Enzo Rossi-Roiss

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COMUNICAZIONE RISERVATA AI MIEI LETTORI BIBLIOFILI

Molti dei miei libri risultano commercializzati dalle librerie del sito web www.maremagnum.com;  oppure consultabili – per es. – in:

Polo Bibliotecario Università Bologna: http://sol.unibo.it/SebinaOpac/Opac (23 titoli),

UNIVERSITA’ DEL SALENTO –SIBA (6 titoli)
http://sibamillennium.unile.it/search*ita~/a?searchscope=1&searchtype=a&searcharg=rossi+roiss&SORT=D&SUBMIT=cerca

Polo Veneto: (http://polovea.sebina.it/SebinaaOpac/Opac), 18 pubblicazioni, reperibili nelle sedi di:
LA BIBLIOTECA DELLA BIENNALE DI VENEZIA (Manù – L’arte lettone contemporanea –Dossier Piero Manzoni – la rivista NUCLEO D numeri 1.2.3.4 /1962/63)
FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA (Operazione Giovanna – Conny cara non è un carnevale – Dossier Pozzati – Mondo lettone made in Italy – Partigiani in azione – Poemi doping – Sepo: l’affichiste tout-court – Le litografie di Montale )
FONDAZIONE GIORGIO CINI (Il delitto Murri – L’innocenza di Tullio Murri)
CENTRO STUDI TEATRALI DI CASA GOLDONI (Moglie coscienza)
ISTITUTO VENEZIANO STORIA DELLA RESISTENZA (Partigiani in azione)

Published by rossiroiss, on settembre 28th, 2012 at 1:30 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

GLOBAL GLASS STAR

brand non ancora registrato

per una expo collaterale a “la Biennale”

A VENEZIA… OVVIAMENTE!
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2755417.html

A Venezia sia dato il nome GLOBAL GLASS STAR al progetto di una esposizione collettiva da organizzare in concomitanza con ogni Biennale Internazionale d’Arte e collaterale alla stessa finanziando (pagando) ogni volta il dovuto. Sapendo che un imprenditore in rapporto disinvolto e spregiudicato con la commercializzazione dei manufatti vetrosi, siano made in Murano come in Altrove, siano manumodellati e soffiati oppure multiplicati con l’ausilio di calchi, sarà disponibile ad assumersi il costo iniziale dell’impresa.

Purchè la curatela della prima GLOBAL GLASS STAR risulti affidata a una personalità glassologa, nota per altre curatele già assunte, dotata di conoscenza specifica relativa all’arte vetraria, interrelazionata nella città lagunare quanto basta per favorire l’insediamento di tale esposizione in una location espositiva prestigiosa, interlocuendo con la nomenklatura politica e culturale al potere. Una personalità glassologa in rapporto ravvicinato e frequente con l’esercizio scrittòrio storico/critico, sperimentata e ben acreditata anche come promoter influente di esposizioni d’arte vetraria con testi personali nei cataloghi che le documentano.

Purchè sia possibile blasonare tale GLOBAL GLASS STAR allestendola in una location dotata di plus-valore mappale con sale e affaccio sul Canal Grande, il cui accesso risulti posizionato lungo uno dei percorsi con segnaletica per la conduzione dei turisti dal Piazzale Roma-Ferrovia a Piazza San Marco e viceversa: una location che possa consentire la sua visitazione mediante il pagamento di un tiket con oggettistica in vendita.

Purchè sia possibile riprogettare ogni GLOBAL GLASS STAR successiva senza l’ausilio curatoriale costoso e condizionante della personalità glassologa. Replicandola nella stessa prestigiosa location e caratterizzandola come  expo internazionale similfieristica pluriaccreditata da storici e critici d’arte diversi, domestici o addomesticabili, assoldati di volta in volta per la cosiddetta bisogna promozionale contingente. Al servizio acritico e condiscendente dell’imprenditore affarista/finanziatore refrattario a condividere il potere organizzativo e promozionale con chiunque gli risulti portatore di giudizio competente selettivo e discriminante.

Purchè sia possibile continuare ad allestire ogni GLOBAL GLASS STAR , alla resa dei conti, anche con opere di autori self-promoter o adeguatamente sponsorizzati da addetti ai lavori commerciali, producendo ricavi indotti anticipati e condividendo i costi con eventuali affaristi/finanziatori foresti in sintonia.

Massmediatizzandola come GLOBAL GLASS STAR divenuta expo periodica portatrice di biennalizzazione surrogante collateralizzata, supportata da testi e velinata da comunicati scritti da press-agent aziendali oppure aziendabili: propiziando possibilità di partecipazione mercenaria tramite il pagamento di metri quadri & servizi, come nelle fiere dell’arte. Tanto da essere ambita come brand commerciale da artisti nazionali e internazionali sbiennalizzati, con e senza fissa dimora mercantile, noti e collezionati nel territorio in cui hanno la casa e l’atelier, blasonati e redditati da galleristi imprenditori, oppure da attività didattiche esercitate in istituti scolastici statali variamente graduati.

Pubblicizzata come griffe per prodotti vetrosi portatori (sia consapevoli sia inconsapevoli) di essenza estetica e pertinenze artistiche.

Connotata, così, da una identità d’impresa espositiva inconfondibile nel tempo e nello spazio: intendendo lo spazio di una location lagunare, edificata in un territorio geografico nel quale hanno radici salde e storiche il futuro e il passato dell’arte vetraria, garanzia e plus-valore per il consumatore del manufatto vetroso omologato come oggetto materiale artisticato. Per evitare ai prodotti vetrosi made in Murano, insidiati da prodotti similari made in Altrove, il ciclo di vita rischioso e ridotto dei tanti prodotti destinati al declino dopo la nascita, la crescita e la maturità.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, gestita e giullarata come brand, etichetta, griffe per la fierizzazione a Venezia di manufatti vetrosi artisticati o simil-artistici made in Murano.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, foriera di enfatizzazione dei manufatti realizzati in fornace presente l’artista durante la modellazione del prototipo tramite la mano del maestro vetraio.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, eventata come occasione propizia per il mascheramento dei manufatti modellati in ogni dove oppure d’apres maquettes o bozzetti assente l’artista.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, opportuna per blasonare e omologare manufatti modellati e multiplicati anche versando vetro fuso in appositi calchi.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, a gogò per ogni vanagloriosità logotipata “la Biennale” a Venezia.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, considerata impresa commerciale da compiere col proposito mercantile di monetizzare il plus-valore derivante dalla collateralità biennalizzante.

GLOBAL GLASS STAR expo, quindi, supportata da un mentore abile e sperimentato addetto ai lavori della promozione e mercificazione di ogni oggetto materiale vetroso enfatizzato come oggetto dotato di pertinenze artistiche, sia insite sia apparenti.

Tesaurizzando l’esperienza imprenditoriale ed espositiva di chi si è già data notorietà e reddito autoruolandosi glassboss tutto fare di una expo glassprefissata …OVVIAMENTE!

Published by rossiroiss, on settembre 26th, 2012 at 6:18 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

A FUTURA MEMORIA DI ROBERTO ROVERSI LETTORE/ESTIMATORE DELLA MIA SCRITTURA VERSIFICATA

Testi ripubblicati in “Poemi Doping”, I Antichi Editori Venezia 2008 (pp.285-289)

ROMANZESCHERIE

Convenzioni stravolte (con misura) e una certa malizia che tende a farsi preziosa. L’ammicco (intelligente e misurato, ma anche furbesco) in direzioni preordinate, o un poco ambigue – muoventesi cioè fra una immediatezza abbastanza rude, un realismo crudo (non dico crudele) e una tenerezza offuscata, un sentimentalismo che percuote alla memoria come rapidi colpi a una porta chiusa.
L’ambivalenza prospettica, questa sorta di strabismo ideologico (e insieme sentimentale, o sentimental-culturale) si traduce in un linguaggio che recupera stilemi del gergo poetico tradizionale e del gergo poetico “eversivo” – non dico d’avanguardia; mescolati (o inseriti) con molta indifferenza, con una indifferenza che non è presunzione ma che tiene proprio di quell’ironia sopraindicata.
Delineati in tal modo specifico e rapido i “confini” di questo operare poetico, e secondo una prospettiva di lettura (o di lettore) che può senz’altro apparire o essere parziale, dirò che dei testi che qui si presentano (o rappresentano), un dato condizionante, e anche positivo, a me sembra essere l’assoluta o strafottente “laicità”, una indifferenza tutta tesa alle cose o al giuoco delle cose e  per nulla memore di una certa sacralità (in ogni senso), o responsabilità, della (o nei riguardi della) poesia; dunque del testo. Il quale può apparire godibile, in prima istanza, come racconto in sé di cose accadute, di fatti o azioni veramente accaduti, o detti, o proiettati in scala come cose o azioni di tal fatta, senza gli abbellimenti e senza circoscrizioni sottilmente intellettuali; insomma come referti tipici di azioni in cui l’uomo è impegnato. E così è.
Si dà il caso, in una situazione qual’è l’attuale, abbastanza frastornata in superficie (e al fondo, invece, con ampie zone di resistenza decisamente conservatrici o reazionarie) nella modalità o nei modi d’intendere il lavoro letterario in genere, che proposte simili ( o simili testi) finiscano a collocarsi in una zona neutra, in apparenza poco sofisticata ma pervicace, in cui confluiscono ascendenze chiaramente delineate; e in cui una certa problematicità, abbastanza aggiornata nei termini e nelle implicazioni contemporanee, non finisce mai per risolversi in una scelta (organica). Parlavo di ambivalenza in questo senso, indicando un dato topico e non dando un giudizio o precostituendo limiti. E tuttavia l’ironia, a tal punto esemplificata da diventare strutturalmente portante, finisce per irretire il lettore stesso in un rapporto inquieto, dissuasorio da scelte (magari soltanto da scelte di letture) definite. Insomma, personalmente accetto la condizione  di lettore che mi offre, o a cui mi costringe, l’autore (abbastanza furbo), ma con qualche protesta – per una prevaricazione che distoglie puntualmente non dalle personali-private abitudini o dai quieti progressi del pensiero (non credendo al godimento estetico), ma, con qualche presunzione, dalla specifica utilizzazione dei miei parametri ideologici. In definitiva, trovando sostituito all’utile (che è la valida alternativa, non zdanoviana, al bello) non già il buono (che è il secondo termine, cattaneiano, del dilemma) ma il riso medio – che è un modo, a me pare definitivo, per scancellare ogni orgasmo della mente (certo, o almeno, nella direzione sopraindicata).
Queste brevi note, appena provocatorie nei riguardi dei testi di Ròiss, non intendono accennare ad alcun giudizio, a cui non mi sento autorizzato; ma indicare, in dettaglio, alcuni punti di frizione, perché possano servire a lettori d’altra specie (o non servire affatto a lettori agguerriti). Tali testi reggono all’urto, in ultima istanza, perché l’autore li dissacra in ogni modo, con aperta violazione delle regole, a cominciare dal titolo per finire alle personali esperienze. Questa l’ironia di cui si parlava, acerba ed esacerbata; ma non così esterna o fradicia o pungente e delusa che ferisca a morte i sentimenti; poiché (voglia o non voglia l’autore) resiste al fondo, ed è da considerare, un moto sentimentale, serpeggiante, che non si lascia inglobare né si lascia ibernare dall’intelligenza all’erta, o dal lazzo preordinato.
Infatti, come dice? Tempo fa ho conosciuto un uomo che appena sveglio, un giorno desiderò suicidarsi, ecc. E’ la favola dell’uomo e del bambino.
Sono altre favole, dell’amore e della morte.
(Pubblicato in “Diciamolo” n. 3, Edizioni Svolta Bologna 1969)

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Teatro La Vogaria a Venezia, Carnevale 2006: i “Carmina Vulvae” letti da Enzo Rossi-Ròiss (versione italiana) e Roberto Bianchin (versione francese)

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ROISS GRAFFITI

Cosa vuole Ròiss, cosa cerca Ròiss? E’ una prima domanda legittima, perché sembra sempre che egli giri intorno alle cose, tentandole. Con una certa ironia astiosa che finisce per allontanarle, nel momento in cui egli potrebbe allungare la mano per stringerle un poco. Forse perché piuttosto che guardare davanti, dove finge di guardare, Ròiss si sbircia sempre allo (a uno) specchio? Narcisista ironico e furibondo mutilatore di farfalle rese pazze dalla luce o da un lume? Fuori o dentro la realtà? Fuori o dentro a una qualche ricerca di verità? E’ tutto impegno o solo gioco?
Dato il manipoletto di domande che sopravvengono, si può evincere (come dicono i sindacalisti o i politici) che a un primo incontro la posizione, la fisionomia di questo autore che ormai non è più di primo pelo, è sfuggente: o almeno così può apparire. O non riesce a definirsi. Oppure tiene e contiene un poco di ciascuna verità, mescolandole e mescolandosi.
Forse sarà anche così, ma non credo. Anzi non lo credo affatto, altrimenti non starei qua a farmi domande in questo pomeriggio di domenica mentre fuori nevica e ho qualche problema urgente da risolvere. Credo, invece, che una riflessione in merito a questi testi ( e legandola a ciò che so e ho letto in passato di Ròiss stesso) possa servire un poco anche a me, stabilendo alcuni nessi dentro ai testi che tengo sotto gli occhi.
Intanto sono convinto di una cosa. Quale che siano le mie conclusioni finali (che cercherò di chiarire e spiegare, sia pure brevemente), i testi di Ròiss, e quindi questo autore, hanno una densità di umori, un respiro lungo e duro, un ansimare frequente di chi ha corso a lungo,che ne convalidano almeno l’autenticità di origine. Voglio dire che hanno motivazioni, o almeno alcune motivazioni di fondo, rilevanti. Nell’ordine del politico, intanto, che intendo come scontro diretto e non in prospettiva, ogni giorno, con la realtà che non ci piace e che, proprio per questo, e non perché ci offende direttamente, contestiamo.
Poesia politica, dunque? Poesia sociale? Poesia impegnata, secondo la vecchia aborrita formula? Direi, piuttosto, tanto per spiegarmi, poesia del reale. Non come volare sull’ala di un uccello di fuoco, ma come precipitare dalla sua ala.
Questa partecipazione sempre ingrummata dentro le cose, o sulle cose (viste e intese come “cose” generali), determina il moto sussultorio ma persistente, nel senso della durata, di questa scrittura e di questi testi che sembrano, sulle prime, nella successione, elidersi a vicenda (come se ciascuno, seguendo, spegnesse con un soffio il respiro del precedente), ma che in realtà, appena vengono considerati con la necessaria attenzione, si compenetrano, si recuperano, si sovrappongono, tendono ad accumularsi e a formare un unico canto, un solo lungo (e insistito) discorso.
Per esempio, i suoi “Graffiti” (la sua “visualità”). Non certo disegnati sul muro, come per una rabbia improvvisa; ma elaborati, selezionati, provati proprio per un lazzo calcolato; motivandone tutti gli umori, che restano scoperti (volutamente) ma non disarmati, non rapidamente cancellabili. A contrario. In questi segni c’è il senso, immediato, di una resistenza all’usura; direi, una resistenza al consumo; quasi si disponessero, così schierati in una successione da parata militare, a durare da inverno a inverno, ritenendosi non affidati a un fragile destino. E anche questo dato mi sembra una costante, positiva, in Ròiss:
Questa insistenza; questa apparente indifferenza per il risultato immediato; questa duplicità di atteggiamenti che tendono a premere contro i segni per stamparli, come una grande manata, sul foglio; al fine di una lunga durata e di una altrettanto lunga attesa.
Alle volte c’è come la sciatteria (calcolata) di una comunicazione rapida e pronta (da manifesto), altre volte una concentrazione affannata, ma resistente, di dati e segni che vengono enunciati e disposti con una precisione maniacale. A significare una vitalità e una inquietudine, dentro a una allegria un poco iraconda delle idee, che sono il connotato di questo solitario non rassegnato; anzi piuttosto giulivo dentro alle piccole tragedie, se può interrogarle o interromperle con i segni di una scrittura costante.
(Pubblicato nel catalogo della mia esposizione personale di poesia visiva alla Galleria Bonaparte,
giugno 1983 Milano. Ripubblicato nel libro “Solitario nel rifiuto”, Severgnini Ed. 1993)

Published by rossiroiss, on settembre 16th, 2012 at 11:34 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

NEL GIORNO 75° DELLA MIA NASCITA

NEL GIORNO 75° DELLA MIA NASCITA – A FUTURA MEMORIA DI UNA VISITA MEDICA – IN UN DOCUMENTO CARTACEO SOTTOSCRITTO DA UNA GERIATRA BOLOGNESE – RISULTO CERTIFICATO IN BUONA SALUTE COME SEGUE.

Quadro clinico: Non problemi di salute. Non disturbi di memoria. Viene a visita per prevenzione. Nega problemi di memoria.
Conclusioni diagnostiche
: Ottima conservazione delle funzioni cognitive. Si consiglia di continuare lo stile di vita attuale (vivace attività intellettuale, attività fisica, dieta mediterranea, no fumo no alcol).

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Da rileggere ciò che ho scritto e webizzato un anno fa

AUJOURD’HUI POÈTE MOI AUSSI… POUR MOI MÊME

http://www.facebook.com/note.php?saved&&note_id=10150310728798473

http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2669412.html

Ho conosciuto un uomo che, a cominciare dal 14 settembre 2011 inizierà a vivere il suo 75° anno in buona salute, come tutti gli altri anni precedenti, mai badato da persona diversa da se stesso.

“Io ho già vinto!”, mi ha detto. “Ho già vissuto tanto quanto ho desiderato vivere e a modo mio per sopraggiunta. Ostacolato da chi mi ha invidiato e disapprovato. Fortunato, però, durante ognuno dei miei giorni no. Suscitando e sperimentando innamoramenti irreplicabili  che hanno connotato il vissuto di chi li ha condivisi e goduti in rapporto ravvicinato col mio vissuto. Ogni altro anno successivo al 75° lo vivrò considerandolo un premio per ciò che ho creato e dato scrivendo, per ciò che ho determinato in altri/e che hanno creato e dato stabilendo con la mia creatività scrittoria rapporti fertili di ogni tipo”.

Il testo che segue lo ha scritto quest’uomo, compiendo un esercizio di scrittura versificatoria omologa alla mia, a futura memoria di un giorno genetliaco trascorso in mia compagnia, con l’intenzione di omaggiare la conoscenza reciproca alla quale abbiamo dato inizio, ruolandoci esecutori testamentari l’uno dell’altro e viceversa, come specificherò scrivendo altro ad hoc.
Ad majorem scrittura poetica gloriam.

Ho una età raggiunta la quale perfino un cardinale
termina la sua carriera pubblica ed è sostituito
da un cardinale più giovane nel governo della diocesi.
Straniero a me stesso ho viaggiato esplorando in solitudine
spazi altrui ininterrottamente in buona salute
durante i 74 anni già vissuti profittevolmente.
Ho visitato luoghi e conosciuto persone diverse
suscitando innamoramenti e innamorandomi in ogni età.
Ho esaminato realtà sociali simboliche
smontando credenze e illusioni con emozioni
Ho amato donne diverse innamorato di ognuna diversamente.
Ho negato l’esistenza delle verità assolute
senza riuscire mai ad avere una visione d’insieme
alle prese con lo spazio sconnesso da realtà globalizzanti.
La difficoltà della comprensione critica dei sentimenti miei e altrui
ha alterato la mia percezione dei fatti e delle persone
la deambiguazione delle relazioni sociali e sentimentali
Ciò che mi sopravviverà di ciò che ho scritto e pubblicato
mi sopravviverà a prescindere dalle opinioni
di chi risulterà mio coetaneo/a o contemporaneo/a.

Published by rossiroiss, on settembre 14th, 2012 at 1:44 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

A PAOLO DE GRANDIS SONO MANCATI MOLTI CLIENTI

ALLE SUE LOCATIONS SONO MANCATE LE ESPOSIZIONI ABITUALI
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2752568.html

Dal 1995 al 2012 Arte Communications, l’agenzia di servizio espositivo generata dal duo (non più duo) De Grandis-Tirkkonen, ha organizzato a Venezia 87 mostre, comprensive di 41 Partecipazioni Nazionali alle Biennali dell’Arte e del’Architettura e 46 Eventi Collaterali prezzolati. Durante il 2012 la stessa agenzia di servizio ha organizzato soltanto Open 15 (http://www.rossiroiss.it/blog/?p=531) e un Evento (prezzolato) Collaterale alla 13.Biennale dell’Architettura, ri-clientelando  Hong Kong in Campo della Tana.
Il De Grandis sconiugato dalla Tirkkonen non è riuscito, quindi, a locare gli spazi espositivi rubricati nel suo sito come locations veneziane disponibili per l’insediamento di mostre d’arte, malgrado i Patrocini e le medaglie curriculati: significando (così!) che ha interrotto ogni rapporto con la clientela abituale, sia italiana sia straniera. La Repubblica di Lettonia in primis non ha preso in considerazione l’insediamento del suo Padiglione nello Spazio Ferrari (100 mq uso ufficio), nè in Riva San Biagio (mininegozio per souvenirs) o nella Scoletta San Giovanni Battista (tre monospazi sovrapposti come in una torre), già sperimentati come spazi espositivi surroganti e inadeguati, oltre che mal-mappati.

Published by rossiroiss, on settembre 3rd, 2012 at 4:41 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati