Enzo Rossi-Roiss

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SI REPLICA A LECCE L’ARTE DELLA CARTAPESTA GIA’ ESPOSTA

A MILANO CON OPERE MODELLATE IN TEMPI E LUOGHI DIVERSI

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Il Museo Provinciale di Lecce si appresta a inaugurare (il 30 maggio) una esposizione intitolata “L’arte della cartapesta”, replica (riassunta o ridotta) dell’esposizione allestita negli spazi del Museo Diocesano a Milano (15 gennaio 30 marzo 2008). Sarà visitata dai cartapestofili turisti in transito e dai cartapestologi & cartapestofori territorializzati nel Salento che non si sono recati a Milano a proprie spese o sponsorizzati dalle Istituzioni pubbliche. La supporterà il libro/catalogo edito da Silvana Editoriale in concomitanza con l’esposizione milanese (pp.192, testi di Autori Vari).
Finalmente (meglio tardi che mai!) a Lecce sarà detto, scritto ed esemplificato da una Istituzione museale che l’arte della cartapesta ha avuto in altri luoghi centri produttivi eccellenti e modellatori artistici (non solo artigianali) artefici di opere plastiche pregevoli, precedecessori illustri dei cartapestai salentini, modellatori in prevalenza artigianali autarchici tuttofare, oggi come ieri.
A Lecce, come a Milano, non sarà esemplificata, però, l’arte della cartapesta praticata a Bologna dal 1700 in poi dagli artefici del cosiddetto “barocchetto bolognese”, tutti illustri modellatori di sculture in terra cotta et altri materiali. Neanche con la ricognizione fotografica compiuta da Mario Rebeschini nel 1983 per una esposizione allestita nello spazio Fotografis in via Bocca di Lupo a Bologna. Oppure con la ricognizione fotografica compiuta recentemente dalla leccese Adriana Tuzzo, calpestando le orme del Rebeschini.
L’esposizione delle foto e la proiezione continua delle diapositive del Rebeschini o della Tuzzo avrebbero, così, riprodotto e illustrato, in toto o parzialmente, alcune opere modellate a Bologna e Faenza tra il 1643 e il 1930, strutturando carta (pestata e non). Tutte visibili in alcune chiese cittadine bolognesi.
Opere settecentesche modellate da Angelo Gabriello Piò (1690-1769), oppure da altri scultori del suo tempo. Con alcune opere successive modellate nella Bottega dei Graziani a Faenza: una bottega sopravvissuta fino al 1930, allocata dietro il seminario vecchio, nella quale si sono avvicendati i cartapestai cognomati Ballanti, Collina, Venè e Dal Monte.
Padre Lambertini della Chiesa/Convento di San Francesco a Bologna ha sempre sostenuto che i primi “Graziani” appresero l’arte della cartapesta da Angelo Gabriello Piò e che furono chiamati “Graziani” dalla devozione popolare, per la “grazia” delle loro Madonne.
La ricognizione fotografica avrebbe consentito, agli studiosi e agli amatori visitatori dell’esposizione leccese, di apprendere che nella Chiesa di San Martino a Bologna è visibile una statua che raffigura S. Maria Maddalena de’ Pazzi: modellata nel 1729 dal Piò, dando credito ad alcune fonti bibliografiche, oppure nel 1758, anno in cui a Bologna fu costituita una Congregazione intitolata alla Santa canonizzata nel 1669, una Congregazione che fu influente soltanto a Bologna. Consentendo anche di apprendere che nella stessa chiesa è visibile un Gesù Bambino modellato da Guglielmo Borgognoni e dipinto dal Guercino (F. Barbieri) nel 1644, in braccio a una Madonna scolpita dallo stesso Borgognoni e dipinta dal Guercino in ginocchio, come risulta in un manoscritto del 1723 di Pellegrino Antonio Orlandi, reperibile presso l’Archivio di Stato di Bologna (Fondo S. Martino 3843/3611 busta 3602, memoria attinente la chiesa, oppure manoscritto B n. 996, Archiginnasio Bibbl.).
Informandoli, inoltre, che nella chiesa San Salvatore dei Canonici Lateranensi, luogo bolognese in cui risulta sepolto il pittore Guercino, non sono visibili i santi di carta fotografati dal Rebeschini perché sono stati rimossi, escluso un crocifisso visibile in sacrestia. E che le statue modellate dai Graziani di Faenza (Sant’Antonio da Padova, San Francesco, B.V. Immacolata, Crocifisso, Gesù Bambino), fotografate nel 1983, sono ancora visibili (restaurate) nella Chiesa di San Francesco a Bologna, dove furono collocate nel 1826/1827 dai frati, dopo il loro ritorno nel convento. I documenti che le riguardano furono dispersi, probabilmente, nel 1866, allorché i frati furono scacciati dal convento.
A “L’arte della cartapesta“ che sarà esposta a Lecce, replica della esposizione milanese ridimensionata a misura degli spazi espositivi disponibili nel Museo Provinciale “S. Castromediano”, frammista tra le opere modellate con stoffa scaiolata o scaiola staffata, mancherà anche la presenza di almeno un’opera rappresentativa della statuaria sacra modellata nel 1500 nei territori veneti strutturando in appositi stampi brandelli di stoffa stratificati e resi solidi con gesso e colla.
Come il Crocifisso a grandezza naturale (per es.) visibile a Pordenone, nella cappella di San Nicolò del Duomo Concattedrale di San Marco. Un Crocifisso, apparentemente di legno intagliato policromo, realizzato nel 1500 con una tecnica seriale, antesignana della tecnica di molti cartapestai contemporanei modellatori di maschere carnevalesche e statuaria decorativa seriale, costituita dalla saldatura di due metà, fronte e retro, modellate sovrapponendo strati di gesso e colla armati con teli di lino, in due gusci vuoti da intendersi stampi negativi tratti da un modello positivo. Un Crocifisso considerato, perciò, multiplo o replica artigianale di altro Crocifisso ligneo artistico, presumibilmente del 1466, opera del maestro itinerante Giovanni Teutonico, per alcune caratteristiche formali stilisticamente affini ad altre opere plastiche dello stesso Autore.

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Concludo auspicando e suggerendo.
Sicuramente, a cominciare dalla bibliografia generata dall’esposizione “milanoleccese”, molti testi della pubblicistica salentina risulteranno sempre più chiacchere di cartapestologi stanziali autoreferenziali, e l’arte della cartapesta avrà nel Salento artefici più “artistici” ed esegeti meno replicanti asserviti alle Istituzioni culturali locali sponsorizzatrici.
Qualche studente della Università di Lecce si laurei durante i prossimi anni con una tesi che abbia come oggetto di studio l’arte della cartapesta, rinunciando a riassumere o (peggio!) antologizzare il già scritto e pubblicato. Una tesi realizzata svolgendo ricerche comparate anche in altri luoghi e altri ambiti (l’associazionismo, la letteratura e la pubblicistica minore occasionata da eventi locali, l’aneddotica relativa a riti e miti strapaesani, la parrocchianità, gli inventari notarili dell’oggettistica “ereditata”, etc.). Commissionando a laboratori prestigiosi le analisi tecnico-scientifiche della statuaria ritenuta “antica”, supportate da analisi chimico-stratigrafiche della policromia originaria e studi storico-critici adeguati, più rigorosi di quelli già bibliotecari.
Argomentando e documentando ulteriormente ciò che nei miei libri Cartapesta & Cartapestai (1983) e Cartapesteide (2007) risulta ipotizzato e parzialmente illustrato, per quanto può riguardare l’arrivo delle prime opere in cartapesta nel territorio salentino. In modo particolare il ruolo avuto da Benedetto Mazzotta, frate dell’Ordine dei Celestini nato a Novoli nella prima metà del 1600, professore della Università di Bologna e autore di un libro intitolato “De tripilici philosophia” edito nel 1653 da Battista Ferroni a Bologna, viaggiatore da Lecce a Bologna e viceversa con regalie per conoscenti e confratelli, non escludendo la statuaria sacra in cartapesta.

Published by rossiroiss, on maggio 24th, 2008 at 12:22 am. Filled under: Agenda, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

Dei Paesi Baltici partecipanti alla Biennale Architettura 2008

 

Biennale Architettura 2006

La Repubblica di Lituania non parteciperà alla Biennale Architettura n.11 (Venezia 14 settembre – 23 novembre 2008).  Parteciperanno, invece, le Repubbliche di Estonia e Lettonia. Con la sede alle Artiglierie dell’Arsenale l’Estonia: una location nobile e istituzionale dotata di pertinenze estetiche adeguate. Con la sede in Riva San Biasio 2145 la Lettonia: in  una minilocation succedanea (surrettizia, surrogante)  di 20 metriquadri (o poco più, per un progetto intitolato “Dust Room”), priva di pertinenze estetiche adeguate e fuori dalle sedi nobili della rassegna, già utilizzata come “padiglione” nel 2006 per la Biennale Architettura n.10, protagonista l’architetto Ugis Senbergs col suo “Dado” urbano.
Architetti per l’Estonia: Maarja Kask, Neeme  Kulm, Ralf Looke. Commissario/curatore: Laila Podra. Curatore: Ingrid Ruudi. Commissario aggiunto: Liivi Haamer.
Architetti per la Lettonia: Eriks Bozis, Reinis Liepins. Commissario/Curatore: Sergejs Nikiforov . Con Paivi Tirkkonen  nel ruolo di commissaria di servizio, aggiunta dall’agenzia veneziana (Arte Communications)  intermediaria per la locazione e la gestione della sede ex negozio di souvenirs “Capricci”, gestito nel Sestiere Castello da Carmine Caruso. (già postato in www.iantichi.org).

Published by rossiroiss, on maggio 10th, 2008 at 12:34 pm. Filled under: Agenda, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati