Enzo Rossi-Roiss

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LA PITTRICE ITALIANA RITA ALDROVANDI IPER BIBLIOGRAFATA IN LINGUA FRANCESE DA ESEGETI IN DIMESTICHEZZA CON LA POESIA

Rita Aldrovandi con Milena Milano, Maurice Henry e Patrick Waldberg.

Il suo cognome è Aldrovandi, bolognese come pochi altri cognomi. Nata nel 1951. Dotata di un talento artistico naturale, poiché l’artificio estetico non poteva risultarle congeniale, così come il compromesso culturale che lusinga e intriga la critica che conta al pari di quella che “canta” soltanto.

Ha esordito nel 1977 esponendo 50 opere nelle sale della Casa Raffaello a Urbino. Successivamente ha esposto a Roma (Skenè Arte), Venezia (Galleria Il Traghetto), Ferrara (Centro Attività Visive – Palazzo Dei Diamanti), Milano (Galleria Milano), Bologna (Centro Nucleo Arte) e in altri luoghi. Ben presentata e catalogata, puntualmente notiziata e recensita da giornali e riviste.
Fino a che non ha inaugurato la sua prima mostra personale in territorio straniero, nel 1979, allestita nelle sale della Galleria Alpha Jansen a Bruxelles, iniziandosi a lunghi soggiorni in Belgio e in Francia.

Ha illustrato con 57 disegni (complessivi), su commissione del raffinato poeta/editore André De Rache di Bruxelles, 8 libri dei poeti: Philippe de Hérissen, Pauline Roth- Mascagni, André Sodenkamp, Guy d’Arcangues, Jean Osiris, Alfred Roland.

Ha collaborato con disegni e traduzioni dal francese a “Merdre”, antologia periodica del sapere patafisico, edita da Svolta s.a.s. Bologna.

Ha dipinto a quattro mani con Maurice Henry. E’ stata ospite di André Masson a Grass. Ha visitato nella sua casa Dororhea Tanning. Ha esposto nella Galleria Lucie Weill, nell’Espace Gardin, nel Salon D’ automne a Parigi. La Gallerie Le Point di Montecarlo l’ha esposta nel FIAC. L’Atelier Charles de Troz di Louvain la Neuve ha ospitato due sue mostre personali. A Bruxelles, oltre alla Galleria Alpha Jansen, ha esposto nelle sale della Galleria Recontre. Il Kunst Forum di Schelderode l’ha avuta protagonista su iniziativa di Octave Landuyt, così come l’ha avuta protagonista il Centre Culturel et Artistique di Ottignes.

In una pubblicazione d’arte e poesia (“La nuit Princesse” di Guy D’Arcangues – De Rache Ed. Bruxelles 1981) che ha svolto funzioni di catalogo di una mostra itinerante, favorita dal cognome, ha preceduto nell’ordine alfabetico: Eduardo Arroyo, Bernard Buffet, Cesar, Jean Paul Chambas, Serge Clement, Erro, Gérard Fromanger, Félix Labisse, Charles Matton, Eduard Pignon, Daniel Pommereulle, Antonio Recalcati, Guy de Rougemont, Roland Topor e Georges Wolinski.

Le sue ultime esposizioni, datate 1989-1990, hanno avuto luogo a: Stoccarda (promoter l’Istituo Italiano di Cultura) nelle sale della Accademia Evangelica Bad Boll; al Lido di Spina/Ferrara nel Museo Alternativo “Remo Brindisi”; a Bologna nel Circolo Ufficiali/Palazzo Grassi, nel Club La Meridiana di Casinalbo/Modena e nella Pinacoteca Comunale a Macerata.

La bibliografia che la riguarda in lingua francese è costituita da testi così firmati (in ordine alfabetico): Jean-Paul Crespelle, Guy D’Arcangues, Peter Van Der Glossen, André De Rache, Maurice Henry, Théodore Koening, Hubert Juin, Jacques-Gérard Linze, Carlo Masoni, Stephan Rey, Alain Viray, José Vovelle, Janine Warnod.

In Italia hanno scritto per presentare e recensire le sue esposizioni (in ordine alfabetico): Vincenzo Accame, Dede Auregli, Daniela Bellotti, Antonio Caggiano, Francesco Carnevali, Lino Cavallari, Giorgio Celli, Valerio Deho, Franco Farina, Lucio Galante, Mario Micozzi, Renzo Modesti, Umberto Piersanti, Franco Pone, Enzo Rossi-Ròiss, Roberto Sanesi, Gregorio Scalise.

Cronisti d’arte e giornalisti l’hanno notiziata più volte in gran numero. Nel 1987 ha eseguito il disegno che illustra la copertina di MERDRE n.1, con altri disegni pubblicati nell’interno.

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IN ALTROVE CON RITA ALDROVANDI

Sei nata da tanto, dipingi i tuoi antenati.

I luoghi in cui sei stata felice

li rappresenti con totem.

Ti celebri con monumenti.

Misteriose cerimonie le raffiguri

per l’amore che hai dato e ricevuto

in Altrove, là dove si è in meno.

Se siete stanchi di essere in tanti

emigrate in Altrove!

Senza egoismo né moralismi

senza bagagli né pregiudizi.

Là parleremo lo stesso linguaggio”.

Il tuo messaggio è questo.

Testimone di eventi cui hai preso parte

ce li iconizzi dando fondo alla fantasia

che non perdona il nostro smarrimento.

Perché vogliamo ogni volta capire subito

leggere immediatamente, riconoscere?

Per consolarci, forse rassicurarci

rasserenarci, ingannarci, narcotizzarci?

Propiziamoci sogni cicatrizzanti, piuttosto

altarizzando una delle tue opere

sulla parete che ci sta di fronte:

ci sveglieremo in Altrove.

L’incanto che ti pervade, la sua sacralità

non tollerano spiegazioni approssimative

scoraggiano letture definitive:

possono soltanto farci stupire.

Muoviamo alla loro conquista, allora

riscatteremo la nostra quantità d’immaginazione

ridotta in schiavitù dalla routine

dalla professione che esercitiamo

malgrado le nostre aspirazioni giovanili.

Riscatteremo la nostra vita, certamente.

Metteremo in crisi la nostra felicità perbenista:

bella casa, bella famiglia, molta TV

puntualità negli anniversari, consumismo

vacanze anche quando non sono necessarie.

Smaschereremo l’artificio repertorizzato

che ci scoraggia dallo svolgere indagini ulteriori.

Il Grande Mistero (o delitto!?) che le tue opere

ci sollecitano a svelare (o vagheggiare!?)

è la fusione del sogno con la realtà:

il resto è un arcipelago di Piccoli Misteri

attrezzati per chi vive una sola vita

leggendo (o scrivendo) poesie inutili

tra pareti arredate con brutti quadri.

ENZO ROSSI-ROISS ( “Poemi Doping”, I Antichi Editori Venezia Ed. 2008)

Published by rossiroiss, on gennaio 10th, 2017 at 9:25 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELL’INNAMORAMENTO LAURA-TO DI FRANCESCO PETRARCA (proto-processo di cristallizzazione stendhaliano ante litteram)

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Laura incorona Petrarca: ad ogni Poeta la sua musa

DELL’INNAMORAMENTO LAURA-TO DI FRANCESCO PETRARCA


INCIPIT – Concepito il titolo maiuscolato ho deciso di svilupparlo dandomi come regola, restrittiva per l’esecuzione del mio esercizio scrittòrio, l’obbligo di rispondere agli interrogativi delle cinque W, manualizzate per ogni aspirante giornalista, presupposte domande di lettori bisognosi di risposte.

Who? («Chi?») Il poeta Francesco Petrarca: nato a Firenze il 20 luglio 1304.
What? («Cosa?») Già chierico lussurioso agostiniano ventitreenne con l’obbligo del celibato, il 6 aprile 1327 , nella Chiesa di Santa Chiara in Avignone, il Petrarca ha incontrata Laura De Noves ventenne già coniugata col gentiluomo Ugo De Sade dal 16 gennaio1325. Di tale Laura si è innamorato dando inizio a un “processo di cristallizzazione”, non ancora così definito nel “De l’amour” scritto dallo scrittore francese Stendhal nel 1822, vanamente innamorato di una Matilde coniugata.
When? («Quando?») Durante ogni incontro ravvicinato successivo l’ha amata considerandola portatrice di eccellenze parziali, sia fisiche sia intellettuali, con le quali si è composto nel proprio immaginario una eccellenza totale con “l’aura” che lo ha pervaso, nutrendogli desideri ineffabili di copulazione esaustiva.
Where? («Dove?») In ogni dove e in ogni modo idealmente, anche dopo che è morta nel 1348, causa la peste, fino al 1350 anno di un Giubileo penitenziale.
Why? («Perché?») Perché ha continuato a risultargli portatrice di eccellenze parziali, il cumulo delle quali ha continuato a costituire, ai suoi occhi e nei suoi pensieri, l’insieme di una eccellenza totale straordinariamente unica. Consentendogli di generare in Avignone senza grande amore condiviso, con madri rimaste ignote, prole “naturale” d’ambo i sessi extra talamo (Giovanni nel 1337 e Francesca nel 1343), causa l’obbligo del celibato inibente il rapporto matrimoniale.

ANNOTAZIONI – L’innamoramento del Petrarca per Laura ha avuto, così (e perciò), la durata di anni 21. Il poeta fiorentino non ha versificata una storia d’amore, però, ma un innamoramento travolgente privo di copulatio reale, avendo come oggetto di desiderio una donna molto desiderata e immaginata soltanto. Un innamoramento “laurato” che gli ha fatto scrivere testi poetici meritevoli del “lauro” accadenico nel 1341. Nell’occasione del Giubileo 1350, 46enne già poeta laurologo, ha rinunciato alla lussuria simil-pedofila del “chiare, fresche e dolci acque / ove le belle membra ” (gambe nude e culo smutandato) pose colei che solo a me par donna (essendo ancora bambina)”. (Canzoniere, 126). Il suo innamoramento per Laura ha continuato a versificarlo ordinando i testi (numerati da 1 a 365 + 1) in due sezioni: “In vita di Madonna Laura” (1 – 263) e “In morte di Madonna Laura” (264 – 365): fino al giorno della sua morte settantenne il 19 luglio 1374, ad Arquà nel territorio di Padova.
Suscitando nei suoi lettori domande come qui di seguito
risultano elencate:

*Il Petrarca ha versificato una Laura reale monomorfa, oppure il simulacro di una Laura idealizzata polimorfa?

*Il Petrarca ha versificato per il suo “Canzoniere” pervaso soltanto dall’amor profano goduto agostinianamente (Vita), oppure dall’amor sacro poetato petrarchescamente (Letteratura) ?

Il Petrarca ha avuto rapporti sessuali con donne diverse accellendo, ogni volta, come amatore perchè ha copulato avendo costantemente Laura nel suo immaginario erotico?

*Il Petrarca ha versificato nel “Canzoniere” un compendio di tutte le sue esperienze amorose (comprese quelle fertili ed erotiche): ante e post Laura, con l’aura e senza aura: …privileggiando le più nobili per tradizione letteraria e decoro o dignità spirituale”, come ha scritto lo storico e filologo/petrarcologo spagnolo Francisco Rico, dandy e poliglotta erudito?


EXPLICIT – Apprezzerò ogni risposta d’uomo della mia età, l’età di molti, privilegiato dall’innamoramento per una portatrice di eccellenze parziali, sia fisiche sia intellettuali, con le quali sia possibile automodellarsi idealizzata nell’immaginario una portatrice di eccellenza totale con aura lussuriosa pervasiva, durante ogni incontro vis à vis, desiderando la condivisione di amorosi sensi audaci e disinibiti.

Published by rossiroiss, on dicembre 29th, 2016 at 8:17 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DI SETTE OPERE DI PIERO MANZONI PROVENIENTI DA GIANNI SCHUBERT VENDUTE A UN COLLEZIONISTA DANESE IN BLOCCO AL PREZZO DI UNA DA UN AVVOCATO BRESCIANO COGNOMATO PELIZZARI

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Per notiziare ciò che è già accaduto, relativamente a un “affaire” che riguarda il collezionismo e il mercato dell’arte contemporanea, rispondo al punto interrogativo delle cinque W “canoniche”, considerate e insegnate come punti irrinunciabili per la redazione in breve di una notizia.

Who? («Chi?») Un cittadino danese nomato Jan Ghisalbeti.
What? («Cosa?») Ha acquistato sette opere di Piero Manzoni, riprodotte nel catalogo edito a Milano dall’Associazione Amici di Piero Manzoni nel 1990.
When? («Quando?») Le ha acquistate durante l’anno 2014.
Where? («Dove?») Tramite un conoscente avvocato bresciano nomato Luigi Carlo Pelizzari.
Why? («Perché?») Tutte opere provenienti dal gallerista milanese Gianni Schubert (morto assassinato 76enne nel 2010), cedute dall’avvocato Luigi Carlo Pelizzari in blocco al prezzo di una, considerando le valutazioni delle case d’asta internazionali.

La Fondazione Manzoni ha esaminato tali opere, giudicandole sbrigativamente (pregiudizialmente) “false” (documentata la provenienza) . Una azione giudiziaria è stata, così generata, ed avrà inizio a Milano il 9 gennaio 2017: imputato l’avvocato Luigi Carlo Pelizzari. Studi legali difensori di interessi contrapposti, si attiveranno “cavillando” la necessità di un rinvio della “prima udienza”.
Il collezionista Jan Ghisalbeti mediterà sul da fare per la difesa “motu proprio” dei suoi interessi, e l’eventuale recupero del denaro esborsato.

Gli eredi di Gianni Schubert reclameranno la restituzione delle opere rivelando di averle affidate al Pelizzari in conto vendita.(http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_marzo_5/ucciso-fatto-a-pezzi-gettato-nel-naviglio-1602600178913.shtml)

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ANNOTAZIONE CON ANNUNCIO

AAA cercasi documentazione relativa a opere di Piero Manzoni considerate prive dei requisiti per essere archiviate dalla Fondazione Manzoni insediata a Milano: con licenza di pubblicazione nella edizione cartacea del mio e-book intitolato DOSSIER PIERO MANZONI (tomo secondo). Contatto mail: rossiroiss@libero.it

ISTRUZIONI UTILI RELATIVE AL “CHE FARE?”: NEL MIO “DOSSIER” EBOOK

http://www.amazon.it/Dossier-Manzoni-secondo-Rossi-Ròiss-ebook/dp/B0143GWVMG

Published by rossiroiss, on dicembre 27th, 2016 at 10:17 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

MINORITARIE TRA LE AZZURRE MAGGIORITARIE – LE QUOTE ROSA IN WIKIPEDIA AUMENTERANNO

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Eugenio Riccomini

Sabato 17 dicembre 2016, alle ore 15,30 nel Caffè della Sala Borsa a Bologna, i Wikipediani si sono data visibilità pubblica durante un incontro aperto a tutti i soci di Wikimedia Italia, spiegando come funziona l’enciclopedia on line.
Ai loro interlocutori hanno detto che
Wikipedia è destinata a contenere informazioni esclusivamente su argomenti, persone o gruppi che siano realmente di interesse collettivo o di rilevanza significativa. Precisando che esistono alcuni criteri minimi di ammissibilità la cui soddisfazione è obbligatoria come requisito “principe” per essere considerato/a meritevole della wikipediazione.
Durante tale incontro è stata annunciato che le quote rosa wikipediate saranno aumentate per ogni genere e categoria, stante lo squilibrio che le penalizzano rapportate alle quote azzurre. Gruppi di lavoro appositamente costituiti esamineranno e valuteranno ogni scheda autoredatta e liberamente webizzata, consigliando oppure sconsigliando il suo inserimento.

Di rigore leggere nel sito: cosa mettere su Wikipedia, e fare emergere da fonti terze e autorevoli la “rilevanza” delle informazioni. Per evitare di essere wikipediati/e precariamente con “premesse” e “critiche” sconvenienti come esemplificano le“voci” (bolognesi) trascritte qui di seguito.

EUGENIO RICCOMINI (nato nel 1936) – Questa voce o sezione sull’argomento storici è ritenuta da controllare. Motivo: Testo più adatto ad un saggio che ad una voce d’enciclopedia. Frasi agiografiche, troppo involute, dettagli non enciclopedici e soprattutto assenza totale di note a piè di pagina e una qualsiasi bibliografia. Voce da riscrivere seguendo quanto sopra esposto.
Domanda: Marco Riccomini, “conaisseur” della Casa d’Aste Christie’s insediata a Milano, risulterà wikipediato con l’informazione “E’ figlio di Eugenio Riccomini”?

GREGORIO SCALISE (nato nel 1939) – Questa voce o sezione sull’argomento letteratura è priva o carente di note e riferimenti bibliografici puntuali. – Commento: bibliografia decisamente esagerata e generica.

DAVIDE CELLI (Bologna, 18 gennaio 1967) è un disegnatore, attore, politico e attivista ecologista italiano. È figlio di Giorgio Celli. Questa voce o sezione sull’argomento attori italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull’uso delle fonti.
Sarà utile anche la “datazione” delle attività svolte “ieri” con profitto e non più svolte “oggi” dal Celli, divenuto ex attore sredditato, ex politico portaborse e preferenze paterne (con ogni indotto conseguenziale) ed ex altro… cinquantenne il 18 gennaio 2017, locatore di beni immobili paterni ereditati.

Published by rossiroiss, on dicembre 18th, 2016 at 2:18 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

A BOLOGNA si sono insediati I TIGELLANTI anziché I DUELLANTI nell’open space teatrale proprietà immobiliare di Giorgio Celli

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A Bologna, in un “loft/open space con bagno, accatastato come bottega” – una “mono-sala” mappata in via Vinazzetti 1/b, retrostante la Piazza Verdi del Teatro Comunale – da alcuni mesi risulta insediata una attività commerciale gastronomica, intitolata “I Tigellanti” (manipolatori di crescentine montanare):… non so quanto memorizzante “I duellanti” (spadaccini) narrati da Joseph Conrad nel 1908, filmati da Ridley Scott nel 1977 e drammatizzati da Alessio Boni nel 2015.
Trattasi del loft/open space possedimento di Giorgio Celli (1935 – 2011), scrittore gattofilo e tant’altro, ereditato da Davide Celli che si appresta a festeggiare il suo 50esimo compleanno il 18 gennaio 2017, “renditato” dai “benefit” paterni ereditati.
Lo stesso Davide Celli disegnatore
privo di committenza redditizia, ex attore giovane caratterista, ex politico e attivista ecologista portatore di 100 voti preferenziali: unigenito redditato dal Parlamento Europeo durante gli anni 1999-2004, durante i quali è risultato portaborse del padre scrittore, etologo, docente universitario entomologo e gattologo , scrittore, conduttore televisivo, deputato europeo eletto una-tantum dai verdi ambientalisti.

DOMANDA: Perché tale sala – inibito il suo uso “teatrale” al regista/attore Giuseppe Cerrone dell’Associazione Culturale Sipario Club – non è stata usata come prima sede temporanea di una Fondazione/Associazione “custodia” edile del fondo librario & documentario “celliano”, location idonea per la ideazione e produzione d’iniziative culturali , a futura memoria (filiale e…amicale!) della attività intellettuale e scrittòria di Giorgio Celli?


RISPOSTA: Perché il figlio “disegnatore”, divenuto ex tanto, ha deciso di redditarsi monetizzando tutte le proprietà immobiliari paterne ereditate, allocando inscatolati migliaia di libri in un edificio collinare “scomphortato” con uso di abitazione inibito, disapprovato dagli estimatori di un essere superiore come suo padre divenuto “spirito inquieto” e guardiano della “Tigelleria” collocata (destinata, suo malgrado, all’insuccesso) là dove ha vagheggiato l’insediamento di una associazione “memoriale” nomata Giorgio Celli.

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Giuseppe Cerrone

ANNOTAZIONE – L’Associazione Culturale “Sipario Club” è nata nel 1987 diretta da Giuseppe Cerrone (autoruolato regista/attore) attivata in uno spazio polivalente a Imola fino al 1996. A Bologna si è insediata successivamente in via Collegio di Spagna 7/3, dove il Cerrone ha intrapreso ed esplicato precariamente un lavoro di ricerca ad ampio raggio, coadiuvato dalla moglie, fino al termine di un contratto di locazione disdetto: proponendosi disponibile successivamente come teatrante freelance sperimentato, allocato (dall’agosto del 2008 al fine anno 2010) nella sala di via Vinazzetti proprietà del Celli.

Published by rossiroiss, on dicembre 15th, 2016 at 9:42 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

MISSION IMPOSSIBLE CON AMMANAMENTO ALLUCINATO

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Un uomo della mia età, l’età di molti, mi ha cercato, trovato, incontrato e narrato ciò che gli accade sempre più frequentemente sconcertandolo.
Si tratta di una allucinazione ricorrente durante le ore serali, nel momento in cui rincasa da un dopocinema et altro occasionato, destinandosi al riposo notturno.

Una allucinazione durante la quale vede ciò che non c’è e che non gli deriva da uno stato della mente in quel momento alterata dall’assunzione di droghe oppure alcool.
Un’allucinazione sempre più ricorrente quando rincasa percorrendo a piedi itinerari
porticati e non porticati, sempre gli stessi diversamente collegati al luogo in cui ha trascorso la serata.
Tutti adeguatamente illuminati da sorgenti di luce che proiettano e modellano diversamente la sua ombra, sia retrostante sia antistante, in asse con la sua posizione eretta di pedone ambulante, oppure proiettata sulle superfici parietali a destra come a sinistra.
Quest’uomo mi ha ingaggiato come suo “doppio” scribente incaricandomi di costruire
questa narrazione e divulgarla perché sia condivisa con altri mediante il mio linguaggio, e commentata eventualmente.

Il fenomeno allucinatorio si manifesta a tale uomo della mia età, l’età di molti, in prossimità della sua abitazione, per raggiungere la quale percorre con maggior frequenza un Vicolo sprovvisto di portici ai due lati, illuminato da 5 sorgenti di luce, posizionate centralmente, sorrette da un filo teso per tale scopo.
Un Vicolo poco abitato, con la numerazione dispari da 1 a 11 di edifici abitati e la numerazione pari inesistente di un muro di cinta dirimpettaio, ininterrotto e privo financo di un
breve pertugio, al di là del quale risulta mappato il cortile di un Istituto Scolastico.
Appena imboccato il Vicolo, scarsamente trafficato durante le ore del buio serale, sia da pedoni sia da veicoli, la prima sorgente di luce lo illumina frontalmente proiettandogli retrostante la propria ombra sempre meno allungata fino al momento in cui non gliela modella diversamente sagomata, quando gli illumina le spalle aumentandogliela e metamorfosandogliela. Tanto da sagomargli e raffigurargli le muliebrità disabbigliate della donna suo oggetto di desiderio privilegiato & permanente, con la sua fisicità ben delineata: come nelle occasioni in cui l’ha osservata abbigliata da vestimenta aderenti alla sua carnalità dotata di carica erotica inesplosa.
Sconcertato dagli artifici di un’ombra/simulacro crescente, per quanto riguarda le dimensioni, fino a che non svanisce come nebulosità dissolta: illuminata eccessivamente dalla sorgente di luce successiva, che proietta retrostante l’ombra reale pronta a metamorfosarsi nuovamente irreale, cominciando a sagomarsi antistante come la precedente e le successive, generate alternativamente dalle fonti di luci superstiti, fino al portone capolinea della sua abitazione.
Quest’uomo della mia età, l’età di molti, mi ha detto verseggiandosi:

Mission impossible ammanare la mia ombra
ingannatrice
quando mi simulacra l’ombra delle muliebrità disabbigliate
della donna oggetto del mio desiderio di rapporti
ravvicinati
lenzuolati là dove sia possibile goderli condivisi e
corrisposti
prima di addormentarmi e appena sveglio
ogni giorno.

Mission impossible perché la mia ombra retrostante
mi raffigura il suo corpo sagomato deambulante antistante
preconizzando la corresponsione di ammanamenti disinibiti.

Tanto che sono pronto a concordare senza condizioni un baratto
con Belzebù: concedendogli in uso la mia ombra ab aeterno,
purché permanentemente sagomata dalla corporalità della donna
da me desiderata con licenza di ammanamento
audace & variegato
come nel mio immaginario erotico, durante ogni nostro incontro
.

Cederebbe a Belzebù l’uso della sua ombra a buon mercato, quest’uomo della mia età, perché il baratto gli risulti più straordinario del baratto concluso col Peter Schlemihl narrato da Adelbert von Chamisso (1781 – 1838), tanto da accettare di finalizzarlo come negli interessi di entrambi.
Pronto avventurosamente anche per la rinuncia, pro un Belzebù eteronimato “Dappertutto”, di altra virtuosità personale proficua: emulo dello sventurato Erasmus Spikher narrato ne “Le avventure della Notte di San Silvestro” da E. T. A. Hoffmann (1766 – 1822).
Predisposto,
contemporaneamente, a fare o dare altro di sé, come alternativa, per la riabilitazione e il risarcimento del Filosofo straniero abbandonato inopinatamente dalla sua ombra senza alcun preavviso, protagonista della novella di Hans Christian Andersen, intitolata “L’ombra” (pubblicata nel 1847).
Un Filosofo cercato e trovato, poi, dall’ombra
fedifraga divenuta nel frattempo simulacro umanizzato dell’ombra originaria: un’ombra  autoumanizzatasi bisognosa di accompagnarsi, però, alla fisicità dell’uomo Filosofo col proposito di usarlo indicato come ombra fintamente umana, per esistere in sua compagnia e destinarlo a essere soppresso, nel momento in cui gli risulterà necessario accusarlo di millantare identità umana, suggerendo la sua soppressione per volontà decretata da una principessa ambita e ottenuta in matrimonio dissimulandosi come ombra ingannatrice.

ANNOTAZIONE FINALE

Anticipo che quest’uomo della mia età, l’età di molti, potrebbe decidere di fermarsi,
prima o poi con le spalle rivolte a una fonte di luce, scettico sulla possibilità di ammanamenti reali condivisi e corrisposti, per tagliare via dai piedi l’ombra che gli sagoma le muliebrità che lo allucinano desideroso di corresponsione d’amorosi sensi, autoreferenziato a una unica donna oggetto di desiderio.
Quest’uomo si fermerà percorrendo il lungo portico che fiancheggia uno storico convento dei francescani, dove la sua ombra si metamorfosa, abitualmente, sagomando la corporalità desiderata, nel momento in cui lo sorpassa proiettata sulla superficie parietale da ognuno dei punti di luce porticati.
Si fermerà per urlare: «Vattene, perché non ho bisogno di ammanarti per continuare ad amarti».

Rammemorando “Il pescatore e la sua anima” di Oscar Wilde (1854 – 1900), breve narrazione del grido di un giovane pescatore allucinato da un’ombra che gli sagoma l’anima pervasa dall’eros suscitatore di desiderio.
L’uomo della mia età che mi ha prescelto come suo “doppio” scribente, taglierà dai piedi l’ombra simulacrata immaginando d’impugnare un coltellino.
La taglierà dai piedi perché possa ergersi in piedi davanti ai suoi occhi, e consentirgli di fronteggiarla: fino al momento in cui la vedrà sagomare le sembianze che lo connotano, anziché la irrealtà della muliebrità nebulosa che lo allucina.

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Published by rossiroiss, on dicembre 10th, 2016 at 4:28 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CARTAPESTA & CARTAPESTAI

con “Cartapestologi” copisti & plagiari e “Docenti” relatori sbibliografati & sbibliografanti

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La Cartapesta: Il dialogo tra Lecce e Bologna (http://www.inforestauro.org/storia-della-cartapesta/la-cartapesta-bolognese.html?start=6) – Liberamente tratto dalla Tesi di laurea su “Il restauro del Cristo in Cartapesta situato nell’Oratorio di san Francesco in Confortino“. (Una tesi scritta copiando il già scritto (storicizzato) e ordinato (documentato) nei miei libri: CATAPESTA & CARTAPESTAI (Macerata 1983) e CARTAPESTEIDE ( Urbino 2006).

Location plagiaria: la Accademia di Belle Arti Bologna – Corso di Metodologie della Conservazione e del Restauro del Patrimonio artistico-culturale – Indirizzo di restauro dei dipinti murali e scultura applicata all’architettura

Testi di : Gabriella Brigante (http://www.webalice.it/inforestauro/cartapesta-12.htm )

Relatore: Prof. William Lambertini (https://www.linkedin.com/in/villiam-lambertini-69020b37 )

Correlatore: Prof. Alfonso Panzetta (http://www.alfonsopanzetta.it/ )

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NOTA – Caterina Ragusa, direttrice del Museo della Cartapesta insediato a Lecce,  è stata una pioniera nel 1978, laureandosi e “carrierandosi” con una tesi sull’arte della cartapesta: storicizzata, argomentata e documentata per la prima volta, come nei miei numerosi testi pubblicati durante gli anni 1959/1963 in La Tribuna del Salento e in La Zagaglia editi a Lecce, ordinati e ripubblicati poi nel libro “Cartapesta & Cartapestai” del 1983.
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Guida alla cartapesta leccese. La storia, i protagonisti, la …

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Guida alla cartapesta leccese. La storia, i protagonisti, la tecnica, il restauro – Caterina Ragusa – Libro – Mondadori Store
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Published by rossiroiss, on dicembre 8th, 2016 at 9:48 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

GLI ARCHIVIATORI CAPOGROSSIANI HANNO GENERATO UN “AFFAIRE” CHE IMBARAZZA IL MERCATO DELL’ARTE

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Luca Massimo Barbero, Guglielmo Capogrossi, Philip Rylands
Direttore della Peggy Guggenheim Collection di Venezia
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Il gallerista torinese Giovanni Mazzoleni (a destra)

La Fondazione Archivio Capogrossi attiva a Roma dal 2012, presieduta da Guglielmo Capogrossi nipote del pittore Giuseppe Capogrossi (1900 – 1972), l’ha fatta grossa (come suol dirsi) e rischia che mal gliene incolga. Ha archiviato e certificato l’autenticità di 26 opere su carta che successivamente sono state sequestrate dalle Autorità Competenti (cosiddette!) perché segnalate come opere “false”. Tutte mercanteggiate o mercanteggiabili come opere già archiviate e autenticate da tale “Fondazione”, previo il pagamento di 800 euro per ognuna: 300 euro quale contributo per le spese iniziali di istruzione della procedura, più 500 per ogni Dichiarazione di Autenticità dell’Opera sul retro di una fotografia, scritta come quella riprodotta qui di seguito.

AC/353/GG – L’opera riprodotta a verso: tempera su carta cm. 23,5 x 13,5, firmata “Capogrossi” in basso a destra è di mano del pittore Giuseppe Capogrossi. Sul retro: dedica autografa “per il caro Giovanni (tuo) Capogrossi; inoltre, in basso a sinistra, scritto a firma di Diego Pavanello Comisso. Tale opera, infatti, fa parte di una serie di tempere provenienti dalla famiglia dello scrittore Giovanni Comisso (1895 – 1969), amico di Capogrossi, eseguita tra il 1966 e il 1968 forse per una mostra, con le quali vengono riproposti – con variazioni – moduli compositivi di opere dei momenti salienti e diversi del percorso segnico capogrossiano iniziato nel 1949 – 1950.
Roma, 13 giugno 2015 (a sinistra). Timbro della Fondazione Capogrossi con firma autografa di Guglielmo Capogrossi (a destra).

E’ stato così generato un “affaire” che sarà giocoforza nutrire e allevare col supporto di studi legali contrapposti, per la tutela di interessi economici e d’immagine di “parti” e “controparti” che a questo punto considero opportuno “nomare”: la Fondazione Archivio Capogrossi insediata a Roma, la Galleria Mazzoleni di Torino, il collezionista privato Antonio Tessariol di Pieve di Soligo, Diego Pavanello Comisso erede dello scrittore Giovanni Comisso, Giorgio Degan corniciaio veneziano insediato a Mestre e Marcon. Tutti istruiti per rispondere alle damande dei giornalisti: “Non ho nulla da dire, causa indagini in corso”.

Sic stantibus in rebus, giudico necessario, quindi, preconizzando la necessità di redigere altro testo più sostanzioso, dossierare in ordine alfabetico ciò che è già accaduto, stabilendo ciò che segue.

A) – Le 26 opere in discussione risultano provenienti dal Diego Pavanello Comisso, ereditate come opere donate allo zio scrittore (non mi risulta appurato quante!) dal pittore Giuseppe Capogrossi. Docet l’insieme di scrittura autografa,affettuosamente amicale del pittore romano vergata per lo scrittore veneto sul retro di opere personali cartacee, che trascrivo integralmente qui di seguito.


All’amico Giovanni Comisso tanto lontano e tanto desiderato. Capogrossi

(Roma 6-III-59)

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Caro Giovanni,

come vedi tutto e più di quanto promessoti, ti è giunto! Serenità raggiunta, attendo tuo notizie. Come un tempo ti abbraccio con gli auguri più belli. Tuo Capogrossi.

(Roma 3-IV-68)

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! ! ! Ti abbraccio tuo Capogrossi
(senza data)

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a Giovanni
(senza data sul retro di una superficie rossa e nera su carta cm.30,5×22,5 )

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-Pirosseni -
(senza data sul retro di un carta cm.19×29)

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Caro Giovanni

mitico e sincero amico, visto che hai trovato quel “sereno equilibrio” che tu cerchi in tutto, anche nelle mie superfici e nelle mie forme, di molto aumenta il mio piacere nell’inviarti anche questo ricordo veneziano! Gli “amichi fogliettini” (così li chiamasti sorridendo) che ti inviai e che ti invio, ti aiutino ancor più alla migliore lettura delle mie cose! Crea occasioni d’incontro! Con gli auguri di sempre, ti abbraccio fraternamente. Tuo Capogrossi
(Roma 6-V-68)

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B) – Il Diego Pavanello Comisso ha ceduto le 26 opere “indagate” al corniciaio Giorgio Degan di Venezia, accreditandole soltanto col supporto della documentazione autografa del Capogrossi, ignorando che sarebbero state cedute successivamente al gallerista Gianni Mazzoleni insediato a Torino nel Palazzo Panizza e a Londra in Albemarle Street – distretto artistico di Mayfair.

C) – Il collezionista privato Antonio Tessariol, ex titolare di una rinomata pasticceria omonima a Treviso, è stato massmediatizzato negativamente dalla “Tribuna”/Treviso (1 giugno 2016) e dal “Gazzettino”/Venezia (2 e 3 giugno 2016). Lo stesso Tessariol che risulta abbia acquisito soltanto tre opere capogrossiane, procurandosi successivamente i documenti di archiviazione interloquendo nel giugno 2015 con la Fondazione Capogrossi e pagando il dovuto (euro 800 x 3).

D) – La Galleria Mazzoleni di Torino/Londra ha acquisito le opere capogrossiane, provenienti dal corniciaio Degan, giudicandole opere autentiche donate allo scrittore Comisso dal pittore Capogrossi, stabilendo i necessari rapporti con la Fondazione Archivio Capogrossi per l’attivazione della loro “archiviazione” ottenedola: stante la necessità del documento attestante l’archiviazione eseguita per il mercanteggiamento legale di opere d’artisti contemporanei autenticate da famigli beneficati dalle royalty del “diritto di seguito” post mortem dell’avo artista.

E) – La Fondazione Archivio Capogrossi ha fornito alla Galleria Mazzoleni e al Tessariol le Dichiarazioni di Autenticità scritte sul retro di fotografie riproducenti le opere esaminate, firmata soltanto da Guglielmo Capogrossi, senza l’indicazione dei nomi e cognomi relativi agli Esperti esaminatori scienziati “turnanti”, precisando che la Commissione per le autentiche… si riunisce periodicamente ed è composta dal Presidente della Fondazione e, a rotazione, da tre membri del Comitato Scientifico (sic!).

F) – La Fondazione Archivio Capogrossi si è così redditata incassando gli euro pattuiti per ognuna delle opere “archiviate” (euro 800 x 26 + euro 800 x 3, esclusa IVA): ragion per cui, alla resa dei conti (cosiddetti), può essere perseguita giudiziariamente per il risarcimento dei danni d’immagine causati sia al Mazzoleni, sia al Tessariol, dalla massmediatizzazione dell’affaire. Eventualmente in solido con i componenti del Comitato “Scientifico” addetto all’archiviazione: Barbara Cinelli (diplomata ITC – Istituto Tecnico Commerciale 1987-1992), Bruno Mantura (unico capogrossiano stagionato), Francesca Romana Morelli, Corrado Rava, Patrizia Rosazza Ferraris (esegeti epigoni, divulgatori di servizio, pervenuti alla conoscenza della artisticità capogrossiana scolasticamente in tempi posteri o postumi).


EXPLICIT CONCLUSIVO CON INTERROGATIVI

1) – Siccome il pittore Giuseppe Capogrossi ha generato anche due figlie nomate Beatrice e Olga, considero lecito chiedere alla presidenza della Fondazione Archivio: Tali figlie hanno sottoscritto Dichiarazioni d’Autenticità pro opere dell’illustre genitore post mortem dello stesso, come risulta abbia fatto il nipote Guglielmo, pre Fondazione archivista dal 2012 ?
2) – I componenti del Comitato “Scientifico”
(archivisti expertizzatori e… periti calligrafi anche!) risultano autori di testi esegetici capogrossiani originali. particolarmente significativi, apparsi pubblicati con date di annate precedenti la 1972, in periodici specifici e libri monografici, bibliografati come capogrossologi essenziali

3) - E’ possibile supporre che alcune delle opere capogrossiane in discussione, siano state ri-considerate inautentiche perché risultano spoglie di scrittura autografa del Capogrossi sul retro: presuntivamente proliferate tramite l’operatività di un abile disegnatore e colorista, noto in primis all’erede di Comisso e al corniciaio Degan col proposito di “aggiungerle” alle opere col retro “autografato”?

ADDENDA
Chi sia stato il Capogrossi conosciuto e frequentato da estimatori e conoscenti creativi coevi, lo esemplifico campionariando qui di seguito un brano della scrittrice Milena Milani (1917 – 2013) identikitaria capogrossiana inequivocabilmente d’antan.

Di nascita romana (7 marzo 1900), aristocratico di antica nobiltà papalina (era conte), laureato in Giurisprudenza, Giuseppe Capogrossi viveva nella Capitale con una moglie bizzarra, biondissima, e due figlie, Beatrice e Olga. Io l’avevo conosciuto durante la guerra, in Via Margutta, dove entrambi abitavamo in quei palazzetti ottocenteschi, dov’erano i nostri atelier, molto freddi e poco funzionali. La famiglia Capogrossi era teatro continuo di liti furibonde (lei era sposata con Prampolini, anche lui pittore; era ungherese, si chiamava Costanza Mennyey), (mi avrebbe fatto più tardi un ritratto interessante e poetico, che è esposto a Savona nella mia Fondazione). Anche se il Dopoguerra era duro, la famiglia Capogrossi dava spesso ricevimenti dove anch’io partecipavo. Un giorno, sempre a Roma, presentai Capogrossi al mio compagno Carlo Cardazzo gallerista, che arrivava da Venezia. Era il tempo in cui l’artista, che era figurativo, dopo lo scoppio della Prima bomba atomica, stava inventando un altro universo in cui il segno era predominante. L’Italia e i suoi collezionisti non l’avrebbero accettato, mentre in Francia, rapidamente, Capogrossi sarebbe diventato una star. A Albisola, tuttavia, già aperta alle novità, Capogrossi sarebbe stato invitato a presentare il suo bozzetto per la Passeggiata degli Artisti.Quei marchi bianchi e neri, da inventore delle illusioni, esprimevano sentimenti altissimi, magici addirittura. Un giorno, al Testa, gli chiesi di spiegarmi, con parole semplici il significato della sua nuova pittura.
Mi disse: “Non sono un critico, ma un pittore. Ho accanto a me le forze straordinarie della natura, quelle primordiali che possono rinnovare totalmente l’esistenza. Adesso mi sento felice. Ero stanco dei Pierrot in riva al Tevere e dei collezionisti che desideravano il loro ritratto, magari in maschera. Lo so che attualmente i miei fan se ne vanno, ma penso che verrà il momento in cui i miei segni avranno un costo sempre più alto”. È avvenuto proprio così, Capogrossi di cui si è tenuta una grande mostra nel 2012 – 2013 al Guggenheim di Venezia, e un’altra a Savona in Pinacoteca, è salito in fretta nelle classifiche mondiali. Già oggi le sue quotazioni, anche in Italia, si elevano in modo insperato e di lui si parla ovunque. Le sue gigantesche o microscopiche formiche,ferme o vaganti (chiamate anche forchette), danno i brividi per la fantasia dell’artista ( io le ho volute per il mio libro “Miei sogni arrivederci”, giugno 1960, Edizioni Images di Padova, dicembre 1973).

ANNOTAZIONE FINALE

Gradirò ricevere informazioni: con documentazione relativa a ogni opera formalmente capogrossiana proposta alla Fondazione Capogrossi, focopia del bonifico bancario di euro 300 per l’archiviazione e giudizio scritto della inautenticità. Ogni informazione documentata sarà da me dossierata per la realizzazione e divulgazione di un e-book. Docenti i miei libri intitolati “Dossier Piero Manzoni” (tomo primo edito nel 1990), “Francis Bacon disegnatore in Italia” (edito nel 1998) e gli e-book che risultano già realizzati e reperibili così linkati:

(Andrè Lanskoy) https://www.amazon.com/dp/B018829KFM

(Piero Manzoni) http://www.amazon.it/Dossier-Manzoni-secondo-Rossi-Ròiss-ebook/dp/B0143GWVMG

Published by rossiroiss, on novembre 13th, 2016 at 11:54 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DEI LIBRI-DOCENTI BIBLIOTECATI DA OGNI SCRITTORE NATO IN UNA CASA DOVE NON C’ERANO LIBRI

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“Sono nato in una casa dove non c’erano libri”, si può leggere nell’incipit di un piccolo libro di Ezio Raimondi (Prof. illustrissimo dell’Alma Mater bolognese). Anch’io sono nato in una casa dove non c’erano libri (escluso un manuale per capo màstro edile e una “Storia Sacra” parrocchiale). Una casa insediata nel territorio salentino privo della Università leccese e non ancora massmediatizzato dal successo della “pizzica” e del “pasticciotto”.

Nato primogenito da una coppia di giovani sposi molto innamorati che l’avrebbe abitata componendo poi una famiglia costituita da numerosi figli d’ambo i sessi, destinata ad annoverarmi come parente scrittore wikipediato ( http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Rossi_Roiss ). Futuro Autore bibliotecato di libri reperibili nel web tramite e Bay o Mare Magnum Librorum, e donatore preannunciato di una ricca biblioteca personale in dimestichezza con la Patafisica, l’OuLiPo, il Teatro da Camera, la Poesia Visiva e tant’altro attinente.
Sono nato, perciò, in una casa dove i primi libri sono risultati presenti, dopo averli acquistati “io” da un venditore di libri già letti (usati) in Piazza Sant’Oronzo a Lecce, pre-scelti intrigato dai titoli, ignorando tutto dei loro autori: a cominciare dal mio primo Dizionario della Lingua Italiana, collezionato in seguito con altri che comprendono anche il “Della Lingua Toscana” di Benedetto Buommattei, stampato in Firenze MDCCLVIII.
I primi tre libri acquistati li ho poi esibiti e continuo a esibirli ai miei interlocutori come feticci bibliografici repertati nella mia biblioteca personale come proto-libri-docenti, alle origini della mia decisione di propiziarmi con ogni mezzo e in ogni modo, a cominciare dall’età minorile, l’attività giornalistica e letteraria: connotandomi per quanto riguarda lo stile scrittòrio e la scelta degli argomenti.

Elenco i miei primi tre acquisti librari qui diseguito:

“Maschilità”, di Giovanni Papini, Vallecchi Ed. Firenze 1927
“Sangue”, di Malaparte, Vallecchi Ed. Firenze 1937
“Brandelli”, di Olindo Guerrini, Sommaruga Ed. Roma 1883

Li ho acquistati intrigato dalla lettura nei loro “Indici” di questi titoli:

- Il genio alla fiera, Noi gl’ingiuriatori, Diventar genio, Preghiera per l’imbecille, Inno all’intelligenza (Papini).
- Primo sangue, Primo amore, Giochi avanti all’inferno, Città come me (Malaparte).
- Nella lotta, Il romanzo sperimentale, Elzevir, Di un Epistolario, Uomini etempi (Guerrini).

Il tempo dei libri acquistati ad hoc, per la mia biblioteca e l’arricchimento culturale personale, ha avuto inizio (però!) col ciclo scolastico successivo all’anno della mia terza media, fino al 1956 anno nel mio arrivo in Urbino come studente del Corso di Giornalismo.

Tra i libri repertati come “libri-docenti” della stessa annata 1956 meritano di essere indicati: “Talento e genio” di Géza Révész, Garzanti Ed. febbraio 1956 e “Come diventare scrittori di successo” di Bruno Corra, Garzanti Ed. novembre 1956 (divenuti rarità introvabili).
Ogni altra indicazione di libri feticizzati la considero irrilevante, poiché i miei estimatori, nelle occasioni in cui sono divenuti conoscenti amicali, hanno apprezzato la presenza scaffalata dei libri citati nei repertori bibliografici che supportano e sostanziano i libri che ho scritto. Narrazioni d’incontri ravvicinati di ogni tipo con individualità scriventi, custodie dei reperti di un vissuto straordinario e denso di accadimenti.

Published by rossiroiss, on novembre 4th, 2016 at 5:41 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

EPIGRAMMATICAMENTE…A FUTURA MEMORIA

(pp. 159/161,  in !”Poemi Doping” I Antichi Editori Veneza 2008)

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I

A un Mago napoletano

Autonomatosi Sorcino

Autore di uno spettacolino

Meritevole di applausino

È necessario il bambino

Accompagnato da paparino

Provvisto del soldino

Provvidenziale aiutino

Per un precario teatrino

Che incassa pochino

Sipariato in un clubino

II

Achille Bonito Oliva

di Tristan Tzara ha la statura

ma non la struttura

né l’idea duratura

che fa divenir storica l’avventura

III

DiPintori ce ne son tanti

son nessuno tutti quanti

DiPintori ce n’è più d’uno

sarà dura diventar qualcuno

DiPintori si può nascere

il problema è come crescere

Fra tant’anni a fortiori

sarem tutti diPintori

IV

Fra la giovane critica

volan gli stracci

s’illividiscon le pelli

quando s’incazza

il critico Cerritelli

V

Il Circolo Artistico

tutto ospita ed espone

come prodotto e attrazione

sia del brocco o del campione

purchè la manifestazione

dia moneta all’Associazione

che non vive di sola riunione

VI

Dirige la Galleria d’Arte Moderna

colà impiegato

a far qualcosa obbligato

per mantenere il posto e… l’allegato

VII

Il plebeo manipolatore terragno

Martani che tras-forma

L’aulico calligrafico copista

Wolfango che de-forma

Il senza fissa dimora poetica

Pozzati picaro che in-forma

Maitres municipali del pret-à-pendre

A Bologna città che con-forma

VIII

Galeotto fu il nome Lolita e la piacevolezza
Portata disinibita da una giovane russofona

Al sommo poeta Mario Luzi maliziosamente
Venerato alla fine della sua ultima età
In tempo utile per suscitargli emozioni
Da gran tempo braci divenute cenere

IX

Sono l’equivalente di un taxi col quale

è possibile raggiungere alcuni luoghi

della comunicazione e promozione artistica.

Le alternative sono l’auto personale

un automezzo pubblico collettivo

l’asino di San Francesco.

X

Se quel bricoleur io fossi

inviso a porci e fanti

e il ver ognor non dicessi

di tutto menando vanti

…..….autoritraendomi

XI

Dal Manzanarre al Reno

Laddove l’arte si espande

Bella o brutta più o meno

D’artista piccolo o grande

Rossi-Ròiss poeta ameno

Sia festeggiato con bande

Scrittore ironico e terreno

Profeta dotato di glande

Turgido sempre e ripieno

Che dà risposte a domande

Ogni volta pollando appieno

Published by rossiroiss, on ottobre 29th, 2016 at 8:12 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati