Enzo Rossi-Roiss

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PERCHE’ CANCELLARE GLI EFFETTI DEL BATTESIMO ???

QUASI QUASI MI SBATTEZZO

QUASI QUASI MI SBATTEZZO
(Trascrizione di un testo scritto e diffuso da attivisti della UAAR)

Il 13 settembre 1999 il Garante per la protezione dei dati personali si è pronunciato sul ricorso del socio UAAR.
E diritto di tutti quindi poter definire ciò che NON ABBIAMO POTUTO DECIDERE QUANDO AVEVAMO POCHI GIORNI, e COMINCIARE a non far parte di quel 96% che la Chiesa Cattolica considera come una “AZIONE” (come quelle di “Borsa”) da usare per poter continuare a dettare legge sul nostro Stato.
Ognuno di noi, non deve sottovalutare questa importante opportunità di laicita per il nostro Paese, il Paese piu arretrato d Europa!
E utile ribadire che le leggi le deve fare lo Stato senza interferenze continue da parte della Chiesa Cattolica, che ancora oggi sceglie le LEGGI che la Repubblica deve approvare o no, questa non e LIBERTA’, la COSTITUZIONE dice che siamo uno STATO LAICO, e utile DIVENTARLO SUL SERIO!
Allo stesso tempo, senza sottovalutare questa opportunità, si deve magari superare il problema interiore che viene a crearsi, pensando di fare un dispetto a qualche parente se si procede allo SBATTEZZO…ognuno di noi, adulto e vaccinato può decidere ciò che il suo cervello gli dice di decidere: in questo siamo ancora liberi, e soprattutto lo SBATTEZZO e un mezzo del tutto personale, individuale, e di LIBERA COSCIENZA.
In altri Paesi Europei come la Francia i battezzati sono meno della metà della popolazione, ma questo non vuol dire, al contrario, che quando uno sia adulto possa procedere con il BATTESIMO, e alla adesione a un CULTO.
E una questione di cultura certamente, ma ora abbiamo la possibilità di ristabilire le giuste dimensioni, le giuste distanze o ribadire le proprie appartenenze, personalmente e in coscienza.

PERCHÉ CANCELLARE GLI EFFETTI DEL BATTESIMO?
Non certo per fare un contro-rito vendicativo: nessuna associazione laica lo riterrebbe una cosa seria.
Ci sono invece motivazioni ben più importanti per sbattezzarsi:

* per coerenza: se non si è più cattolici non v’è alcuna ragione per essere considerati ancora tali da chi non si ritiene più degni della propria stima;
* per mandare un chiaro segnale a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica;
* per una questione di democrazia: troppo spesso il clero cattolico, convinto di rivolgersi a tutta la popolazione della propria parrocchia, “invade” la vita altrui (pensiamo alle benedizioni natalizie o, più banalmente, al rumore prodotto dalle campane). Si crea così una sorta di “condizionamento ambientale” e si diffonde la convinzione che bisogna battezzare, cresimare, confessarsi e sposarsi in chiesa per non essere discriminati all’interno della propria comunità. Abbattere questo muro, rivendicando con orgoglio la propria identità di ateo o agnostico, è una battaglia essenziale per vivere in una società veramente libera e laica.
* per la voglia di far crescere il numero degli sbattezzati, contrapponendolo alla rivendicazione cattolica di rappresentare il 96% della popolazione italiana;
* perché si fa parte di gruppi “maltrattati” dalla Chiesa cattolica: gay, donne, conviventi, ricercatori…
* per rivendicare la propria identità nei passaggi importanti della propria vita. Non essere più cattolici comporta l’esclusione dai sacramenti, l’esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e cresima, la necessità di una licenza per l’ammissione al matrimonio (misto), la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ripensamento da parte dell’interessato. Significa quindi non dover sottostare alle richieste del proprio futuro coniuge di voler soddisfare la parentela con un rito in chiesa, non vedersi rifilare un’estrema unzione (magari mentre si è immobilizzati), e avere la relativa sicurezza che i propri eredi non effettueranno una cerimonia funebre in contrasto con i propri orientamenti.
*per non essere considerati, dalla stessa legge italiana, «sudditi» delle gerarchie ecclesiastiche. Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa». Qualora non lo siano, le autorità ecclesiastiche sono giuridicamente autorizzate a “richiamare” pubblicamente il battezzato. Nel 1958 il vescovo di Prato definì «pubblici peccatori e concubini» una coppia di battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò una causa al vescovo e la perse: essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati: perché rischiare?
* per un vantaggio economico: se si è battezzati e capita di dover lavorare, anche saltuariamente, in Paesi come la Germania o l’Austria, si finisce per essere tassati per la propria appartenenza alla Chiesa cattolica, e in modo assai salato (anche 60 euro al mese su uno stipendio di 2.000 euro…).
Ma tante altre ancora possono essere le motivazioni: non c’è certo bisogno di ricevere suggerimenti da parte dell’UAAR! (http://www.uaar.it/laicita/sbattezzo/)
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Bibliografia essenziale d’annata : Aldo Capitini “Battezzati non credenti”, Parenti Ed. Firenze 1961 – Enzo Rossi-Ròiss “Vincolo d’ipoteca”, Nucle D, Milano dicembre 1962 (ripubblicato nel libro “Moglie coscienza”, Edizioni Svolta 1974 Bologna)

Published by rossiroiss, on ottobre 10th, 2015 at 8:09 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati