Enzo Rossi-Roiss

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DI UN SANTO GRAAL BENEAUGURANTE

Un uomo della mia età, l’età di molti!,
mi ha donato un Santo Graal vetroso
modellato e artisticato a Murano.
Beneaugurandomi l’anno nuovo, ha detto:
“Ti risulterà pieno soltanto immaginato tale
pensando a chi o a ciò che potrebbe colmarlo
appagando desideri personali condivisibili”.
Mancherò a chi so che mi desidera come pieno
pronto a colmare il vuoto del suo Santo Graal,
exprimendo l’ineffabile con furore comunicativo.

Published by rossiroiss, on dicembre 25th, 2015 at 12:33 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

E’ MORTO ALAIN JOUFFROY (1928-2015)

Le poète surréaliste Alain Jouffroy est mort

Par lefigaro.fr avec AF – Mis à jour le 21/12/2015 à 16:22 -Publié le 21/12/2015 à 16:17

Le poète surréaliste Alain Jouffroy, ami d’Aragon et prix Goncourt de la poésie en 2007, est mort hier à l’âge de 87 ans, révèlent aujourd’hui ses proches. Le poète, éternel «révolté contre les absences de révolte», s’est éteint à l’hôpital Saint-Louis à Paris où il était hospitalisé depuis deux semaines, a indiqué son épouse Fusako Hasae.

Romancier, essayiste, critique d’art, directeur de revue, Alain Jouffroy avait été récompensé par le prix Goncourt de la poésie en 2007 pour l’ensemble de son oeuvre. Né à Paris en 1928, admirateur de Michaux, proche de Louis Aragon, Alain Jouffroy a été un grand témoin et un acteur de la vie intellectuelle de la deuxième moitié du XXe siècle.
Lié au mouvement surréaliste (malgré une brouille avec André Breton qu’il défendra cependant toute sa vie), il se lia d’amitié avec des artistes comme Victor Brauner et Matta. Toujours à l’avant-garde, il fut l’un des principaux introducteurs en France, au début des années 1960, du Pop Art et des artistes de la Beat Generation. Artiste à la fois engagé et réfractaire à toute forme d’embrigadement, il fut à l’origine, durant la guerre d’Algérie des manifestations «Anti-procès» à Paris, Venise et Milan pour la défense de la liberté d’expression.


MANINA (1918-2010) IPSE DIXIT

Durante uno dei miei numerosi viaggi a Venezia, incontrai Alain Jouffroy, già conosciuto a un vernissage a Parigi. Ah! Alain Jouffroy! Dalla nostra breve amicizia nacque una grande storia d’amore. Forse addirittura l’unica storia d’amore surreale degli Anni ‘50. Avevamo entrambi il compleanno l’11 di settembre (1918 e 1928). Facevamo i pendolari tra Parigi e Venezia. Qualche volta in prima classe, altre volte in classe turistica – a seconda del contenuto dei nostri portafogli. A volte viaggiavamo insieme, a volte da soli. Uno dei treni si chiamava Paris-Simplon-Orient-Express”.

Il giovane poeta (26ienne) e la pittrice (36ienne) si sono sposati nel 1954.

Nel 1955 hanno cominciato a darsi visibilità come coppia creativa con un libro intitolato “Les quatre saisons d’une ame” (Edizione du Dragon, Paris): disegni eseguiti da Manina durante gli ultimi sette anni e racconti di Alain Jouffroy scritti guardando le opere di Manina.


ANNOTAZIONE

Alain Jouffroy l’ho incontrato nel dicembre 1962, per la prima volta a Milano nella galleria di Arturo Schwarz. Nella mia rivista “Nucleo D” (marzo 1963) ho pubblicato 10 suoi brevi testi poetici scritti per Lucio Fontana. Compreso questo che trascrivo qui di seguito.


Bucatelo, il porco, bucatelo di palle

Bucatelo fino a far del male un colabrodo del Bene

Bucate lanima e trovate Zero

Bucate la morte per vedere che non ci sarà mai Dio

Bucate il nulla, bucate il Vuoto

Bucate i buchi e bucate tutto

perchè al fondo del Buco ci si apre alla scoperta.

Il resto non vale nulla che valga.

La morte è il muro e noi siamo i fucilati.

Niente pietà per i soldati.

————————-

PER LEGGERE E VEDERE ALTRO CLICCARE QUESTO LINK

https://www.actualitte.com/article/monde-edition/mort-du-poete-alain-jouffroy-revolte-contre-les-absences-de-revolte/62679


Published by rossiroiss, on dicembre 22nd, 2015 at 11:54 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

VERSIFICAZIONE A FUTURA MEMORIA / ADDENDA A “POEMI DOPING”

(Prefazione preambolatoria)


La compaesanità minimizza.

La concittadinanza ghettizza.

La corregionalità delimita.

La connazionalità connota.

La mondialità globalizza.

Soltanto l’universalità può maximizzare

un uomo della mia età, l’età di molti!

versificatore a futura memoria categoriale.

Un uomo restio a ruolarsi Cavaliere Rusticano,

poiché gli si addice emulare Cirano,

sapendo come e dove toccare giustamente,

alla fine di ogni sua licenza scrittòria,

scoetanizzandosi dai simil-anagrafati.

(Cap.1)
Un uomo della mia età, l’età di molti!,


mi ha scelto come scrittore versificatore

della sua prossimità con la morte

che gli si manifesta sempre più esplicita

come pena la cui fine gli risulta

di giorno in giorno sempre più ravvicinata.

“Nel momento in cui non ci sarò più,

resterà almeno la tua scrittura”, mi ha detto.

Considerando consolatoria la condivisione

della propria esistenzialità con uno scrittore coetaneo

dotato di pensiero filosofico relativo alla pena di morte

sentenziata non soltanto per i reclusi nei bracci della morte

ma anche per ognuno di noi con l’avanzare dell’età.

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!

si è autoesiliato in loco diverso da quello abituale,

disabitato dal parentado consanguineo & acquisito,

disertato dalla consueta convivialità amicale,

dopo aver deciso di sperimentare

l’irrilevanza & l’insignificanza di ciò che può

risultargli anzitempo già assente & ininfluente,

trascorrendo il suo tempo residuale & terminale,

condizionato da limiti biologici che gli evidenziano

la propria vitalità sempre più fragile,

portatrice di giornate superstiti meno numerose.

Trattasi di un uomo della mia età, l’età di molti!

che mi ha scelto come suo alter ego

in dimestichezza con gli esercizi scrittòrii:

incaricandomi di versificarlo impegnato

a concludere ogni altra sua giornata,

addormentandosi pronto a non svegliarsi

per trascorrere la giornata successiva.

Gli ho detto che l’incarico proposto

non posso garantirlo assolto sine die,

perché trascorro ogni mia giornata ulteriore

considerandola anche io giornata conclusiva.

Mi ha detto che non gliene importa granché,

se la mia narrazione delle sue giornate residue

avrà per testo ultimo ciò che versificherò,

durante la giornata alla fine della quale

mi addormenterò concludendola

come mia giornata capolinea finale.

Sia, perciò, bastevole ciò che versificherò,

orchestrando parole per scrivere di quest’uomo:

un uomo della mia età, l’età di molti!


(Cap.2)

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!,

m’incontrerà durante i suoi giorni residui,

perché gli depuri la tristezza della narrazione

di un vissuto costituito da capitoli incompiuti.

Mi ha detto che non ha saggezze da esibire,

né profondità da raggiungere con audacia

esplorandole con sconsideratezza virtuosa.

Desidera essere accompagnato a morire,

da una versificazione a futura memoria

della narrazione di alcune sue azioni & reazioni,

perché abbia, così, anche un vissuto postumo:

considerando la sua esistenza trascorsa

scrittura non ancora semantizzata e deambiguata

partitura non ancora concertata ed eseguita.

Nell’inestricabile groviglio delle proprie emozioni,

quest’uomo cerca varchi per l’evasione,

marchingegni per stanare le verità di problemi

sollevati e rimasti inevasi, mi ha detto:

elaborando necessariamente il proprio pensiero,

deambulante su percorsi privi di balaustre,

procedendo controvento & controtempo

al seguito di modalità proprie di chi opta l’inattuale,

disdegnando il vantaggio illegale del contingente,

precisando la cifra segreta della propria multimorfità,

alla ricerca di un senso per lo stop ultimativo.


(Cap.3)
Quest’uomo della mia età…l’età di molti!,

mi ha già detto: “Mi è accaduto di essere percepito

come costo, anziché come ricavo, dalla parentela.

Percepito come rischio d’impresa esistenziale:

non percepito come ulteriore scaturigine di bonus.

Percepito come portatore di costi insostenibili:

non percepito come capitale parentale profittuoso”.

Un processo infiammatorio ha così avuto inizio

in quest’uomo della mia età…l’età di molti!

La sua interrelazione familistica si è ammalata.

Ogni accadimento futuro sarà, quindi, conseguenziale:

guest star un uomo della mia età… l’età di molti!

(Cap.4)

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!,

si è attivato per mancare sempre più, perciò,

silente & assente sic et simpliciter:

perché risulti vuoto ciò che fu pieno.

Si è autorecluso in un Altrove, dove trascorre

tutte le giornate del suo tempo vitale residuo,

per mancare fisicamente meno possibile,

assente & incontattabile, durante le giornate

successive alla sua giornata conclusiva.

“A chi vuoi mancare più possibile, nel frattempo,

per mancare meno possibile, poi,

scaduto il tuo tempo residuale?”, gli ho chiesto.

L’uomo della mia età, l’età di molti!,

ha risposto alla mia domanda dicendo:

“Mancare fisicamente a ognuna delle persone

mie referenti quotidiane & privilegiate,

fruitrici delle mie emozioni & commozioni:

autoconsiderandomi divenuto inessenziale.

Meritevole di essere versificato irregolarmente

cogliendo talune mie gesta & opinioni

nel loro farsi narrazione significante & sonora:

per dire al di là delle parole consuete,

giocando con le sillabe e trascolorando frasi,

per testimoniare la mia esistenza e trasmetterla

precisata da una insolita versificazione mirata“.


(Cap. 5)

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!,

è un uomo custode di un vissuto ingombrante

che non riesce a diventare passato,

testimoniato da scrittura carica di responsabilità pubblica.

E’, quindi, un uomo della mia età, l’età di molti!,

produttore di energia fisica & intellettuale

in quantità superiore al fabbisogno personale:

un uomo che non si annovera tra i coetanei

badati con tenerezze accondiscendenti,

poiché non appartiene alla categoria dei sopravvissuti,

partner mancato di una donna ideale che non ha sposato.

E’ un uomo della mia età, l’età di molti!,

desideroso di essere repertizzato con la memoria di sé

ruolato portavoce anche di ogni altro coetaneo simbiotico.


(Cap. 6)

Acquisitomi come suo alter ego narratore scribente

quest’uomo della mia età, l’età di molti!, mi ha rivelato

di essere in primis l’autore di lettere erotiche

scritte presupponendo interlocutrici diverse

per comunicare il suo desiderio copulatorio:

particolarmente nelle occasioni in cui

ha considerato il coito una pratica della conoscenza,

mediante la quale deambiguare e interpretare il mondo.

Come è accaduto a Jean-Paul Sartre & Simone de Beauvoir,

Henry Miller & Anais Nin, Lou Andreas-Salomé & Rainer Maria Rilke,

Marina Cvetaeva & Pasternak, James Joyce & Nora sua moglie,

Arturo Toscanini & Ada Mainardi, Elsa Morante & Luchino Visconti.

Lettere scritte per erotizzare le destinatarie:

per far vibrare una liaison in fieri, oppure in atto.

Lettere erotiche scritte per comunicare

che non considera il coito una punizione della felicità.

Scrivendo brani come questo:

“Se ci accadrà di dimorare là dove ci sarà soltanto un letto,

i nostri corpi prevarranno tanto che desidereremo

scoparci appassionatamente una prima volta,

desiderando il giorno dopo ri-scoparci ri-appassionati,

incontinenti più che nel film L’impero dei sensi”.

Letteratureggiandosi come eccellente copulatore

dotato di straordinaria vitalità e coinvolgente emozione:

generatore di vita nuova portatrice di desideri ulteriori,

discente e dialogante durante ogni amplesso

per goderlo condiviso anche come esperienza di parola.



(Cap.7)

L’uomo della mia età, l’età di molti!,

ha così versificato doverosamente

ad personam che nulla gli deve.


Lo so che non dovevo tornare

ma è così gradevole gustare l’effimero

verificare ogni giorno il proprio coraggio

Sono tornato perché ho la stessa età

la stessa cultura la stessa umanità

per continuare a manipolare il tempo

a giocare con gli umori e le situazioni

a impazzire d’amore e ritornare intirizzito

nella sede naturale dell’incompetenza.

Lo so che non dovevo tornare

con così poco pudore per il tempo trascorso

per gli urli d’amore concessi e ricevuti.

Sono tornato per riaffermare l’effimero

per concedere spazio alle mie emozioni

è così poco gradevole vivere senza l’effimero.

Non scrivo senza occhiali

ho i capelli bianchi e compio gesti inconsulti

coccolo i miei errori come figli viziati

continuo ad avere tanta voglia di futuro.

Il rigore dei sentimenti mi ha allontanato

da ciò che ho disapprovato e discriminato.

Lo so che non dovevo tornare

ora dormo anche e non spreco parole.

Tanti saluti a chiunque vede soltanto

ciò che sa guardare con superficialità


Continuando, poi a scrivere, versificando per se stesso.


L’ostinata vecchiaia che sbatte

come un’onda annoiata sul passato,

crea risacca e frastuono.

L’età più che un macigno

sembra un attrezzo da body building:

scolpisce allena prepara…al nulla.

Una vecchiaia col cervello che fa ginnastica

si addice a ogni uomo della mia età, l’età di molti!,

purché abbia il sopravvento su ogni altra vecchiaia,

concentrato di passato eccellente e presente incerto,

suscitatrice di dolore e tristezza in chi la osserva,

considerandola mesta immagine della decadenza.

Quel poco che portiamo con noi

determina il là dove ci stabiliamo.

In parte dipende dagli altri

dove piantiamo la nostra tenda,

ma con un bagaglio colmo di libri

sappiamo sempre dove siamo e perché.

Ogni divorzio è un modo di giocarsi la vita.

Ho scritto libri summa del mio sapere personale:

sono tutti custodie della mia esistenza straordinaria.

Radicato nelle mie esperienze vere e vissute

celandomi tra le righe come presenza travestita

ho scritto libri con sguardi estesi e maturi.

Chi è stato in esilio porta sempre dentro di sé l’esilio:

in ogni esule c’é qualcosa che lo fa diverso dagli altri.

La vita è fatta di incontri maxi e mini:

il più casuale può offrirci ricchezze impreviste.

Ci accada di morire circondati dal silenzio:

il silenzio si addice a chiunque quando muore.


(Cap.8)

Da gran tempo l’uomo della mia età, l’età di molti!,

si rapporta quotidianamente alla scrittura poetica

considerando Dono degli Dei Graziosi la versificazione:

considerando dono generoso il primo verso

al quale accoppiarne uno secondo che ne sia degno.



Chiare, fresche, e dolci acque
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
Ei fu. Siccome immobile
Taci. Su le foglie
La nebbia agli irti colli

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sol
Quant’è bella giovinezza

Mi piace il mio corpo quand’è col tuo
M’illumino d’immenso


All’uomo della mia età, l’età di molti!,

ho detto che se si incomincia a scrivere

basati su di un’esigenza individuale,

l’esigenza collettiva dei lettori richiede poi all’autore

anche la capacità di smettere di scrivere:

smettere dopo avere scritto tante parole

quante si ritiene possano bastare.


- Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère !


(Cap.9)

Al mio interlocutore, uomo della mia età, l’età di molti!,

gli ho suggerito di memorizzare & metabolizzare

questa versificazione di servizio sic stantibus in rebus.


Dispongo di un tesoro personale

costituito da parole in gran numero

che aumentano, anziché diminuire,

durante ogni mio esercizio scrittòrio

compiuto per usarle ben orchestrate,

scrivendo ad libitum di accadimenti encomiabili

e… comportamenti miei & altrui biasimevoli.


Sia memorizzata & metabolizzata questa versificazione,

presupponendomi ghost writer portaparole di chiunque.



Published by rossiroiss, on dicembre 19th, 2015 at 2:07 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DI GIORGIO CELLI GATTOLOGO BOLOGNESE INEDITATO COME SCRITTORE MULTIFORME

La vita segreta dei gatti”, “Il gatto di casa” e “Sono un gatto anch’io” sono titoli di libri scritti da Giorgio Celli (Verona 16.7.1935 – Bologna 11.6.2011) che avrebbe meritato d’essere adeguatamente ricordato durante il 2015, anno 80esimo della sua nascita.
Altri libri dello stesso autore gattologo risultano intitolati: “Gatti in giallo”: (comprensivo dei tre gialli intitolati “Il gatto del ristorante cinese” 2007, “Il gatto allo specchio” 2008, “Il gatto del Rettore” 2011). “Gatto è bello” (Piemme Ed. 2015, riedizione dei precedenti “Gatti & Supergatti”, “Il condominio dei gatti”, “I Gatti di Casanova”).
Fuori catalogo sono reperibili nel web: “Nuovo bestiario post moderno”, “L’etologo e i suoi fantasmi”, “La mente dell’ape”, “Le piante sono angeli”.
L’anno 80esimo della sua nascita non è stato “colto” per ricordarlo antologizzando tutti i suoi testi teatrali, a cominciare dall’atto unico “S.O.S” inviato nel 1959 al Concorso “Teatro Minimo” di Renato Lelli, oppure ordinando in un “Canzoniere” postumo tutti i suoi testi poetici .
Anche soltanto in un ebook formato kindle, rammemorando i suoi rapporti ravvicinati con gli esercizi scrittòrii di alcuni autori del Gruppo 63.
E’ accaduto ciò perché Giorgio Celli è morto senza attivare e insediare preventivamente alcun progetto associativo, con tutti i libri e l’oggettistica della sua biblioteca personale, là dove ha posseduto proprietà immobiliari a Bologna, vagheggiando e realizzando l’insediamento di una galleria d’arte con mini giardino (Galleria B4 in via Vinazzetti 4/B) e un laboratorio teatrale nei 120 mq. di un loft/open space con bagno (in via Vinazzetti 1/B (accatastato come bottega),
gestito senza successo (dall’agosto 2008 al 2010) da Giuseppe Cerrone della Associazione Sipario Club con scuola teatrale già precariamente seminterrata per alcuni anni in via Collegio di Spagna 7/3 a Bologna. Possedimenti (investimenti) immobiliari personali ereditati, poi, e messi a reddito (come suol dirsi) dal figlio Davide Celli attivista ecologista imparentato ad hoc, retribuito dal Parlamento Europeo durante gli anni 1999-2004 in cui è risultato portaborse del padre parlamentare eletto dai verdi ambientalisti.

Published by rossiroiss, on dicembre 14th, 2015 at 4:36 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DI UN EUGENIO RICCOMINI “A SPASSO PER IL MONDO” DISEGNATORE SCRIBENTE EPIGONO DI GOETHE E HUGO

Se usi una macchina fotografica, puoi fare anche mille scatti in un giorno, ma ciò non significa che davvero ai guardato un paesaggio o un monumento. E dopo aver inflitto ad amici e familiari questo bottino lo dimentichi. Col disegno, invece, cogli la prospettiva, il dettaglio, il decoro, il gioco di luci e ombre. E non lo scordi più. Io non fermavo emozioni, ma dati oggettivi, che mi permettessero di capire l’arte e il senso delle cose”.

Ipse dixit Eugenio Riccomini a Paola Naldi che l’ha poi pubblicato (la Repubblica di Bologna, 11 dicembre 2015) virgolettato nella sua cronaca d’arte redatta per annunciare la presentazione nella Sala Farnese del Palazzo d’Accursio a Bologna di un libro intitolato “A spasso per il mondo” edito da Pendragon. Un libro/album con “presentazione” dello stesso Riccomini nato in Sardegna nel 1936 (coetaneo di Papa Francesco), impegnato a trascorrere il suo 80esimo anno a Bologna dove gode notorietà salottiera e massmediatica, sia come studioso/affabulatore della pittura antica sia come politico progressista ex consigliere comunale (1970-1995), anche vicesindaco (1985-86 e 1989-90), premiato con l’Archiginnasio d’oro 2001. Un libro/regesto iconico di disegnini in bianco nero eseguiti d’amblè con segno calcografico, per raffigurarsi particolari o vedute di esotismi paesaggistici e architettonici, nel ruolo sette/ottocentesco di viaggiatore erudito e disegnatore scribente: epigono di Goethe, Hugo et omologhi in dimestichezza con la pratica domenicale delle cosìddette “bellearti”. “Non sono arte né possono riguardare la storia dell’arte – ha detto in Sala Farnese -: presentati per l’ammissione a frequentare una Accademia di Belle Arti, i miei disegni sarebbero considerati opere di un autore privo di talento artistico. Hanno a che fare soltanto con i sentimenti di chi li ha eseguiti”. Per quanto mi riguarda li considero reperti iconici memoriali di ciò che è stato visto “a spasso per il mondo”, nel ruolo di turista o di accompagnatore cicerone di turisti.

In WikipediA, Eugenio Riccomini risulta webenciclopediato da una scheda con questa “avvertenza”: “Questa voce o sezione sull’argomento storici è ritenuta da controllare. Motivo: Testo più adatto ad un saggio che ad una voce d’enciclopedia. Frasi agiografiche, troppo involute, dettagli non enciclopedici e soprattutto assenza totale di note a piè di pagina e una qualsiasi bibliografia. Voce da riscrivere seguendo quanto sopra esposto”. (Sic!)

Published by rossiroiss, on dicembre 11th, 2015 at 7:04 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

BARBA CI COVA: un libro inedito in cerca d’editore cartaceo

BARBA CI COVA
http://www.rossiroiss.it/wordpress/barba-ci-cova

La barba per dare nell’occhio e sollecitare commenti
La barba per calamitare sguardi e farsi attribuire talenti
La barba per attirare attenzioni e suscitare innamoramenti
La barba per loquacizzare espressività reticenti
La barba per semantizzare comunicazioni balbuzienti
La barba per autorare anonimie facciali sconvenienti
La barba per mascherare disarmonie deprimenti
La barba per onorare facce con menti carenti
La barba per significarsi autorevoli e sapienti
La barba per blasonare tratti plebei ininfluenti
La barba per aurare teste calve con facciate virilenti
La barba per potenziare fascinosità inconsistenti
La barba per colmare mancamenti e dimagrimenti
La barba per dissimulare e lenire autopatimenti

Published by rossiroiss, on dicembre 8th, 2015 at 3:46 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati