Enzo Rossi-Roiss

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IL PERFORMER CECCHINI NOTO SOLTANTO A SE STESSO

DURANTE I SUOI PRIMI CINQUANT’ANNI
SI E’ DATA E CONTINUERA’ A DARSI VISIBILITA’ MASSMEDIATICA
CONFORMANDO IL FUTURISMO ALLE PROPRIE VEDUTE
COL PROPOSITO DI DARSI CLIENTI NEL MERCATO DELL’ARTE

In coincidenza con l’esposizione d’arte “Italia picta in Latvia” di Ilze Jaunberga a Firenze, nello Storico Caffè Giubbe Rosse, il postpost-futurista Graziano Cecchini di Roma ha contestato il passaggio del tram in Piazza Duomo  con una performance  presente il critico d’arte Vittorio Sgarbi e una folla di giornalisti inviati dai media web e cartacei. Foto e video in: www.futurzig.it.
Aldo Palazzeschi, scrittore fiorentino nato nel 1885 e morto nel 1974  , futurista con Marinetti nel 1909, nel suo romanzo intitolato “Il Doge” del 1967 ha scritto:Dovendo noi considerare a cuor pacato non essere l’uomo opera di un geometra e tanto meno di un ragioniere, ma in maniera esclusiva attraverso un maschio ed una femmina del Signore, il quale ama la varietà delle cose e l’originalità delle sorprese, tanto da non esistere una sua legge che non abbia l’eccezione (…) esistono esemplari che hanno la specialità di ridurre anche le cose immense al minimo comune denominatore, conformandole al loro sentire e alle loro vedute, alle proporzioni del loro cervello di galline, riducendo il blocco del Montebianco un sassolino da mettere in una tasca del gilet (…)
Graziano Cecchini nato nel 1953, noto soltanto a se stesso durante i suoi primi cinquant’anni, privo di un curriculum scolastico ed espositivo  meritevole di essere esibito, non ha letto il libro del Palazzeschi ed ha poco letto anche i libri che hanno per argomento il futurismo storico e i suoi protagonisti. Ha deciso di attivarsi come performer sedicendosi “futurista” per far parlare e scrivere di sé, prima di esporsi come dipintore di oggetti materiali prodotti per essere mercificati dai suoi sponsor urbi et orbi, posibilmente a caro prezzo.
Vittorio Sgarbi lo ha definito “un manierista del futurismo”, non considerando “arte” la colorazione dell’acqua di Fontana di Trevi, le palline rotolanti sulla scalinata di Trinità dei Monti e le quattro modelle (ricche di anni giovani, più che di avvenenza naturale conclamata) dipinte ed esibite nelle sale del Caffè Giubbe Rosse: poiché l’arte è tale soltanto quando cambia la percezione della natura delle persone, delle emozioni e degli eventi che connotano (modificandola) la contemporaneità dell’artista.

CECCHINI

Published by rossiroiss, on febbraio 25th, 2008 at 5:22 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

SI RAVVEDA LA CURIA ARCIVESCOVILE DI PIACENZA

PER L’AVVISO RIPRODOTTO
QUI DI SEGUITO E MANIFESTI URBI ET ORBI IL PROPRIO PENTIMENTO CON
E-MAIL  INDIRIZZATA  A OGNI INTERESSATO A RICEVERLA

DECRETO DEL SANTO UFFIZIO

Published by rossiroiss, on gennaio 26th, 2008 at 3:35 am. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DEI SANTINI MASSMEDIA DELLA CHIESA POST TRIDENTINA

Santino 1 Santino 2 Santino 3

I Santini sono quelle immaginette che da secoli “…fan da tramite tra le genti semplici e il Cielo”. Sono quei rettangolini di carta che “…emettono particolari messaggi pubblicitari religiosi per i loro tipici modi di comunicazione double-face”: strumenti di propaganda religiosa (catechesi!) che la Chiesa cattolica ha utilizzato e continua a utilizzare per supportare la sua ideologia. Ma sono anche “cimeli” collezionati da amatori in così gran numero che a qualcuno (Gennaro Angiolino) è venuto in mente, un giorno, di dar vita e sede a una Associazione Italiana Collezionisti Immaginette Sacre (Aicis), a Roma in Piazza S.Maria in Campitello 2. In stretto rapporto con la stampa popolare e la raffigurazione miniata, sono collezionati come i francobolli, le monete, le medaglie commemorative e quant’altro collezionabile, scatole metalliche per caramelle e figurine di ogni tipo e tempo comprese, da persone di ogni ceto sociale e culturale: bizzarre ed estrose nell’esibirli protetti e ordinati in album, bacheche e cornici, attente e pignole nella selezione e nella stima del loro valore (anche venale), soprattutto di quelli più antichi. Non sono collezionati, però, con l’intenzione di costituire l’iconografia di personali santuari della fede, segreti e inaccessibili. Nè sono collezionati per indagare privatamente il rapporto uomo-fede-arte, ieri-oggi-domani, o l’azione pedagogica esercitata. Non sono collezionati, in definitiva, come toccanti testimonianze dell’universo devozionale popolare, ma come simulacri di una “credulonità” (ci si passi il termine!) obsoleta. In ogni fiera e mercatino del modernariato si mercanteggiano come le cartoline illustrate e la corrispondenza con affrancatura annullata. Costano pochi euro quelli più recenti “tipografati”, che ambulanti e mendicanti offrono ai passanti per sollecitare la carità pubblica nei pressi di chiese e santuari, come nei centri storici cittadini. Costano molti euro quelli merlettati ottocenteschi, ancora di più costano quelli colorati a mano, oppure manipolati tanto da risultare “pezzi unici”. Immagini sacre della Madonna e di Cristo in bianco e nero, tratte da incisioni in legno, ci risultano diffuse come “imagerie populaire” prima che Giovanni Gutenberg inventasse a Magonza nel 1454 la stampa a caratteri mobili. L’uso del termine Santini è documentato da alcune scritture notarili degli ultimi decenni del Cinquecento. Sono stati doviziosamente “serviziati” più volte da Jesus, L’Espresso, L’Europeo, FMR e tanti altri magazines. La stampa quotidiana presta attenzioni a ogni loro esposizione in luoghi ecclesiali e sale per turisti in wek-end. Le “tipologie” risultano descritte in alcune pubblicazioni monografiche Il DAMS di Bologna ha già laureato chi li ha argomentati nella propria tesi (Cristina Nobili: Analisi iconografica della religiosità popolare – Le immaginette sacre). Il Pane di Sant’Antonio li calendaria ogni anno. Che sia giunto il momento per “nobilitarli” con una esposizione pubblica nelle sale di un museo d’arte moderna e contemporanea, gratificandoli per il ruolo di mediazione svolto come eccentrici mass-media ecclesiali? La domanda ce la siamo posta rileggendo un testo di Lamberto Pignotti apparso in D’Ars (n.99/1982). Dopo aver letto “I Santini” (1993), catalogo di una mostra a Piombino con testi di Autori Varii, e “Santini” di Elisabetta Gucci Grigioni e Vittorio Pranzini, edito dalla Essegi di Ravenna nel 1990. Avendo letto in precedenza “Madonne Santi e Santini”, catalogo della omonima rassegna organizzata dal Centro Morandi a Roma (1980), e “Immagini Sacre da libro” della Società San Paolo (edizione fuori commercio 1980). Sapendo di alcune pubblicazioni tedesche e francesi, più che altro descrittive e catalogatorie. Il Catalogo “Turgi” del 1840, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi, per esempio, riproduce 225 modelli diversi di teste di Santi, 419 biglietti di Prima Comunione, 2.000 piccole immagini per messale. Non è stata ancora effettuata, però, una ricerca sociologica globale che li riguardi. Non è stata svolta alcuna indagine filologica rigorosa sui vari coefficienti linguistici, retorici, semiologici e iconografici che li caratterizzano. “Sia la linguistica che la critica d’arte li hanno soltanto aggirati come ostacoli”, è stato scritto. Forse perché a prima vista, osservandoli, si riceve una generale impressione di kitsch. Poiché si riscontra nella loro fattura un gusto cromatico e grafico non proprio sublime. Sicuramente perché propongono un repertorio iconografico vecchio e ripetitivo, con un linguaggio segnico divenuto inutile, e illustrano un immaginario infantile primitivo. Qualcuno li prenda seriamente in considerazione senza eccessivi pregiudizi come “operine d’arte”, sia pure d’arte minore e succedanea, campionariando gli esemplari frutto della spontaneità o tensione ideale personale. Quelli elaborati al limite del virtuosismo, fino all’assunzione di caratteristiche “singolari” che li impongono all’attenzione nostra e dei più distratti, come “oggetti” para-artistici. Quelli che possono risultare assemblagi di elementi diversi, nobilitanti la stereotipia e la trasandatezza di immaginette devozionali altrimenti soltanto incise o cromolitografate da artigiani talentati. Quelli oggettualizzati (generalmente da mani suorali nei conventi) con piume, petali, perline di ogni colore, frammenti di stoffa “fina” e quant’altro assemblabile e decorativo, per funzioni individuali e segrete. Il culto delle immaginette fu considerato lecito e affermato tale nel 1547 dal Concilio di Trento. Il Santino come immaginetta per la massa è nato, però, principiando l’Ottocento, Dopo il 1860 si è semplificato per diffondersi più a buon mercato. Tra il 1880 e il 1915 si è colorato col procedimento cromolitografico. Poi la sua qualità grafica ha cominciato a scadere, fino al momento della monocromia al bromuro (nero o marrone) e al Santino di nessun pregio serializzato a costi sempre più bassi. I Santini traforati e colorati singolarmente con abilità da devoti e suore oranti e pazienti, “unicizzati” per esprimere affettività e comunicare spiritualità eccezionali e irripetibili, oltre che non emulabili, sono Santini di pregio considerati rari. Significano devozionalità personalizzata, testimoniano fede intima e segreta, documentano rapporti esasperati e terapeutici col Divino e la Santità. Siano decodificati con indulgenza, perciò, da chi si considera componente di una società sdivinizzata.

(Testo leggibile anche in: http://web.mac.com/colaciccogennaro/santininatalizi/Letture_eRossi.html )

Published by rossiroiss, on gennaio 26th, 2008 at 3:30 am. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

IMMAGINI DEL SANT’ANTONIO ABATE MAIALATO

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CERCASI PRO LIBRO D’ARTE BIO-ICONOGRAFICO
(Contattare www.ilparametro.it)

Una pubblicazione amatoriale del tipo zibaldone, intitolata La figura di Sant’Antonio Abate (nella tradizione, nell’arte e nella memoria), è già stata realizzata nel 2001, per una esposizione ad hoc sponsorizzata dal Comune di Calderara in Provincia di Bologna, a cura e con testi di Eugenio Cavallaro e Rino Battistini. Altra pubblicazione intitolata Sant’Antonio abate, nell’arte e nella tradizione popolare (Il Parametro Editore), è stata concepita e annunciata da Piergiuseppe De Matteis e Mario Rossi nei ruoli di autore ed editore. Col proposito di censire le  opere che raffigurano il Padre del Monachesimo (nato nel 251 e morto ultracentenario nel 356), realizzate da artisti noti e meno noti in ogni tempo e in ogni luogo.
Poiché considero tale impresa “ardua”, perché abbisogna di conoscenza artistica specifica e attivismo imprenditoriale sperimentato senza precedenti, suggerisco qui di seguito un Indice di riferimento. Con la raccomandazione di non privilegiare eccessivamente l’iconologia più popolaresca e straconosciuta costituita dalla statuaria devozionale stereotipa, dai santini cartacei e dall’oggettistica kitsch iconizzata con l’effigie del Santo maialato.

INDICE:
- Scheda introduttiva con notizie storiche e biografia del Santo.
- Le tentazioni demoniache dipinte: selezione di opere concepite ed eseguite da artisti illustri: da Giacomo Jaquerio (1375?-1453) a Salvador Dalì (1904-1989).
Con commenti arguti e maliziosi riferiti a quelle che raffigurano l’immaginario erotico, il delirio satanico e la visionarietà allucinata del Santo.
– Le tentazioni incise o disegnate: selezione di  opere a cominciare da Martin Schongauer (1448-1491) e Jan Brueghel il Vecchio (1525-1569).
Nelle quali è possibile stabilire radici del surrealismo storico di Breton & C.
- Il Santo scolpito in legno o pietra, a tutto tondo o in basso e alto rilievo: selezione di opere esemplari di autori noti e anonimi.
- L’iconolografia popolaresca: selezione di santini et varia oggettistica d’uso e non, a una o più dimensioni.
- Scheda bibliografica conclusiva: selezione di pubblicazioni monografiche significative.

Le opere che raffigurano il Santo monaco anacoreta (con e senza il maiale), dipinte, scolpite, disegnate e incise da artisti noti, sono facilmente reperibili. Più difficile, invece, censire le opere degli artisti meno noti o anonimi, autori di pregevoli opere d’aprés, oppure di ripetizioni artigianali conformi a opere artistiche.
Considerando esemplari (o emblematiche) le illustrazioni che si accompagnano a questo testo.

Published by rossiroiss, on gennaio 13th, 2008 at 10:38 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

AUGURI

Ho brindato all’anno nuovo in coppia, ospite di una coppia di conoscenti perché al momento opportuno mi hanno manifestato amicizia, nel loro appartamento sonorizzato dal televisore acceso, guardando subito fuori della finestra, dall’alto di un quinto piano, il viale sottostante.

Una tradizione popolare locale suggerisce di trarre auspici, fausti o infausti, per l’anno nuovo, dal sesso della prima persona che si “vede” fuori di casa, a partire dall’ora zero: “vedere” un uomo porta bene, “Vedere” una donna porta male.

Guardando fuori della finestra sul viale sottostante, dall’alto di un quinto piano, ho visto un’auto ferma accostata al marciapiede, ho visto uscire dall’auto un uomo con una bottiglia in mano, ho visto che ha stappato la bottiglia e bevuto subito a collo (come suol dirsi) un po’ del suo contenuto. Poi ho visto l’uomo poggiare sul marciapiede, con attenzione, la bottiglia, e abbandonarla, tornando nell’auto che ho visto partire e allontanarsi in accelerazione forzata.

Ho suggerito di uscire fuori e di raggiungere a piedi un pub poco distante, per brindare nuovamente all’anno nuovo in un luogo affollato e sicuramente più rumoroso.

L’idea è stata fatta propria da tutti e si usciti.

Ne ho approfittato per avvicinarmi alla bottiglia abbandonata sul marciapiede, esposta al vandalismo del piede di un passante in vena di scalciarla supponendola vuota, e l’ho presa. Intenzionato a traslocarla sulla panchina di pietra al coperto di un box dell’Azienda Trasporti Municipali poco distante, strada facendo andando al pub.

“Lascia stare! Cosa fai? Sarà piena di piscio!”, mi è stato detto.

Ho letto sulla bottiglia l’etichetta di una nota marca di champagne, l’ho annusata, non era piscio. L’ho posizionata sulla panchina di pietra al coperto del box dell’Azienda Trasporti Municipali, in modo tale che potesse essere notata da un viaggiatore solitario in arrivo, oppure in partenza, e presa per bere parte o tutto del suo contenuto beneaugurate.

Un’ora dopo, di ritorno dal pub, non ho visto la bottiglia là dove l’avevo lasciata, né l’ho vista rotta o integra sul marciapiede o nei pressi tutt’intorno al box dell’Azienda Trasporti Municipali. Qualcuno in arrivo, oppure in partenza, oppure in transito, l’aveva notata e l’aveva presa sicuramente.

Ho guardato in ogni direzione e ho notato un pedone solitario procedere con passo stanco alcune decine di metri più avanti. Ho pensato che potesse aver preso la bottiglia. Ho voluto sapere. L’ho raggiunto affrettando il passo, dopo aver detto agli altri: “Continuate pure a camminare col vostro passo. Io vi anticipo e vi aspetto più avanti”.

Quando ho raggiunto il pedone solitario, l’ho superato lentamente dicendogli: “Auguri!”.

“Auguri!”, mi ha detto, alzando un braccio e stringendo in mano una bottiglia uguale a quella che avevo lasciato sulla panchina al coperto del box dell’Azienda Trasporti Municipali.

Il pedone solitario mi ha fatto intendere che potevo prenderla e bere un po’ del suo contenuto brindando all’anno nuovo: me l’ha fatto intendere pronunciando parole di una lingua a me sconosciuta.

“No, grazie”, gli ho detto continuando a camminare.

Non mi ha seguito affrettando il passo, ma mi è passato davanti nel punto in cui mi sono fermato ad aspettare gli altri e mi ha ridetto: “Auguri!”, alzando il braccio e stringendo in mano la bottiglia.

Appena mi hanno raggiunto, gli altri hanno chiesto: “Chi era?”.

“Un africano lontano dalla sua casa e senza conoscenti nei pressi. Ci siamo scambiati gli Auguri”, ho risposto.

Published by rossiroiss, on dicembre 31st, 2007 at 8:38 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DEL MILLANTATORE CONCETTO POZZATI ROISSOFOBO

FALSIFICATORE DELLA PROPRIA SCHEDA BIO-BIBLIO-ICONOGRAFICA

Il pittore Concetto Pozzati, falsificatore della propria scheda bio-biblio-iconografica e di quelle dei suoi avi (il padre Mario e lo zio Severo/Sepo), impegnato dalla nascita e full-time a millantare ruoli da protagonista in eventi che lo hanno avuto occasionalmente comprimario, oppure spettatore come in occasione della prima esposizione di Piero Manzoni a Bologna organizzata e recensita da Emilio Contini nel 1958 (cfr. “Dossier Piero Manzoni” pp. 49-55), continua ad affermare che l’autore del libro “Dossier Pozzati” edito nel 1990 è stato denunciato e condannato. Il ritaglio-stampa che segue (de “la Repubblica”) lo smentisce (sbugiarda?!) a futura memoria sua e di ogni suo supporter ròissofobo, sia coevo che postumo. Altro si può leggere cliccando nel sito www.rossiroiss.it  il titolo del libro “incriminato”, mai repertorizzato dai bio-bibliografi pozzatofili.

ritaglioPozzati

Published by rossiroiss, on dicembre 30th, 2007 at 8:40 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

Coriandoli mediatici accidiosi contingentati

L’AMACA
L’OTTO VOLANTE
BELPAESE
BONSAI
AFFARI & POLITICA
NUDI E CRUDI
IL GUSTO DEGLI ALTRI
LAPSUS
SILLABARIO

Sono “Testate” in epigrafe di microteche giornalistiche 10×9 de “la Repubblica”, incastonate ognuna nella pancia di una pagina gulliver nazionale, parodiate dai redattori delle pagine regionali. Gabbie per commenti lilliputiani personali di opinioni altrui espresse il giorno prima e di accadimenti già notiziati. Palestre per esercizi scrittòrii brevi e parassiti di petites maitres-a-ecrire, inviati speciali in soggiorno domestico comphortato. Coriandoli di umorismi, moralismi, relativismi et etceterismi accidiosi contingentati.

Published by rossiroiss, on dicembre 28th, 2007 at 12:46 am. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

LE GALLERIE MARESCALCHI A BOLOGNA E CORTINA

CAMPO DEI MIRACOLI PER COLLEZIONISTI PINOCCHI  E ALLOCCHI

Chiunque possegga “oggetti materiali” connotabili come opere d’arte moderna o contemporanea (dipinti, sculture, altro cartaceo) provenienti dalla Galleria Marescalchi di Bologna, con sede succursale a Cortina d’Ampezzo, verifichi la loro legittima provenienza e la loro unicità, oltre che la loro autenticità. Ha detto ciò il giudice pm Antonello Gustapane del Tribunale di Bologna durante la conferenza stampa del 28 novembre 2007, successiva al sequestro di 253 opere d’arte e all’arresto del gallerista Italo Spagna, genero d’arte (e non “figlio d’arte”, come ha scritto un cronista) del gallerista Mario Marescalchi defunto nel 1991.
E’ la storiaccia di una galleria gatta associata a volpi per mercanteggiare quadri e sculture, vendendoli a collezionisti pinocchi nel campo dei miracoli affaristici relativi a  opere d’arte moderna e contemporanea.
Ha per protagonisti individui eterogenei pervenuti al benessere commercializzando opere d’arte senza il possesso di alcuna conoscenza specifica, intenditori d’arte quanto lo sono coloro che considerano autentiche soltanto le opere “ugualidentiche” autenticate e archiviate. Il Marescalchi pervenuto nel 1973 all’attività di gallerista e mercante d’arte dalla professione di parrucchiere per uomo; Italo Spagna in tutt’altre faccende lavorative affaccendato, prima di sposare la figlia del Marescalchi; il calciatore Roberto Bettega occasionalmente morandofilo ingannato, l’ex ristoratore socio d’affari di volta in volta, l’ex corniciaio riccamente ammogliato; un anziano fotografo “clonatore” connivente adeguatamente retribuito; due gemelli bergamaschi acquirenti spregiudicati di opere d’arte a buon prezzo da venditori in difficoltà; un ricco imprenditore astuto col bilancio privato in attivo, impegnato a darsi ulteriore redditività esentasse, comprando e vendendo per interposta persona dipinti e sculture in comproprietà, d’autori internazionali ben quotati.
Il quotidiano “la Repubblica” ha notiziato giornalmente il fattaccio con questi titoli: La truffa dei Morandi falsi. Ai domiciliari iltitolare” della Marescalchi. Sigilli alle gallerie (28 novembre) – Fate controllare i vostri quadri. L’appello del pm ai clienti della Marescalchi: troppi falsi in giro Bettega compra la natura morta ma è una fotografia (29 novembre) – Spagna oggi davanti al pm. Anche un perito contro il gallerista (30 novembre) – Si, il Morandi di Bettega l’ho falsificato io (1 dicembre) – Ma io i quadri falsificati non li vendevo. Li regalavo (2 dicembre) – Faccia a faccia Spagna-Bettega (3 dicembre)- Spagna contro tutti, confronti a raffica (4 dicembre)
Mi si prospetta la scrittura di una “novella” con protagonisti un mercante d’arte gatto naive associato a un businessman volpe astuta per gabbare collezionisti pinocchi fiduciosi e ingenui, con avventure e disavventure nel bosco e nel sottobosco del mercato dell’arte.
Poiché di Mario Marescalchi gallerista bolognese in carriera e del suoi mercanteggiamenti ho già scritto più volte, ripropongo in lettura – nel frattempo – le pagine che seguono, apparse in “Nucleo Arte” nel 1991, considerandole profetiche ed emblematiche.

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Published by rossiroiss, on dicembre 5th, 2007 at 3:20 am. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELLA BIENNALE BANALE INTERNAZIONALE

 

DELL’ARTE MEDIOCRE E VELLEITARIA
A FIRENZE DAL 1° AL 9 DICEMBRE 2007

Sesta della serie, presieduta e vicepresieduta familisticamente da cognomati Celona, con l’onni-expo-sciente Maurizio Vanni reclutato e calendariato come unico addetto ai lavori della critica d’arte militante stanziale fiorentina, “presentatore” di un micro evento orale collaterale, è documentata a futura memoria da un voluminoso Catalogo, pesante quanto un “tomo” delle enciclopedie d’altri tempi, nel quale risultano schedati rigorosamente in ordine alfabetico 840 artisti provenienti da 76 Nazioni (ma non residenti ivi in gran numero).
Griffata “Città di Firenze”, senza alcun patrocinio culturale avallante notorio e prestigioso, è stata allestita con 2500 opere negli spazi fieristici e locabili della Fortezza da Basso, destinata ad essere bio-biblio-icono-grafata come evento artistico datato 2007 nei CV degli artisti catalogati, quasi tutti promoter della propria attività espositiva e con nessuna dimora mercantile diversa dalla propria.
L’illustrazione che segue riproduce la pagina che documenta la presenza nel catalogo di Lolita Timofeeva, pittrice lettone cittadina bolognese dal 1993, con un dipinto eseguito su tela nera a Riga in Lettonia, prima della sua immigrazione in Italia per matrimoniarsi precariamente nel 1991 a un cittadino italiano di origine lucana.

Biennale

La superficie parietale disallestita in angolo destinata col n. 377 nella
Biennale fiorentina alla Timofeeva.

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Published by rossiroiss, on dicembre 2nd, 2007 at 6:23 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CIOCCOPORNOSHOW

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Published by rossiroiss, on dicembre 1st, 2007 at 7:47 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati