Enzo Rossi-Roiss

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CINQUE SINOSSI PRO CINQUE DIPINTI DI UNA EXPO AMERICANA DATATA 1947 tematizzata “Le tentazioni di Sant’Antonio”

Cinque pittori surrealisti tentati da Sant’Antonio nel 1947
Immagine
L’opera di Max Ernst premiata con 500 + 2.500 dollari
E. CARRINGTON – Il Santo risulta iconizzato indossatore gigantesco di un saio bianco in primo piano, con un maialino accucciato ai suoi piedi, al centro di una composizione paesaggistica con sfondo leonardesco, minuscole presenze antropomorfe iperabbigliate et eterogeneità che rammemorano l’iconologia di Hieronymus Bosch.

S. DALI’ – Il Santo risulta iconizzato tentato dal satanismo fantasmatico di ibridi zoomorfi deformati (ircocervi), ai quali si oppone brandendo una croce di legno simbolo della sacralità cristologica. Come nelle “Tentazioni” barocche dipinte da Salvator Rosa (1615-1673), raffigurate da malevoli entità anunnake: creazioni aliene di angeli mostrificati dalla caduta o cacciata.

La tentazione di Sant\'Antonio


P. DELVAUX – Il Santo non risulta iconizzato. Le Tentazioni risultano raffigurate da Tre Grazie giovani totalmente nude e in attesa, acquartierate ad hoc in un complesso urbano metafisico moderno, con altre 2 presenze muliebri seminude e indaffarate in lontananza.


M. ERNST – In un dipinto, il Santo non risulta iconizzato, poiché l’artista ha privilegiato la raffigurazione della Tentazione, un angelo “caduto” metamorfosato da una mostruosità satanica zoomorfa eccessivamente impannucciata: inequivocabilmente minaccioso e impegnato a scrollarsi di dosso altra mostruosità minore zoomorfa aggressiva.

In un altro dipinto il Santo risulta iconizzato anacoreta in un paesaggio tropicale lussureggiante abitato da entità sataniche zoomorfe.


D. TANNING – Il Santo risulta iconizzato solitario nel deserto, preda delle pulsioni sessuali, in lotta con i suoi desideri che assumono le forme di nudi femminili voluttuosi a portata di mano, prospettati in gran quantità anche insiemizzati da una gigantesca onda anomala sabbiosa sollevata e modellata dal vento del deserto.

La tentazione di Sant'Antonio

ANNOTAZIONE – Sono numerose le opere pittoriche nelle quali risulta raffigurato un Sant’Antonio Abate (maialato e non) tentato da mostri zoomorfi presumibilmente generati da una mente in soggiorno “romito”, simili ai mostri  della mente di un Re Lear ante litteram: mostri zoomorfi che raffigurano la naturalità fantasmatica di un anacoreta in location desertificata inabitabile.

La sessualità che tenta il Santo, disagiato da turpitudini attraenti, risulta raffigurata come concupiscenza o folle voluttuosità nudificata, esorcizzabile praticando l’ascesi costantemente in preghiera.

Martin Schongauer (1448-1491) ha raffigurato Sant’Antonio “tentato” creando le immagini di una incisione che merita di essere considerata surrealista.

Published by rossiroiss, on marzo 17th, 2016 at 9:10 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

LE TENTAZIONI DI SANT’ANTONIO ICONIZZATE PER UNA EXPO CELEBRATIVA RAMMEMORANDO ALTRA EXPO AMERICANA DEL 1947

Max Ernst

“Il disonesto” è il titolo di un film prodotto nel 1947 da David L. Loew, (1897-1973), regista Albert Lewin (1894 – 1968), tratto dal romanzo “Bel Ami” di Guy de Maupassant (1850-1893).

Bel Ami International Art Competition” è la titolazione di un concorso di pittura organizzato durante l’anno 1946 negli USA, per dipinti appositamente eseguiti da 11 artisti americani ed europei, per raffigurare “Le Tentazioni di Sant’Antonio”, con un premio in denaro e l’inclusione dell’opera vincitrice come arredo murale in una inquadratura del film “Il disonesto”.

Marcel Duchamp (artista 1887-1968), Alfred H. Barr Jr. (critico d’arte 1902-1981 ) e Sidney Janis (gallerista 1887-1968), risultano storicizzati come mallevadori dell’iniziativa, componenti del comitato organizzatore e della giuria.

Fu premiata con 500 dollari (+ 2.500 successivamente) un’opera dipinta da Max Ernst (1891-1976).

In concorso: Ivan Albright (1897-1983) – Eugene Berman (1899-1972) – Leonora Carrington (1917-2011) – Salvador Dalí (1904-1989) – Paul Delvaux (1897-1994) – Max Ernst (1891-1976) – Osvaldo Louis Guglielmi (1906-1956) – Horace Pippin (1888-1946) – Abraham Rattner (1895-1978) – Stanley Spencer (1891-1959) – Dorothea Tanning (1910-2012).
Anche
Leonor Fini (1908-1996) fu invitata, ma non partecipò.

Gli undici dipinti furono esposti in mostre allestite in Inghilterra, Francia e Stati Uniti durante l’anno 1947.

Sia il film “Il disonesto” che l’immagine di Max Ernst, però, non furono ben accolti dagli amatori. Un critico del New York Times paragonò il “Sant’Antonio” dell’artista europeo a una “aragosta parboiled” disgustosa.

Il dipinto del Max Ernst è stato collezionato dal Museo Lehmbruck a Duisburg. Altre opere del concorso risultano presenti in collezioni d’arte di grandi dimensioni e godono ormai fama mondiale, come La Tentation de Saint Antoine (1946) del Dalì collezionata dal Museum of Modern Art di Bruxelles.

Scrivo ciò, riassumendo informazioni webgooglate, per dare fondamenta “solide” al proposito di costruire una esposizione intitolata “Le tentazioni di Sant’Antonio, allestita con opere appositamente eseguite come d’aprés “Tentazioni” d’autori illustri museificati, commissionate a pittori contemporanei d’ambo i sessi selezionati ad hoc, da Il Parametro (http://ilparametro.altervista.org.).

Compresi alcuni d’après eseguiti omaggiando gli artisti più illustri della expo americana datata 1947: particolarmente Leonora CarringtonSalvador DalíPaul DelvauxMax ErnstDorothea Tanning.

Una esposizione pre-destinata ad essere replicata come evento artistico in altri luoghi con santuario sant’antoniano.

Col demoniaco raffigurato da antropomorfismi riconoscibili e zoomorfismi ibridati della specie ircocervica, sia maschili sia femminili: per iconizzare ogni genere di tentazione carnale e spirituale, privilegiando l’immaginario erotico, il delirio satanico e la visionarietà allucinata. Come ho già scritto in un altro post.

Leonora Carrington

Published by rossiroiss, on marzo 16th, 2016 at 4:59 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

Una “Epistola sui poeti” di Gianni Celati, mentore scribente nel 1975 dei miei “Poemi Doping”

Una “Epistola sui poeti” di Gianni Celati: mentore scribente nel 1975 dei miei “Poemi Doping” edizione d’artista (90 esemplari) con incisioni del giapponese Tomonori Toyofuku.

Fotoritratto di Mario Rebeschini

Caro Ròiss, ho letto i Poemi Doping e adesso ti scrivo cosa ne penso. Cominciamo dal fatto del doping. Magari uno po’ raffinato potrebbe venirti a dire che è un gesto sensational voler far credere alla gente che ci sia un rapporto tra queste poesie e il drogarsi. Io per me penso a tutti gli americani, francesi, olandesi, italiani, mezzosangue e apolidi che ho visti drogati. Tutti me la volevano contare. Tutti mi volevano convincere che loro hanno visto qualcosa: cioè poi sempre la Verità. Io non capisco perché, se a uno gli gira il cervello, se gli viene un convulso, se si imbriaca, se gli sembra di volare e di vederci doppio, questa debba essere la Verità. Per me è tutto il contrario, è finalmente l’onesta e giusta falsificazione della Verità.

Dunque, a tirar le somme, la tua falsificazione sensational è abbastanza giusta: queste sono parole da imbriaco. E siccome il motto deve essere “Falsifichiamo il pensiero traditore”, allora anche tu hai la tua parte nell’opera comune di falsificazione per il progresso dell’umanità. E non lo dico per alludere poi al fatto che non si dovrebbe falsificare. Mi dirai: “C’è falsificazione e falsificazione”. No. I veri falsari sono così, come te che vai a tirar fuori delle cose di sentimento, di protesta, di amore e odio, di libertà, ma tanto per fare, per cantargliela un po’ su alla gente. Io non credo neanche a quel “Prologo” su un eroe suicida del nostro tempo, che avrebbe vissuto la vita come esperienza del limite. E’ un buon trucco però, retoricamente parlando, per catturare il bolso lettore.

C’è nella prima parte del libro una serie di poesie, come dispositivi di cattura, dove si parla tra il patetico e il profetico, citando maschere ben note come la Vita, il Dolore, la Morte, Ad un certo punto sbuca fuori anche quell’altro mascherone da commedia che si chiama l’Uomo. E tu gli parli come se sentisse, il sordomuto!

Nella seconda parte ci sono delle specie di storielle che personalmente mi catturano di più. Storie di un’auto parcheggiata, di un sogno, di un processo in tribunale abbastanza buffo, dell’inaugurazione di una mostra d’arte moderna.

Queste seconde definiscono meglio la tua posizione. In particolare quella sulla mostra d’arte, dove tu ti metti in un angolo come osservatore: ma vuol dire soltanto che non t’identifichi, non ti trovi, non sei riconosciuto come uno della Cricca della Grande Arte. Va bene. E’ questo il punto. Chi è dentro alla Grande Arte, quella che ha l’appalto della Verità, non può mai mettersi in un angolo a mugugnare come fai te: deve prendere posizione, dare giudizi furbi, dire pipì e pipà, insomma mostrarsi all’altezza della situazione. Ma sempre in modo rigoroso, non alla carlona come fai te.

E arrivo, dunque, a quello che volevo dirti.

C’è, mettiamo (A) la Grande Poesia che prima o dopo si insegna sempre a scuola. Quella lì è bolsa per origine, progenitura e destinazione, perché fatta da gente che non si è mai imbarcata, che crede di essere nel giusto, e che parla ad altra gente che si crede nel giusto.Gente che pensa che ad ogni rutto le venga fuori dalla bocca un pezzo di Verità. Questa è la Grande Poesia, che ha come caratteristica prima di essere insopportabile.

C’è poi (B) la Poesia Media, fatta da gente non tanto sicura di sé, mezzi sfigati,nevrotici integrali, che vorrebbero dire qualcosa al mondo perché gli altri si accorgano che ci sono anche loro. Per giustificare cioè la loro ( e di tutti) ingiustificabile presenza nel mondo. Questi sono dei timidi, un po’ fessi, poeti gentili li chiamano, per la più intimisti, ermetisti, coscienziosi, produttori di poemi minuscoli e sospiranti. E gente che non pensa proprio di dire la Verità, a loro interessa solo dire questo: “Ohè ascoltatemi!”. E poi, qualunque cosa gli viene in bocca, la mettono giù. Per esempio: pioviggine salmastra incrostata / ciglia pesanti scrutano sul mare un orizzonte tenuo / e segni sulla sabbia si smarriscono al primo vento / come una soglia da varcare / perduta (*). La Poesia Media è roba così, piace molto ai liceali. Parla sempre d’una Verità che gli è scappata via di mano (perché la Verità è solo della Grande Poesia). Carattere principale della Poesia Media non è l’insopportabilità, ma l’incomprensibilità dell’ebete sognante.

Infine c’è (C) la Piccola Poesia, fatta da gente più sicura di sé, gente che non si aspetta tanto dagli altri, che gli basta di poter fare un po’ di recitazione casalinga ogni tanto, imitando i Grandi Poeti. Questa è una poesia che di solito non si pubblica, che resta nei cassetti dei quarantenni, che va in giro per edizioni private. E’ ancora sotto il sottobosco poetico, perchè il sottobosco poetico è fatto dalla Poesia Media. Conosco poesie di operai che ho sentito esaltare come nuova letteratura: erano raffazzonamenti di echi di qualche Grande Poeta, con le solite metafore del Sole che spunta, della Terra che accoglie, del Mare che è grande e della Libertà che dovrebbero avercela tutti. Sono cose che al fine conoscitore gli fanno storcere il labbro, perché non hanno praticamente alcun valore di scambio: sono lì, ma il fine conoscitore non oserebbe mai proporle come una sua scoperta. Magari per qualche circostanza succede che il Piccolo Poeta si trovi in una posizione rappresentativa, e allora i suoi versi diventano famosi, come (poniamo) quelli di Mao e Ho Ci Min.

Io dichiaro di propendere per questo tipo di poesia. Non perché sia la Vera Poesia, e neanche perché sia la vera-Vera Poesia del basso e degli umili, che ha più verità in sé della Grande Poesia raffinata. Ma perché è un raffazzonamento incongruente di ciò che le Cime credono siano rutti di Verità. Così gliela scassano tutta la loro Verità, e anche la loro Poesia. Gli fanno intendere che in fondo in fondo si tratta sempre di robe trite da metter giù come tira il vento.

I Piccoli Poeti lo sanno bene che i Grandi Poeti sono una panzana, lo sanno perché li imitano di nascosto e a tratti si sentono come loro: cioè nullità. Ma non ci fanno caso, tirano dritto a scriversi le loro cose, perché i Piccoli Poeti impostori sono gente che pensa ad altro, che si guadagna il pane in altro modo, che non sta mica sempre a pensare alla poesia. Ogni tanto si mette lì e viene fuori quello che viene fuori, cioè stereotipi. Proprio come le poesie di Mao.

I tuoi poemi, secondo me, rientrano in questo terzo stato, e perciò mi sono letto tutto il libro. Qualcuno può immaginarsi che a dire così io faccio il furbo, per dirti in un modo garbato che scrivi roba da poco. Allora a costui gli spiego la questione.

Se un intervistatore della TV svizzera mi venisse a chiedere: “Bè allora, ma dunque lei non salva nessuno?”. Risponderei: “E chi deve salvarsi? Mettiamo il caso del Grande Poeta che ha successo, che tutti lo considerano un genio del suo tempo e lo leggono anche i bambini delle scuole medie. Si salva lui? Povero infelice più degli altri, è incastrato, non gli resta tempo per fare altro che avere successo. Deve render bene per non sfigurare col padrone, darci dentro come un matto, mettersi sempre in posa da profondo, farsi il culo quadro, leccare e ruffianarsi mezzo mondo, star sempre lì con la testa che pensa: Successo! Successo!”.

Perché amico Ròiss è li la questione: che si giudica e si valuta per forza le cose dell’ARTE in termini di capitalizzazione, investimento, rendimento, profitto. E d’altronde non vedo un altro modo per giudicarle e valutarle, se è roba che si vende. E non credo nemmeno che ci sia qualcosa di più profondo, di più vero, che la valutazione economica non può comprendere. Ci sono magari altre cose, che non hanno niente a che fare con la poesia, cose che non si vendono, né meglio né peggio, né più vere né più sincere. Ma i cosiddetti valori poetici sono calcoli economici per un investimento ed una capitalizzazione. Infatti la gente dice di uno che non ha successo: “Quello è un fallito!”. Vedi dunque che si tratta sempre d’investimenti e di capitalizzazioni riuscite o mancate? La salvezza per la gente che mette il problema in termini di salvezza è solo una questione economica, stringi stringi. Dato che se parliamo di altre salvezze, non vedo chi le possa avere o chi se le possa dare, di cosa si stia parlando: La salvezza dell’anima? La rinascita della carne? Evitare la putrefazione della vecchiaia? Il mal di denti?

Il Piccolo Poeta per me è meglio, perché fa altre cose, è più simpatico, s’investe sparsamente, non è sempre lì con quella fissa, è un bricoleur che ogni tanto fa anche poesie, ogni tanto si mette in maschera. Magari in certi momenti gli viene la malinconia, e allora scrive: Oh malinconia della vita / questo errare transumante dalle fogne ai fossi / che quando il gallo canto è già finita (**). Ottimi versi che gli sputtanano la loro Grande Poesia, che fanno vedere che avendo la voglia son poeti tutti, che mettono insieme delle cose a cavolo, basta che ci sia una rima. E poi che fan vedere che tutti questi famosi sentimenti della poesia non sono altro che la strizza al culo per il pensiero della morte. Anche questo è roba che hanno tutti e non c’è bisogno d’essere Grandi Poeti per avercelo, non c’è bisogno di far tanto i preziosi o i profondi o i sensibili superiori. Invece quelli là ci fanno sopra dei castelli, dicono Poesia qua e Poesia là, grande poesia, poesia volgare, poesia mancata, insufficiente, bocciata. Ma che se la tengano la loro Grande Poesia e s’impicchino! (“Epistola sui poeti”, datata Bologna 27 settembre 1975, pubblicata nell’edizione “Poemi Doping” numerata in 90 esemplari con due acqueforti fuori testo dello scultore giapponese Tomonori Toyofuku, Edizioni Svolta 1975)

NOTE – (*) Poeta medio dimenticato (celebre?) / (**) Piccolo poeta inesistente (non registrato!)

Published by rossiroiss, on marzo 11th, 2016 at 11:06 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

IL PROGETTO / ATELIER POZZATI – QUELLA SCHIERA DI ALLIEVI A LEZIONE DI CONCETTO

Risulta così titolato oggi da “la Repubblica” (edizione bolognese) un evento expositivo notiziato a futura memoria dell’attività didattica di Concetto Pozzati (nato nel 1935), enfatizzato come “…il migliore insegnante” della Accademia di Belle Arti cittadina della quale non è mai stato eletto “Direttore”: lo stesso Pozzati ex amministratore cittadino (assessore alla cultura), non eletto e a tempo determinato (due anni) durante la stagione scandalistica delle così dette Mani Pulite (post Nicola Sinisi, socialista craxiano).

Trattasi di una esposizione collettiva, simil fieristica, allestita in alcuni spazi della Autostazione per accreditare la creatività di 16 ex alunni del Pozzati elencati in ordine alfabetico qui di seguito: Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Bertozzi & Casoni, Pierpaolo Campanini, Paolo Chiasera, Cristian Chironi, Cuochi Corsello, Marco Di Giovanni, Maurizio Finotto Lino Frongia, Omar Galliani, Eva Marisaldi, Andrea Nacciarriti, Alessandro Pessoli, Leonardo Pivi, Sissi. Con “Il presepe di Valdonica” appendice pozzatiana guest star.

Mentore l’Associazione Caravan Set Up di Simona Gavioli & Alice Zannoni. Sponsor Luis.it. Curatore esordiente entusiasta Antonio Grulli. Orario di apertura dalle 15.30 alle 19.30, fino al 17 aprile- Ingresso gratuito riservato ai soci della Caravan SetUp.


MEMENTO -http://www.rossiroiss.it/blog/?p=895

Published by rossiroiss, on marzo 10th, 2016 at 1:53 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELLE TENTAZIONI SATANICHE ED EROTICHE DEL SANT’ANTONIO ANACORETA EGIZIANO (251?-356) MIRACOLOSO PATRONO O COMPATRONO DI 33 AGGLOMERATI URBANI DIVERSAMENTE POPOLATI WIKIPEDIATO TITOLARE DI 31 CHIESE ITALIANE

La tentazione di sant’Antonio

Le “Tentazioni” dipinte da Salvator Rosa (1615 – 1673)

Risultati immagini per dali pittore

Le “Tentazioni” dipinte da Salvador Dalì (1904 -1989)

Le “Tentazioni” di Giuseppe Veneziano d’aprés Dalì

Il Parametro Editore salentino insediato nella provincia di Lecce (http://ilparametro.altervista.org) dovrebbe realizzare il progetto di un libro intitolato Le tentazioni sataniche di Sant’Antonio Abate, nell’arte e nella tradizione popolare: illustrato con riproduzioni di opere (dipinti e opere grafiche) che raffigurano il Santo monaco anacoreta “tentato”. Tutte riproduzioni di opere eseguite da artisti noti di ogni tempo, selezionati in modo che a lavori ultimati il tasso artistico dell’insieme editato risulti il più alto possibile. Discriminando l’iconologia più popolaresca costituita dalla oggettistica devozionale stereotipa col Santo maialato effigiato artigianalmente.
L’iconologia più nota e illustre, costituita da opere eseguite da artisti già museificati è reperibile nel web, compresi i dipinti nei quali risultano raffigurate le tentazioni demoniache.
Idem per quanto riguarda alcuni commenti arguti e maliziosi riferiti alle opere che raffigurano l’immaginario erotico, il delirio satanico e la visionarietà allucinata del Santo anacoreta padre del monachesimo.

Docet David d. J. Teniers il giovane (1610-1690), il più prolifico dipintore di opere nelle quali Sant’Antonio è indotto in tentazione nella sua grotta da presenze antro e zoomorfe in gran numero, con al centro della scena un’avvenente giovane donna prontouso sessuale. Il Teniers privilegia l’interno di una grotta come location fissa in ogni opera, illuminata da sinistra a destra, diversamente ripetuta di volta in volta con mostruosità zoomorfe, stregonesche, antropomorfe, sempre con una giovane donna proposta al Santo da una mezzana o da Satana. La giovane donna indossa abiti alla moda dell’epoca nella quale il pittore è vissuto.

Esemplare un dipinto dell’italiano Domenico Morelli (1 823-1901).
Stravaganti le “tentazioni” raffigurate da Salvador Dalì, Max Ernst e Dorothea Tanning, eseguite per partecipare nel 1947 a un concorso artistico postbellico “tematizzato”. Inequivocabilmente d’aprés Salvator Rosa il …Dalì.

Le “Tentazioni” dipinte da Max Ernst nel 1946

Realizzando un libro così “fatto”, Il Parametro Editore salentino si accrediterebbe anche come progettista e realizzatore di una esposizione d’arte, con curatela specifica adeguata, allestita con opere d’aprés, tutte tematizzate “Le tentazioni di Sant’Antonio”, eseguite su commissione da artisti contemporanei selezionati ad hoc.

Le “Tentazioni” dipinte da Domenico Morelli (1823 – 1901)
Le “Tentazioni” dipinte da Giovan Battista Tiepolo (1696-1776)

Published by rossiroiss, on marzo 5th, 2016 at 2:48 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CONSIDERANDO IL SANT’ANTONIO ABATE MAIALATO MERITEVOLE DI UNA NOTORIETA’ ARTISTICATA

Piergiuseppe De Matteis, il Sindaco Giannamaria Greco, Francesca Mele, Mario Rossi
Ha per titolo “I segni del sacro” un libro/catalogo pubblicato da Il Parametro Editore, con testi di Autori Vari (pp.84, il.88, copie 300 fuori commercio). “I segni della devozione” sarebbe risultato, però, titolo più “confacente” alla stesso “libro” che ha le caratteristiche di una pubblicazione concepita e realizzata come supporto bibliografico a una esposizione d’arte: poiché ha per tema “verbovisuale” la “devozionalità” riservata nel Salento al Sant’Antonio Abate “maialato” , più che la sacralità di ciò che lo iconizza protettore degli animali e taumaturgo di un certo “fuoco”. L’eremita egiziano  (250 – 356) che ha originato il Monachesimo, eletto il 20 gennaio 1664 Santo Protettore della comunità di Novoli in provincia di Lecce: festeggiato e iper massmediatizzato dalla pubblicistica territoriale (sia televisiva, sia cartacea) il 17 gennaio di ogni anno con fuochi d’artificio a gogò e l’accensione spettacolare di un mega falò nomato “Focara” ( http://www.focara.it/ ), show business con luminarie, “attrazioni” e specialità eno-gastronomiche salentine.

Trattasi di un libro-catalogo curato da Mario Rossi, come altre pubblicazioni de Il Parametro Editore, lo illustrano “nicchie e tavole votive per Antonio l’Eremita”. Eugenio Cavallaro e Piergiuseppe De Matteis sono gli autori dei testi più corposi, intitolati “Sulle tracce della religiosità popolare” e “Le edicole votive di Sant’Antonio Abate a Novoli tra fede, arte e cultura”.

Gianmaria Greco, sindaco di Novoli, ha scritto una presentazione “rituale”, con al seguito una “Premessa” occasionale firmata Eugenio Imbriani.

ADDENDA – Considerando il Sant’Antonio maialato meritevole di una maggiore notorietà artisticata, suggerisco a Il Parametro la progettazione di una pubblicazione intitolata “Le tentazioni di Sant’Antonio” illustrata con le riproduzioni delle opere eseguite da Artisti Illustri di ogni epoca e nazionalità in ogni tempo. Piergiuseppe De Matteis si è limitato a citarli nel testo scritto per “I segni del sacro”. Trascrivo alcuni nomi e cognomi in ordine alfabetico: Hieronymus Bosch, Peter Brueghel il Vecchio, Jacques Callot, Paul Cezanne, Salvador Dalì, Max Ernst, Matthias Grunevald, Jan Mandijng, Domenico Morelli, Odilon Redon, Martin Schongauer, David Teniers il Giovane, Diego Velazquez, Paolo Veronese.

Realizzata la pubblicazione, risulterà opportuna anche la organizzazione di una esposizione allestita con riproduzioni fac-simili, in concomitanza con un 17 gennaio. Ad majora!

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Per ogni informazione relativa a Il Parametro Editore e alle iniziative di Mario Rossi, cliccare questo link: http://ilparametro.altervista.org.
Oppure cliccare in Google i titoli elencati qui di seguito

* L’orazione e l’immagine. Sant’Antonio Abate nei santini

* DEL SANT’ANTONIO CON LA FOCARA

* “Focara in treno”, stamattina il primo viaggio dell’edizione 2013

* Da “La Gazzetta del Mezzogiorno” 18 gennaio 2005

* Sant’Antonio Abate nell’arte e nella tradizione popolare

* “La vera tentazione del grande Sant’Antonio”

Published by rossiroiss, on marzo 3rd, 2016 at 2:14 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DI UMBERTO ECO ROMANZIEROSO BESTSELLERATO

Feisbukerò (con immagini) ciò che segue per rammemorare e datare le occasioni che mi hanno consentito di pensare e visualizzare un mio “fiat”, ruolandomi lettore eterodosso di un Umberto Eco romanzieroso premiato e bestsellerato dallo “Strega”. Scritto in concomitanza con la diffusione del postumo “Pape Satàn Aleppe” prima edizione.


Io ho stregato / tu stregasti / lui stregò /noi abbiamo stregato / voi stregherete /LORO (molti) non stregheranno. Prosit !!. Un collage firmato Ròiss ‘81. Opera verbo/visuale destinata a essere esposta nel giugno 1983 a Milano dalla Galleria Bonaparte in una mostra personale, riprodotta nel catalogo con testi esegetici di Roberto Roversi e Peter Van Der Glossen. Idem a Venezia esposta dalla Galleria Graziussi nel giugno 1984: in concomitanza con i giorni vernissage della Biennale Arte, critico mallevadore il poliedrico Franco Batacchi direttore di “Venezia 7”.

Published by rossiroiss, on febbraio 26th, 2016 at 12:29 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

A FUTURA E PERENNE MEMORIA DI UMBERTO ECO URBI ET ORBI

MANUALE-UFFICIALE-DEL-SESSO-Bompiani-del-1967

Di Umberto Eco non resti inedito alcun testo, siano ripubblicati variamente tutti i suoi libri cartacei, sia smascherato ogni testo edito pseudonimato concepito e scritto per divertire il lettore divertendo in primis se medesimo, come nei dettami carnevaleschi veneziani della Campagnia De Calza “I Antichi” generata da Zane Zancopè.
Docente togato il “Manuale Ufficiale del Sesso” edito da Bompiani nel 1967 (introduzione all’arte e alle tecniche del coginus) goliardicamente pseudonimato Gerald Sussman, F.R.S.C., “autore del più completo manuale sul Coginus…noto al grande pubblico per la celebre opera Fabus in lupula…noto nei Paesi sovrasviluppati per il celebre Trattato del Brodo, che reca in appendice The Yankee Spaniard
… destinatario di un “grant” della Nenderthal Foundation che gli ha permesso di compiere tre anni di esperimenti presso la Yellow Submarine High School della Marina Svizzera… Per due anni è rimasto detenuto in una cassa orgonica sotto l’accusa di aver sostenuto che la Terra gira intorno al Mare. Liberato grazie all’interessamento di Bertrand Russell, ha potuto riprendere gli studi sul Sesso presso la Coginus University di Popcorn (Cornflakes) dove ora riveste la carica di “coginutal partner in residence” (sic! nel risvolto della sovracopertina).
Fino al momento in cui non sarà consentito alla Newton Compton di omniarlo mammutificato in un volume unico del quale è impossibile preventivare il numero delle pagine e il peso cartaceo complessivo. Comprensivo del primo postumo “Pape Satàn Alep” primo libro della neonata “La Nave di Teseo” e dell’instant book “Come viaggiare con un salmone” iniziativa editoriale de “la Repubblica” datata 26 febbraio 2016, (sette giorni dopo la morte dell’autore).
Con “L’Espresso” tempestivamente e disciplinatamente accodato col suo Eco pronto uso mediatico cartaceo copertinato.

Docente questo testo, così webizzato: “DEL MAIALE NON SI BUTTA VIA NULLA, NEANCHE IL SANGUE”
https://curiositasufirenze.wordpress.com/2011/10/18/del-maiale-non-si-butta-via-nulla-neanche-il-sangue/

Published by rossiroiss, on febbraio 25th, 2016 at 6:46 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

PRO UMBERTO ECO DOPO IL SUO FUNERALE CONSIDERANDOLO SISTEMA DI SEGNI

Risultati immagini per funerale umberto eco

Pax vobis Umberto Eco pluri-multi-poli homo scribente morfo-forme-grafo pluspensante. La tua salma ha presenziato il tuo funerale laico inscatolata in un parallelepipedo legnoso rigorosamente squadrato e sdecorato – anche spolicromato – manuportato da braccia di puro servizio funerario. Ti sei così semiologizzato “segnificandoti” inequivECObilmente…a futura e perenne memoria della tua versatile operosità intellettuale. Pape Satàn Aleppe: ti sia prodiga di emuli la posterità!

Published by rossiroiss, on febbraio 24th, 2016 at 8:09 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

MESSAGGIO VERSIFICATO POUR CAUSE

L’uomo della mia età (l’età di molti!)

che mi attiva come suo scribente ombra

è un individuo ètero nel profondo di sé,

portatore di esigenze e scadenze ineludibili:

perciò mi ha chiesto di versificare la sua turbolenza,

traducendo in parole la sua esistenzialità terminale.

Relazionato ex novo con partner simbiotica,

si rimette in gioco nudo e crudo, di volta in volta

con altro vissuto, predisposto ognor a confrontarsi

con gli enigmi incogniti di emozionalità ulteriori:

protagonista del solito processo di cristallizzazione,

originato dalle contingenze di ogni nuova liaison

che lo persuade a effettuare incursioni dangereuses

Sex and Zen nei territori dell’Impero dei Sensi.

A quest’uomo della mia età (l’età di molti!),

la doppia figura della melanconia e della euforia,

gli si addice investigarla e interrogarla, perciò,

nel rapporto ravvicinato con l’alterità desiderata.

Non gli si addice alcuna consuetudine canonica

denudata di senso e consenso sessuati, però.

L’uomo della mia età (l’età di molti!),

refrattario a ogni immaginaria colpevolezza,

inibito e malinconico scrittore mens alter ego,

è fautore del triangolo desiderio-godimento-legge,

consapevole del diaframma mortifero inserito

leggiferante altrimenti tra concupiscenza e godimento.

Non gli si addice sacrificare alcuna goduriosità,

perché la sua legge gli sia amica orgasmica,

ruolandolo guardiano regolatore del piacere.

Piuttosto che incarnarsi nei desiderata sterili,

la sua domanda d’amore costantemente tesse

una rete di simboli per la sua esistenza

tramando esigenze godibili ed eccellenze fertili.

LIBRI E FILMS CITATI

L’impero dei sensi (Chin P’ing Mei)

( http://www.cb01.co/ecco-limpero-dei-sensi-1976/)

Sex and zen (Jou P’u T’uan)

(https://www.youtube.com/watch?v=3SxyQcxZbpA)

Liaisons dangereuses

De l’amour

Published by rossiroiss, on febbraio 21st, 2016 at 8:55 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati