Enzo Rossi-Roiss

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IL POVER-ARTISTA PIER PAOLO CALZOLARI HA CHIESTO E OTTENUTO DI RISULTARE ASSENTE NELLA EXPO “BOLOGNA DOPO MORANDI”

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L’expo BOLOGNA DOPO MORANDI di Renato Barilli non ha piedi con giuste misure per calzare un dittico del 1986 di Pier Paolo Calzolari. Tramite la sua galleria di riferimento (De Foscherari) l’artista ha preteso e ottenuta la sua rimozione nel Palazzo Fava dalla sezione intestata allo Studio Bentivoglio: un bi-salone espositivo bolognese degli Anni Sessanta considerato dal Barilli “scuola” col Bendini nel ruolo di docente. Lo stesso bi-salone divenuto poi mini teatro of, nomato Delle Moline. Una bi-salone/studio personale del Calzolari (dal 1965 inquilino over30 non ancora pover-artista affermato…nella realtà) che ospitò nel settembre 1967 un allestimento espositivo personale polimorfo & polimaterico di Vasco Bendini suo suocero & popartista stagionale inseminato (esteticamente cooptato!?…come altri) dal successo con notorietà conclamata della Pop Art premiata dalla Biennale a Venezia nel 1964.
Renato Barilli ha ritenuto opportuna la rimozione dell’opera dalla esposizione, accontentando il Pier Paolo Calzolari divenuto pover-artista noto: connotato da arredo pilifero facciale sapienziale (Barba ci cova!) over70enne (nato nel 1943), ex genero di Vasco Bendini.

Calzolari per narcisismo e per orgoglio ha deciso di far togliere l’opera. Per il resto l’impianto della mostra resta tale e quale. Lo abbiamo accontentato, ma senza sottoscrivere né condividere in alcun modo la sua richiesta”, ha dichiarato Il critico-Prof.-curatore a una cronista de “la Repubblica-Bologna” datata 1° ottobre 2016.
Per quanto riguarda lo Studio Bentivoglio e il suo uso anche come location espositiva durante gli Anni 60, avendo personalmente partecipato alla inaugurazione della expo di Vasco Bendini nel settembre 1967, con allestimento personale polimorfo & polimaterico et avendo anche tempestivamente pubblicato (più volte variamente ripubblicato) un testo scritto per commentarla “…a botta calda”, considero opportuno riproporlo.

Risultati immaginiVasco Bendini (1922-2015)

CRONACA DIRETTA DELL’INAUGURAZIONE

DI UNA MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA

L’Intelligentia si assiepa intorno a uno scatolone

vuoto impiccato a una cordicella.

I giornalisti traducono in notizia gli arti

inferiori di un manichino posti a cavalcioni di un triregno.

I mercanti stimano l’immagine gigantesca di una pera.

I funzionari della Sovrintendenza alle Antichità e B.A.,

con i direttori di Gallerie d’Arte Moderna,

decifrano le impronte di mani ritagliate nella

gommapiuma in formato gigante, sparse sul pavimento.

Gli artisti si raccontano di avere già visto

cose simili in Rassegne Nazionali e Internazionali.

Gli amici, le compagne degli amici, tutti fingono di capire:

subiscono il ricatto del Nome esposto,

della Firma in calce alla presentazione nel catalogo.

I loro volti rivelano il disagio della

costrizione al giudizio indulgente.

Galleggiano nel mare magnum della incomprensibilità dei

capolavori esposti aggrappati tenacemente a

delle parole natanti salv’addetti-ai-lavori.

La parola capace di significati possibili è

l’ospite d’onore e la valletta.

La parola può ancora essere consumata (fruita, pardon!),

per nostra fortuna.

La parola è suono, è musica, significa.

Se per un prodigio da Mille-e-una-notte o da Vangelo,

i Signori presenti, tutti i Signori presenti,

divenissero all’improvviso muti, nessuno sarebbe capace di

esprimere con gesti il significato della mostra.

Le opere esposte sono gesto,

solo la parola può etichettarlo, ismarlo.

L’ismaizzazione aiuta a provvedere di significati

opere d’arte che altrimenti non significano.

L’Intelligentia s’impegna, perciò, a dissimulare

il proprio imbarazzo, lo stesso imbarazzo che

prova un Cattolico Sofferente nel sostenere con

lo sguardo la presenza di un Prelato che gli sta sugli oni,

Organi Inferiori la cui citazione è disapprovata degli

Organi Superiori.

Si ha rispetto per l’artista.

Ha un curriculum eccellente, una bibliografia nutrita”.

Ha sempre contestato, continua a contestare”.

All’uomo può essere detta la bugia pietosa.

Tutti bugiosi!

(Pierino disse, un giorno, “bugioso”, al suo papà

anziché bugiardo: fu molto espressivo).

Si conoscono i generosi, i curiosi, i golosi,

i lussuriosi, i….:istituiamo i Bugiosi.

Tra costoro cataloghiamo molti addetti-ai-lavori

della critica d’arte.

Mio caro Diderot, maestro Diderot, tu non sarai catalogato:

reduce da una visita a una mostra d’arte

tu usavi riassumerci il racconto appreso dalle opere esposte

prima di servirtene per digressioni e predicozzi

sulle strutture mentali dei tuoi contemporanei.

I Bugiosi, invece, visitano le mostre per contrabbandare

la propria cultura scrivendo critica d’arte.

Hanno un’attenuante, però,

molte delle opere esposte non raccontano loro gran che.

Scritto nel settembre 1967 a Bologna, dopo aver visitato una esposizione di Vasco Bendini allo Studio Bentivoglio; pubblicata in “Qui Bologna”, 14 marzo 1974 a Bologna. In “Poemi Doping”, pag. 34, I Antichi Editori Venezia 2008.

Published by rossiroiss, on ottobre 1st, 2016 at 12:53 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati