai toccato il vetro. Non ho mai fatto neanche l’atto di prendere una canna  e infilarla nel forno.

R-R: Alcuni, però, hanno scritto di lei indicandola cole il “Paganini“, oppure il “Toscanini“ del
E C: E’ vero, ci sono certi cretini che lo hanno scritto: Io, però, non li ho mai pagati, nè ringraziati. Non ho mai speso una lira per propagandarmi e farmi lodare. Tanti articoli giornalistici, però, sono stati scritti per onorare la “Fucina degli Angeli“, specialmente all’estero. Forse perchè, alla resa dei conti, ho fatto sorgere quest’arte che desta tanto interesse.
R-R: Torniamo a parlare degli “eredi“ di Costantini e chiariamo una volta per tutte il suo pensiero. Chi riconosce come suo erede e continuatore degli attuali operatori nel campo del vetro d’artista?
E C: Nessuno.
R-R: Significa che nessuno è autorizzato a proporsi e propagandarsi come suo erede, oppure emulo e continuatore dell’attività della “Fucina degli Angeli“?
E C: No. Nessuno: nel più largo senso della parola. Non ho avuto e non ho rapporti con nessuno degli attuali “… operatori nel campo del vetro d’artista“, come dice lei.

R-R: Qualcuno potrebbe meritare la sua benedizione a futura memoria, se conosciuto più profondamente…
E C: Non benedico nessuno e non faccio previsioni. Sa cosa le dico? Mi dispiace: continuano a non capire il vetro. E’ inutile fare un albero di vetro, è meglio fare la bella linea di un chicco d’uva.

R-R: L’imitazione del reale e del già fatto la condivide?
E C: No, niente, mai.

R-R: Ciò significa che al maestro vetraio attribuisce compiti soltanto esecutivi, considerandolo capace di esprimersi soltanto nello stile di…, come ogni artigiano in ogni tempo, differentemente dall’artista che si esprime nel proprio stile, se lo ha conseguito e maturato?
E C: Il maestro vetraio, se non riceve suggerimenti da parte di un artista o di chi media l’artisticità, attinge alla propria esperienza per decidere quale rosso, quale verde, quali forme, quali pieghe, quali volumi, quali trasparenze, etc…

R-R: L’artista, quindi, è necessario per l’affrancamento del maestro vetraio dalla streotipia o dall’archetipo?
E C: L’ultima volta che ho realizzato dei vetri a Murano, ho avuto come collaboratore un giovane al quale voglio un bene enorme e che si chiama Walter Rossi. Questo ragazzo sapeva fare delle cosettine: quelle normali. Non l’avevo mai visto. Mi è stato consigliato da Mario Dei Rossi che ha lavorato con me per 27 anni. Questo giovane sapeva tenere soltanto die vetri in canna. Con me ha realizzato “La Scozia“ e “Il Messico“. E’ stato ubbidiente.

R-R: Che cosa deve saper fare, soprattutto, il maestro vetraio?
E C: Deve saper tenere il vetro in canna, deve essere forte.

R-R: Si è fografato con numerosi artisti, in fornace e nei loro ateliers. Uno di questi artisti è ancora molto attivo e vivo nelle fornaci di Murano. Assiste alla nascita delle sue sculture, suggerisce colorazioni e movenze per i suoi manichini al maestro vetraio, almeno per quanto riguarda i prototipi. Mi riferisco a James Coignard. Come giudica le sue opere in vetro più recenti?
E C: Sono brutte. Mi dispiace che si faccia rovinare il buon nome ricevuto dalla “Fucina degli Angeli“. Ha cominciato con me 30 anni fa, poi è sparito dalla circolazione. Un giorno è venuto a trovarmi un signore e mi ha detto che Coignard lavorava per la sua azienda vetraria guadagnando tanti soldi. I vetri più belli di Coignard sono pubblicati nei cataloghi della “Fucina degli Angeli“.

R-R: La “Fucina degli Angeli“ è una griffe che vale molto, nota in tutto il mondo dell’arte contemporanea, in Italia e all’estero: ha mai pensato di venderla o le è mai stato chiesto di venderla?
E C: La “Fucina” non è mai stata e non è in vendita. Un signore veneziano si è proposto come compratore offrendo una somma ridicola e l’ho maltrattato. Posso dire che è stato progettato un futuro per la “Fucina”, senza fornire particolari.

R-R: Lunga vita alla “Fucina degli Angeli”, allora, e  memoria imperitura di chi l’ha generata.

2012 ANNO CENTENARIO PER EGIDIO COSTANTINI
ARTEFICE INEGUAGLIABILE DELLA FUCINA DEGLI ANGELI

Da “Il Ridotto”, gennaio 2012, rivista online www.ilridotto.info

Il 2012 è l’anno centenario della nascita (22 aprile) di Egidio Costantini creatore della Fucina degli Angeli nel 1955 a Venezia, suo luogo di residenza pressocchè ininterrottamente dal 1918 al 2007 anno della sua morte (7 ottobre). Il Ridotto lo ricorda agli smemorati sapendo che saranno eventate dal (e nel) Museo del Vetro a Murano (in marzo/aprile 2012) le sue gesta e le sue opinioni alle origini della produzione e promozione pionieristiche di sculture vetrose dotate di pertinenze estetiche artisticizzanti: museificandolo a futura memoria, sia come imprenditore/organizzatore sia come individuo creativo, con le opere superstiti della sua collezione ereditate dai parenti, non vendute dalla Casa D’aste Babuino a Roma il 26 novembre 2008. E ben ci stia ciò a tutti noi, suoi estimatori d’antan!
Nato a Brindisi da padre emiliano e madre di origine toscana, il Costantini dette inizio al suo sviluppo artistico e intellettuale disponendo della educazione scolastica ricevuta in un istituto che lo diplomò radiotelegrafista diciottenne, non imbarcabile perché minorenne. L’equivalente di ogni marinaretto (cosi detto!) veneziano d’oc, rampollo intelligente e ambizioso di una famiglia accasata in uno degli agglomerati urbani angiporteschi del Sestiere Castello, diplomato da un istituto nautico, in dimestichezza con l’alfabeto Morse della lingua radiotrasmessa, più che con l’alfababeto della lingua parlata e scritta.
Fu bancario sportellista, stipendiato dalla Banca Commerciale, a cominciare dal 1939, e studioso autodidatta della botanica tanto da conseguire un diploma specifico nel 1942. Fino al momento in cui non intraprese l’attività di agente commerciale al servizio di alcune vetrerie di Murano che lo affascinarono (intrigarono) a tal punto che nel 1950 fondò con alcuni artisti veneziani un gruppo di progettazione, produzione e promozione di vetrosità artistiche, nomandolo Centro Studio Pittori nell’Arte del Vetro di Murano: apprezzato come  referente  già nel 1951 da Oscar Kokoschka e nel 1954 da Le Corbusier. In rapporto fertile con i maestri vetrai Aldo Bon (Polo), Archimede Seguso, Angelo Tosi, Ferdinando Toso, Albino Carrara, Luciano Ferro, Gino Fort, Francesco Martinuzzi, Aldo Nason.
La  Fucina degli Angeli, così battezzata da Jean Cocteau, nacque nel 1955 come galleria d’arte in Campo San Filippo e Giacomo, causa la chiusura del Centro Studio di Murano per dissensi con gli artisti raggruppati (Fioravante Seibezzi, Armando Tonello,  Gino Krayer, Mario Carraro, Aldo Bergamini, e altri): destinati ad essere annoverati nella categoria dei  “carneadi“.
Jean Hans Arp, incontrato dal Costantini  ad Abano Terme, creò la stella destinata a contrassegnare la Fucina come logo. Peggy Guggenheim, incontrata per la prima volta nel 1966 e divenuta sua mecenate, favorì il suo insediamento in Calle Corona (Castello 4463) destinato ad essere gravemente danneggiato dall’acqua alta del  4 novembre 1966 ed essere chiuso definitivamente, senza l’aiuto di Nelson Rokfeller firmatario di un assegno di 3900 dollari inviato per una scultura vetrosa, emulato dall’agenzia Thompson con altro assegno di 2000 dollari per 400 mascherine, multipli vetrosi d’apres disegno di Max Ernst incontrato per la prima volta dal Costantini nel 1963.
Il 1969 fu  l’anno dello sbarco americano sulla luna (20 luglio) e di Egidio Costantini negli USA con le sue sculture vetrose realizzate d’aprés maquettes di Artisti Noti per una esposizione a New York, replicata nel 1970 nel Palazzo Ducale a Venezia. A seguire le esposizioni in ogni dove italiano e straniero: locations museali pubbliche e gallerie private.
Meritevoli di speciali aprezzamenti le performances espositive elencate qui di seguito: nel 1981 a Perugia, Sala dei Priori;  nel 1984 a Barcellona (109 opere di 30 artisti nel Centro del Vetro); nel 1989 in Giappone nel Notojima Glass Art Museum, costruito per l’esposizione permanente di arte vetraria; nel 1990 a Bruxelles; nel 1992 nuovamente a Venezia in Ca’Pesaro; nel 1997 nel Eretz Israel Museum a Tel Aviv; nel 2002 nel Kunstmuseum Walter di Ausburg, Germania.

Ho incontrato Egidio Costantini per la prima volta a Bologna nella Galleria Forni (neonata) durante il giorno vernissage (6 gennaio 1969) della Fucina degli Angeli con la scacchiera di Max Ernst (“L’immortale“ www.maxernstmasterpiece.com) guest star, già esposta anche nella Galleria Blu a Milano e attesa a Torino per essere esposta dalla Galleria Martano.
Altri incontri li ho avuti in altri luoghi, compreso uno a Perugia nell’ottobre 1981 durante i giorni della Cinquantesima Rassegna Internazionale di Sculture in Vetro con retrospettiva della Fucina degli Angeli nella Sala dei Notari (incluso un concetto spaziale di Lucio Fontana di mia proprietà, in quel momento), per concordare il da fare con l’Archivio Fontana restio a considerare opere meritevoli di archiviazione i concetti spaziali polimaterici di Lucio Fontana realizzati a Murano con inclusioni di forme plastiche vetrose, per una esposizione di Renato Cardazzo a Milano nella galleria “Il Naviglio 2” (19 dicembre 1964 – 7 gennaio 1965).
L’ho incontrato anche nella sua casa a Venezia, badato dal fotografo Gianni Rizzo, per registrare un colloquio che si è poi concluso non registrato nella trattoria viciniora “Al Giardinetto“ bevendo ombrette.
Durante i nostri incontri il Costantini non mi hai mai parlato della Fucina degli Angeli e delle sue gesta organizzative e promozionali compiute per farla conoscere e apprezzare… declamando e gesticolando come un imbonitore fieristico.
Non mi ha enfatizzato i suoi allestimenti espositivi, nè mi ha mai fatto sospettare di averli spettacolarizzati con artifici finalizzati al nascondimento della poverta dei contenuti e della debolezza estetica di alcune opere vetrose in esposizione: nè mi ha mai detto di aver esposto in locations museali considerandole portatrici comunque d’immagine museificatoria remunerativa, commercialmente opportuna.
Non mi hai mai manifestato stupefazioni narcise fini a se stesse, quindi autoreferenziali, per dissimulare eventuali connotazioni negative del suo operato: nè mi ha mai detto di considerare condivisibili i comportamenti di coerenza con le leggi dello spettacolo e della comunicazione di massa, per apparire capace di “miracol mostrare” suscitando illusione ottica.
Non mi ha fatto pensare mai a Totò venditore della Fontana di Trevi al turista americano ricco di dollari, ma povero di sapienza artistica e culturale.
Dissimulando, durante l’ultimo incontro, la mortificazione causatagli dalle millanterie di chi si dava immagine e business lucroso dichiarandosi e propagandandosi ingannevolmente insediato a Murano come suo erede spirituale e fattuale: tanto da costringerlo a intraprendere una costosa azione giudiziaria dissuasoria.

L’esposizione nel Museo del Vetro a Murano assumerà, perciò, a di là delle intenzioni originarie dei suoi organizzatori, il valore e la significanza di una laurea Honoris Causa postuma. A prescindere dalla quantità di opere in esposizione realizzate per dare corpo vetroso a ideazioni di: Jean Hans Arp, George Braque, Alexander Calder, Marc Chagall, Jean Cocteau, Max Ernst, Lucio Fontana, Paul Jenkins, Oskar Kokoschka, Le Corbusier, Fernand Léger, Pablo Picasso, Mark Tobey, Andrè Verdet.
Connotando come postero suo epigono, più che suo erede, in dimestichezza col rebranding o xe Services,  ogni altro imprenditore vetrario muranese “parvenu“, impegnato a emulare le sue gesta produttive e promozionali: blasonandosi eventato anche in locations refrattarie a ogni business che non sia immediatamente lucroso.


DELLE OPERE VETROSE LOGOTIPATE FUCINA DEGLI ANGELI ESPOSTE DAL MUSEO DEL VETRO A MURANO PER OMAGGIARE EGIDIO COSTANTINI (1912-2012)

POSTATO IN : http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2747096.html


Enzo Rossi-Ròiss nella residenza veneziana di e con Egidio Costantini

Ho scritto in gennaio che la Fucina degli Angeli sarebbe stata ricordata e celebrata con una esposizione ad hoc in concomitanza col  centenario della nascita di Egidio Costantini (22.4.1912 – 7.10.2007) che l’ha fondata e animata, annunciandola come evento organizzato e ospitato a Murano dal Museo del Vetro. Star in esposizione opere vetrose realizzate d’aprés bozzetti o maquettes di Grandi Maestri così nomati: Jean Hans Arp, George Braque, Alexander Calder, Marc Chagall, Jean Cocteau, Max Ernst, Lucio Fontana, Paul Jenkins, Oskar Kokoschka, Le Corbusier, Fernand Léger, Pablo Picasso, Mark Tobey, Andrè Verdet.
Tale esposizione è stata inaugurata, invece, il 6 luglio (chiusura il 30 settembre): intitolata “VETRO CONTEMPORANEO il futuro oltre la trasparenza. Omaggio ad Egidio Costantini”. Allestita con 47 opere, tutte accreditate come opere d’après (di proprietà degli eredi) e senza nessuna delle maxi creazioni vetrose più prestigiose, conservate e stabilmente esposte altrove, inamovibili perché sconveniente il costo del loro trasporto tutelato da adeguata polizza assicurativa, oppure perché risulta ignota la loro attuale collocazione: un esempio emblematico la grande scacchiera di Max Ernst intitolata “L’immortale” (www.maxernstmasterpiece.com) la cui dimora risulta sconosciuta. Un mini-catalogo illustrato documenta l’iniziativa a futura memoria con un testo del bio-agio-grafo familistico Egidio Comelli, preceduto da altro testo ortodosso di Roberto Ballerin, brevemente e doverosamente presentato il tutto da Chiara Squarcina, direttrice del Museo.
I cronisti locali l’hanno sommariamente notiziata, enfatizzandola come: “…omaggio all’artista di una tradizione antica…” promuovendo Egidio Costantini “…maestro vetraio muranese”, considerando tale expo costituita da opere “…frutto delle collaborazioni con i più grandi artisti del ‘900… tutti assidui frequentatori della Fucina degli Angeli” (Anonimo, Il Gazzettino, pag. 25 del 7 luglio) – “… un momento di riflessione sull’intera produzione vetraria contemporanea” (Silva Mesetto, La Nuova pag. 43 del 7 luglio). A nessuno è venuto in mente di cogliere l’occasione per stabilire contatti fertili con qualcuno dei collaboratori artistici di Egidio Costantini ancora in vita (elencati nel primo dei tanti cataloghi della Fucina: edito a Bologna dalla Fotometalgrafica Emiliana). Cominciando da Silvano Belardinelli nato nel 1942 e abitante nel Sestiere Cannaregio, che ha tanto da raccontare sulla genesi delle opere d’après progetti di Lucio Fontana (per esempio), dei bozzetti in terracotta personalmente eseguiti fino al 1970 d’aprés iconologia di Grandi Maestri e dei rapporti con i giapponesi, avendo sposato una giapponese e soggiornato lungamente in Giappone.
Indagando per raccogliere informazioni relative al contributo personale del maestro vetraio Loredano Rosin, per quanto riguarda le opere vetrose d’aprés Picasso, realizzate assente Picasso in fornace. Idem per  altri come Aldo Nason padre di Emanno Nason. Ognuno longa-mano muranese, etero diretta in fornace dal Costantini straordinario imprenditore creativo anche pro intuizioni artistiche personali.
Altra esposizione non è stato possibile realizzare, perchè alla Fucina degli Angeli, morto il suo artefice multiruolato (7 ottobre 2007), è mancata una gestione manageriale del capitale  d’immagine acquisito, costituito da credito artistico e rapporti internazionali con istituzioni museali. Perchè chi l’ha ereditata legittimamente ha celebrato il primo anniversario della morte di Egidio Costantini, con la tentata vendita delle opere superstiti tramite la Casa D’aste Babuino a Roma il 26 novembre 2008, anziché con l’allestimento di una esposizione celebrativa in location opportuna. Perché nessun imprenditore l’ha rilevata per gestirla come azienda e potenziarla ulteriormente, come è accaduto nel 2001 all’azienda vetraria Venini rilevata e potenziata dal vicentino Giancarlo Chimento della Italian Luxury Industries, associato alla Safilo dei fratelli Giuliano e Guglielmo Tabacchi.
Un solo imprenditore vetrario, Adriano Berengo, enfant du pays lagunare, nato da un arsenalotto nel 1947 in un appartamento del complesso urbano angiportesco denominato “Marinaresca” (contiguo alla via Garibaldi del Sestiere Castello), si è proposto come acquirente del brand Fucina degli Angeli, ma non è stato accettato come interlocutore dal Costantini (vivente), che lo ha giudicato non idoneo a subentrare nel ruolo di suo continuatore “ideale”, perché in rapporto pragmatico e disinvolto col business più che in rapporto creativo e sconveniente con l’artisticità “angelicata” (oppure angelicabile). Lo stesso Adriano Berengo destinato a essere (successivamente) disapprovato dal Costantini (e avversato in una disputa giudiziaria), per essersi data visibilità blasonante una-tantum nella fiera dell’arte Arco 2000 a Madrid (alienandosela) con un allestimento fieristico supportato da maxi riproduzioni non autorizzate di documenti fotografici della Fucina degli Angeli.
L’Egidio Costantini omaggiato dal Museo del Vetro a Murano, è stata webizzato dai suoi eredi con un sito nel quale il logo “Fucina degli Angeli” risulta registrato e le gesta del suo titolare risultano bio-biblio-agiografate (con le opinioni del medesimo, anche), illustrate da riproduzioni di foto d’annata. Inspiegabile l’assenza, tra le pubblicazioni monografiche webizzate, del maxilibro/catalogo edito a Bruxelles nel 1990: “Fron Picasso to Fontana, Egidio Costantini – Il Maestro dei Maestri”,con testi di Autori Vari, curatore Jacques Lierneux, Espace Kiron/Espace Medicis.
Chiunque voglia acquisire la documentazione relativa all’autenticità di opere create da e per la Fucina degli Angeli, è invitato a inviare all’indirizzo mail info@fucinadegliangeli.com, le foto con notizie dettagliate relative alle misura e alla collocazione attuale di ogni opera. (Il costo della autenticazione non risulta precisato). Significando, così, che quasi tutte le opere vetrose più illustri logotipate Fucina degli Angeli, per quanto riguarda la Firma autorale che le dota di plus-valore artistico e mercantile, sono destinate a essere considerate e valutate in primis come opere d’aprés realizzate da maestri vetrai muranesi incaricati (e istruiti) a fare ciò da Egidio Costantini che, a cose fatte (come suol dirsi), si è attivato per ottenere l’approvazione “autorale”, testimoniandola a futura memoria con foto che lo illustrano e accreditano in compagnia dell’artista autore, in location e circostanze portatrici di plus-valore relazionale. Considerando “eccezioni” la manu-fattura muranese (pro-Fucina) di alcune opere, come i “concetti spaziali” di Lucio Fontana, che sono stati realizzati durante gli anni 1964-65, incontestabilmente su precise indicazioni del Maestro relative ai supporti legnosi o metallici utilizzati come superfici per l’incastonatura (ancoraggio) di bolle vetrose policrome variamente dimensionate.
autentiche a posteriori da chi ha legittimamente ereditato e registrato il marchio Fucina degli Angeli, ma discriminate dai certificatori di autenticità delle opere dei Grandi Maestri. Tutte opere idonee per essere commercializzate e collezionate come opere vetrose realizzate d’aprés opere plastiche o grafiche di Grandi Maestri, più che come opere concepite vetrose da Grandi Maestri: particolarmente quelle modellate dai maestri vetrai muranesi per Egidio Costantini, senza le indicazioni del Grande Maestro presente in corso d’opera, di volta in volta, nella fornace.

(riproduzzione riservata )

Written by rossiroiss

dicembre 25th, 2011 at 6:34 pm