Enzo Rossi-Roiss

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VERSIFICAZIONE A FUTURA MEMORIA / ADDENDA A “POEMI DOPING”

(Prefazione preambolatoria)


La compaesanità minimizza.

La concittadinanza ghettizza.

La corregionalità delimita.

La connazionalità connota.

La mondialità globalizza.

Soltanto l’universalità può maximizzare

un uomo della mia età, l’età di molti!

versificatore a futura memoria categoriale.

Un uomo restio a ruolarsi Cavaliere Rusticano,

poiché gli si addice emulare Cirano,

sapendo come e dove toccare giustamente,

alla fine di ogni sua licenza scrittòria,

scoetanizzandosi dai simil-anagrafati.

(Cap.1)
Un uomo della mia età, l’età di molti!,


mi ha scelto come scrittore versificatore

della sua prossimità con la morte

che gli si manifesta sempre più esplicita

come pena la cui fine gli risulta

di giorno in giorno sempre più ravvicinata.

“Nel momento in cui non ci sarò più,

resterà almeno la tua scrittura”, mi ha detto.

Considerando consolatoria la condivisione

della propria esistenzialità con uno scrittore coetaneo

dotato di pensiero filosofico relativo alla pena di morte

sentenziata non soltanto per i reclusi nei bracci della morte

ma anche per ognuno di noi con l’avanzare dell’età.

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!

si è autoesiliato in loco diverso da quello abituale,

disabitato dal parentado consanguineo & acquisito,

disertato dalla consueta convivialità amicale,

dopo aver deciso di sperimentare

l’irrilevanza & l’insignificanza di ciò che può

risultargli anzitempo già assente & ininfluente,

trascorrendo il suo tempo residuale & terminale,

condizionato da limiti biologici che gli evidenziano

la propria vitalità sempre più fragile,

portatrice di giornate superstiti meno numerose.

Trattasi di un uomo della mia età, l’età di molti!

che mi ha scelto come suo alter ego

in dimestichezza con gli esercizi scrittòrii:

incaricandomi di versificarlo impegnato

a concludere ogni altra sua giornata,

addormentandosi pronto a non svegliarsi

per trascorrere la giornata successiva.

Gli ho detto che l’incarico proposto

non posso garantirlo assolto sine die,

perché trascorro ogni mia giornata ulteriore

considerandola anche io giornata conclusiva.

Mi ha detto che non gliene importa granché,

se la mia narrazione delle sue giornate residue

avrà per testo ultimo ciò che versificherò,

durante la giornata alla fine della quale

mi addormenterò concludendola

come mia giornata capolinea finale.

Sia, perciò, bastevole ciò che versificherò,

orchestrando parole per scrivere di quest’uomo:

un uomo della mia età, l’età di molti!


(Cap.2)

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!,

m’incontrerà durante i suoi giorni residui,

perché gli depuri la tristezza della narrazione

di un vissuto costituito da capitoli incompiuti.

Mi ha detto che non ha saggezze da esibire,

né profondità da raggiungere con audacia

esplorandole con sconsideratezza virtuosa.

Desidera essere accompagnato a morire,

da una versificazione a futura memoria

della narrazione di alcune sue azioni & reazioni,

perché abbia, così, anche un vissuto postumo:

considerando la sua esistenza trascorsa

scrittura non ancora semantizzata e deambiguata

partitura non ancora concertata ed eseguita.

Nell’inestricabile groviglio delle proprie emozioni,

quest’uomo cerca varchi per l’evasione,

marchingegni per stanare le verità di problemi

sollevati e rimasti inevasi, mi ha detto:

elaborando necessariamente il proprio pensiero,

deambulante su percorsi privi di balaustre,

procedendo controvento & controtempo

al seguito di modalità proprie di chi opta l’inattuale,

disdegnando il vantaggio illegale del contingente,

precisando la cifra segreta della propria multimorfità,

alla ricerca di un senso per lo stop ultimativo.


(Cap.3)
Quest’uomo della mia età…l’età di molti!,

mi ha già detto: “Mi è accaduto di essere percepito

come costo, anziché come ricavo, dalla parentela.

Percepito come rischio d’impresa esistenziale:

non percepito come ulteriore scaturigine di bonus.

Percepito come portatore di costi insostenibili:

non percepito come capitale parentale profittuoso”.

Un processo infiammatorio ha così avuto inizio

in quest’uomo della mia età…l’età di molti!

La sua interrelazione familistica si è ammalata.

Ogni accadimento futuro sarà, quindi, conseguenziale:

guest star un uomo della mia età… l’età di molti!

(Cap.4)

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!,

si è attivato per mancare sempre più, perciò,

silente & assente sic et simpliciter:

perché risulti vuoto ciò che fu pieno.

Si è autorecluso in un Altrove, dove trascorre

tutte le giornate del suo tempo vitale residuo,

per mancare fisicamente meno possibile,

assente & incontattabile, durante le giornate

successive alla sua giornata conclusiva.

“A chi vuoi mancare più possibile, nel frattempo,

per mancare meno possibile, poi,

scaduto il tuo tempo residuale?”, gli ho chiesto.

L’uomo della mia età, l’età di molti!,

ha risposto alla mia domanda dicendo:

“Mancare fisicamente a ognuna delle persone

mie referenti quotidiane & privilegiate,

fruitrici delle mie emozioni & commozioni:

autoconsiderandomi divenuto inessenziale.

Meritevole di essere versificato irregolarmente

cogliendo talune mie gesta & opinioni

nel loro farsi narrazione significante & sonora:

per dire al di là delle parole consuete,

giocando con le sillabe e trascolorando frasi,

per testimoniare la mia esistenza e trasmetterla

precisata da una insolita versificazione mirata“.


(Cap. 5)

Quest’uomo della mia età, l’età di molti!,

è un uomo custode di un vissuto ingombrante

che non riesce a diventare passato,

testimoniato da scrittura carica di responsabilità pubblica.

E’, quindi, un uomo della mia età, l’età di molti!,

produttore di energia fisica & intellettuale

in quantità superiore al fabbisogno personale:

un uomo che non si annovera tra i coetanei

badati con tenerezze accondiscendenti,

poiché non appartiene alla categoria dei sopravvissuti,

partner mancato di una donna ideale che non ha sposato.

E’ un uomo della mia età, l’età di molti!,

desideroso di essere repertizzato con la memoria di sé

ruolato portavoce anche di ogni altro coetaneo simbiotico.


(Cap. 6)

Acquisitomi come suo alter ego narratore scribente

quest’uomo della mia età, l’età di molti!, mi ha rivelato

di essere in primis l’autore di lettere erotiche

scritte presupponendo interlocutrici diverse

per comunicare il suo desiderio copulatorio:

particolarmente nelle occasioni in cui

ha considerato il coito una pratica della conoscenza,

mediante la quale deambiguare e interpretare il mondo.

Come è accaduto a Jean-Paul Sartre & Simone de Beauvoir,

Henry Miller & Anais Nin, Lou Andreas-Salomé & Rainer Maria Rilke,

Marina Cvetaeva & Pasternak, James Joyce & Nora sua moglie,

Arturo Toscanini & Ada Mainardi, Elsa Morante & Luchino Visconti.

Lettere scritte per erotizzare le destinatarie:

per far vibrare una liaison in fieri, oppure in atto.

Lettere erotiche scritte per comunicare

che non considera il coito una punizione della felicità.

Scrivendo brani come questo:

“Se ci accadrà di dimorare là dove ci sarà soltanto un letto,

i nostri corpi prevarranno tanto che desidereremo

scoparci appassionatamente una prima volta,

desiderando il giorno dopo ri-scoparci ri-appassionati,

incontinenti più che nel film L’impero dei sensi”.

Letteratureggiandosi come eccellente copulatore

dotato di straordinaria vitalità e coinvolgente emozione:

generatore di vita nuova portatrice di desideri ulteriori,

discente e dialogante durante ogni amplesso

per goderlo condiviso anche come esperienza di parola.



(Cap.7)

L’uomo della mia età, l’età di molti!,

ha così versificato doverosamente

ad personam che nulla gli deve.


Lo so che non dovevo tornare

ma è così gradevole gustare l’effimero

verificare ogni giorno il proprio coraggio

Sono tornato perché ho la stessa età

la stessa cultura la stessa umanità

per continuare a manipolare il tempo

a giocare con gli umori e le situazioni

a impazzire d’amore e ritornare intirizzito

nella sede naturale dell’incompetenza.

Lo so che non dovevo tornare

con così poco pudore per il tempo trascorso

per gli urli d’amore concessi e ricevuti.

Sono tornato per riaffermare l’effimero

per concedere spazio alle mie emozioni

è così poco gradevole vivere senza l’effimero.

Non scrivo senza occhiali

ho i capelli bianchi e compio gesti inconsulti

coccolo i miei errori come figli viziati

continuo ad avere tanta voglia di futuro.

Il rigore dei sentimenti mi ha allontanato

da ciò che ho disapprovato e discriminato.

Lo so che non dovevo tornare

ora dormo anche e non spreco parole.

Tanti saluti a chiunque vede soltanto

ciò che sa guardare con superficialità


Continuando, poi a scrivere, versificando per se stesso.


L’ostinata vecchiaia che sbatte

come un’onda annoiata sul passato,

crea risacca e frastuono.

L’età più che un macigno

sembra un attrezzo da body building:

scolpisce allena prepara…al nulla.

Una vecchiaia col cervello che fa ginnastica

si addice a ogni uomo della mia età, l’età di molti!,

purché abbia il sopravvento su ogni altra vecchiaia,

concentrato di passato eccellente e presente incerto,

suscitatrice di dolore e tristezza in chi la osserva,

considerandola mesta immagine della decadenza.

Quel poco che portiamo con noi

determina il là dove ci stabiliamo.

In parte dipende dagli altri

dove piantiamo la nostra tenda,

ma con un bagaglio colmo di libri

sappiamo sempre dove siamo e perché.

Ogni divorzio è un modo di giocarsi la vita.

Ho scritto libri summa del mio sapere personale:

sono tutti custodie della mia esistenza straordinaria.

Radicato nelle mie esperienze vere e vissute

celandomi tra le righe come presenza travestita

ho scritto libri con sguardi estesi e maturi.

Chi è stato in esilio porta sempre dentro di sé l’esilio:

in ogni esule c’é qualcosa che lo fa diverso dagli altri.

La vita è fatta di incontri maxi e mini:

il più casuale può offrirci ricchezze impreviste.

Ci accada di morire circondati dal silenzio:

il silenzio si addice a chiunque quando muore.


(Cap.8)

Da gran tempo l’uomo della mia età, l’età di molti!,

si rapporta quotidianamente alla scrittura poetica

considerando Dono degli Dei Graziosi la versificazione:

considerando dono generoso il primo verso

al quale accoppiarne uno secondo che ne sia degno.



Chiare, fresche, e dolci acque
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
Ei fu. Siccome immobile
Taci. Su le foglie
La nebbia agli irti colli

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sol
Quant’è bella giovinezza

Mi piace il mio corpo quand’è col tuo
M’illumino d’immenso


All’uomo della mia età, l’età di molti!,

ho detto che se si incomincia a scrivere

basati su di un’esigenza individuale,

l’esigenza collettiva dei lettori richiede poi all’autore

anche la capacità di smettere di scrivere:

smettere dopo avere scritto tante parole

quante si ritiene possano bastare.


- Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère !


(Cap.9)

Al mio interlocutore, uomo della mia età, l’età di molti!,

gli ho suggerito di memorizzare & metabolizzare

questa versificazione di servizio sic stantibus in rebus.


Dispongo di un tesoro personale

costituito da parole in gran numero

che aumentano, anziché diminuire,

durante ogni mio esercizio scrittòrio

compiuto per usarle ben orchestrate,

scrivendo ad libitum di accadimenti encomiabili

e… comportamenti miei & altrui biasimevoli.


Sia memorizzata & metabolizzata questa versificazione,

presupponendomi ghost writer portaparole di chiunque.



Published by rossiroiss, on dicembre 19th, 2015 at 2:07 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati